martedì, gennaio 29, 2008

e fiorello risveglia la tv

Quando la tv fa buone cose batte tutti i media. Questa è la mia idea, ovviamente.

Fiorello arriva in tv con il suo nuovo show da dodici minuti "viva radio due minuti" e... i dati di ascolto salgono.

Mentre la tv dunque sembra spingere verso il "pagate se volete vedere qualcosa di interessante", ma nessuno lo dice, finalmente arriva qualcuno in grado di raccogliere gli spettatori.
Più Fiorello farà bene, più ci verrà voglia di accendere la tv, e poi rispegnerla ovviamente subito dopo...

quindi l'internet non batte la tv, la tv abbatte se stessa con una pessima qualità: endemol è di mediaset, mediaset vuole vendere la paytv, nessuna novità, è dai tempi di teledue di Berlusconi che ci provano...

Fiorello: tv di intrattenimento intelligente, fa ascolto.
gli altri fanno il buco del vuoto.

emm... la tv non sta male, solo non sappiamo farla. Ovvero gli autori non sono in grado di farla bene, quindi muore di solitudine.

Tempo fa dicevo che... la pubblicità non è morta, semmai lo sarà di solitudine.

O ho problemi coll'individuare la solitudine, o ho ragione.

Il mio modesto parere è che la tv è viva ma vegeta; come la pubblicità. Vegetano perché c'è poca gente in grado di farla bene. in Italia ovviamente.

Per la tv ci sono dei toccasana immediati: riscopriamo la qualità, togliamo endemol dalla rai, e cerchiamo dei guarinei giovannini, in grado di fare tv vera. Un programma tv è un brand, difatti ha un logo; non cerca mai di costruire una propria identità, ma solo di imitare gli altri brand, e nell'imitazione coatta ma sciatta, nascono solo esseri informi.
Tale e quale alla pubblicità.

Ma se la tv e la pubblicità fossero lo specchio della società attuale?

sabato, gennaio 26, 2008

tra restringementi e dilatazioni, ci sono anche le dissoluzioni

La società che ha conosciuto la conquista della velocità con i motori a scoppio, dell'allungamento della giornata lavorativa per mezzo della lampadina di Thompson, e della nuova prospettiva visiva per mezzo degli aerei, oggi scopre che è possibile dilatare il tempo e restringere lo spazio.

Dilatare il tempo perché i mezzi informatici consentono di mantenere comunicazioni tipicamente sincrone in modo asincrono per esempio; o anche di restringere i tempi di ricezione/invio di una comunicazione scritta; e ancora di più, per mezzo dei telefonini fare in movimento, sempre per esempio, quello che prima si sarebbe dovuto fare "non appena arrivati a casa": prendere appuntamenti per strada, spostarli, anticiparli.
Una dilatazione (intesa come maggiore disponibilità di usufrizione del tempo: il tempo diventa sempre più molecolare e scindibile) ma anche un tempo che può essere esteso fino all'impossibile: grazie a skype potete rispondere in chat (strumento tipicamente sincrono) in modo asincrono anche a distanza di alcune settimane... E quindi il tempo si dissolve per trasformarsi nel tuo personale, unico, individuale LIVE, ma che diventa anche il live dell'altra: condivisione e individualismo: co-individuale.

Restringere lo spazio: esser presenti in diversi luoghi contemporaneamente per mezzo delle telecomunicazioni a basso costo, per esempio ancora; o dialogare contemporaneamente con persone disperse in luoghi diversi del planisfero. E per questo luoghi personali, individuali, che diventano però teatri della condivisione: quando, prima delle tecnologie del 900 si sarebbe potuto immaginare di condividere uno spazio fisico in Italia con chi vive negli USA?
Uno spazio che si riproduce quindi nel LIVE con-diviso, ma personale del ricevente e personale del mittente, che si cambiano i ruoli nel tipico caso di comunicazione bidirezionale.

Dopo aver vissuto questa evoluzione per dieci anni, adesso gli adattori precoci sono pronti non solo per raccontarla agli altri, a fargliela vivere, a spingerli in questa direzione, ma sono anche molto più coscienti delle possibilità e delle potenzialità di questi nuovi strumenti.

Divulgaono il loro verbo, invitano gli amici ad assaggiarne i sapori, gli odori e i colori.

Questi due elementi consentono un nuovo agire sociale e un nuovo agire comunicativo.

Questo nuovo agire comunicativo e sociale, che consente una nuova interazione con gli altri e con il circostante, agendo come protesi sensoriale estrema, nel tempo e nello spazio, consente una ripresa di un marciare nuovo, inedito per alcuni versi. Dall'amore per il marketing, i comunicatori, dovranno passare al marketing dell'amore; per riscoprire poi che l'abuso dell'emozione si ritorce solo contro chi fa marketing della finzione. E il marketing dell'amore ragionato, futuro prossimo, è quello che accade già in alcune parti del mondo e che sta per accadere anche in Italia.

Saremo aziende e (sopratutto agenzie) in grado di amare i nostri clienti, che diventano amici/amanti con i quali dovremo vibrare all'unisono nel loro e nella nostra individualità. Personalizzare i servizi e personificazione del brand; amare il singolo per fargli vivere delle interessanti avventure con-divisibili.

giovedì, gennaio 17, 2008

In Italia suona una nuova marcia: più andante.

Tanti inni nazionali sono delle marcie. Quello nostro anche lo è. Quello francese. Marcie che scandivano il ritmo dei passi e del tempo dunque, all'interno di uno spazio fisico, di soldati, ma anche di chi, credendo e sentendo uno spirito nazionalista, si alza in piedi e con la mano destra sul petto, intonava le note del proprio inno.
Per anni i nostri calciatori non cantavano l'inno. Anche nelle scuole si è perso l'uso di insegnare, non solo le parole, ma anche le note del nostro inno nazionale (le ricordo a memoria: per pianoforte, per tromba, per flicorno, per sopranino, per sax in si bemolle).
Ora i nostri calciatori tornano a cantarlo. Anche nelle scuole, almeno in quelle ad indirizzo musicale, torna ad esser un brano eseguito.
E abbiamo avuto il Presidente Ciampi che ci ha tenuto molto, così il nostro attuale Napolitano.
Due persone che hanno spinto per uno spirito nazionalista e per l'importanza della bandiera, dell'inno e del ritmo italiano.
Già, del ritmo, perché la bandiera, così come l'inno, sono due ritmi che la nostra nazione non deve dimenticare.

Fuori dai romanticismi: quando nel 1999 alcuni di noi hanno iniziato a teorizzare un periodo di stagnazione, di crisi e di "tempi bui" avevamo previsto che nel 2007/2008 ci sarebbe stata una ripresa che avrebbe dato i suoi frutti tra il 2010 e il 2012.
In Italia le cose stanno migliorando, non dobbiamo negarlo: il potere d'acquisto dei salari è ancora molto basso, ma presto anche a questo problema si troverà una soluzione, dopo di che ricominceremo a correre come i ghepardi che siamo spesso stati.
Non è stata colpa dell'euro, neppure dell'11 settembre. Così come non è merito dell'internet, e neppure di un singolo Governo.
Sono davvero tanti gli elementi congiunturali della storia economica, politica, territoriale che si dovrebbero prendere in considerazione, ma continuo a credere, anche avendola vissuta finalmente per intero una fase simile, che gli elementi congiunturali siano soprattutto sociali.
Mi spiego: se anziché Prodi al governo ci fosse stato Berlusconi i risultati non sarebbero stati dissimili: ne in peggio, tanto meno in meglio.
Le sorti di una nazione non dipendono esclusivamente dai politici: loro possono rallentare ma non arrestare un'evoluzione o una involuzione; possono più o meno sapientemente guidarla, corteggiarla e ostacolarla, ma è la società per intero che spinge e soffia in una direzione o in una diversa.

Quella che ci attraverseremo a vivere sarà una nuova e interessante evoluzione della società, e di conseguenza dell'economia e della politica.
La gerontocrazia, per esempio, mai ben accetta... adesso viene odiata e ostacolata, non dai politici che della gerontocrazia ne fanno un must, ma direttamente dalla società. Piccoli esempi: nelle aziende ci sono giovani che prendono molto di più degli anziani. Ovvio direte voi; un indicatore importante dico io.
Ad allargar lo sguardo e analizzando attentamente una serie di dati, numeri, cifre e sopratutto direzioni del vento ci si rende conto della ripresa, e dei cambiamenti in corso.

Se qualcuno (Fabbris) parla ancora di postmoderno (Vattimo lo faceva sul finire degli anni settanta) e Morace parla di una sorta di ritorno alla modernità (nel 2004) e Mafesoli continua a parlare di neotribalismo (è dal 1999, se non ricordo male), penso seriamente che siamo in una nuova era, ancora difficile da definire, non certamente 2.0 (anche se in molti spingono verso una tale definizione) che potrei forse definire del co-individualismo, dove per "co"- si può leggere: vibrare all'unisono, ma individuale, incentrato fortemente sui valori bakuniani dell'individuo unico, indispensabile e, cosa che mi fa un po' paura, privo di colpe.
La matrice co, di Co-municare, co-munità (appunto, mettere in comune, coabitare, condividere, coesistere) e individualmente, indiviso o indivisibile, unico, raro, irripetibile, che vuole, chiede e desidera personalizzazione, singolarità, univocità e unicità appunto.

Questo periodo così fortemente incentrato sull'individualismo, ma così fortemente comunitario, che vede singole persone stare in gruppo ma pur sempre sole, ha delle richieste e spinge l'economia e la politica (guidate entrambe e prontamente dal marketing e delle sue cinque/sei/quattro P) verso una direzione originale; è sempre di più una società incentrata sull'amore, sulla passione e sull'emozione; una società che da un lato riscopre quindi l'importanza di stare insieme, e dall'altro la necessaria esigenza di isolarsi per poter sopravvivere nella propria solitudine, nella quale lo stato di cose, spingono la maggioranza delle persone.

Una singolarità che si ritrova in momenti comuni per vibrare all'unisono (Gambardella Piromallo), interessarsi per gli altri per la sola ragione di stare insieme e poterne parlare del proprio interessamento, e intorno a quel centro focale fare una nuova comunità dei pari.
Ma la direzione originale, non è del tutto nuova, come al solito è una riscoperta di valori, entità, emozioni pre-esistenti.

A me fa venire in mente le tre età o stati del Profeta Gioacchino da Fiore (Dante Alighieri: E lucemi da lato / il calabrese abate Gioacchino / di spirito profetico dotato" (Par. XII)). Vedo un leggero avvicinamento verso quella che lui definisce terza età,
che purtroppo siamo ancora lontani da raggiungere, e probabilmente faremo un leggero ritorno alla prima, per rincanalarci nella seconda ma sicuramente questa esperienza potrà farci raggiungere il terzo stato.
(forse questa "divagazione" sul da Fiore, vi potrà distrarre... mene scuso, ma è un mio tick, il da Fiore, visto che orgogliosamente da Fiore, vengo anche io)

giovedì, gennaio 10, 2008

twitter: a me, me piace

Mi piace twitter.
Lo sto testando da un po' ormai. e ad esser sincero sono molto grato ad Anna Torcoletti e alla Markettara di Disruption.

Twitter è uno strumento del quale sentivo l'esigenza, e lo sapevo. Ma non sapevo che twitter fosse la risposta alla mia domanda. Erano due anni che volevo creare uno strumento del genere. Ma non sapevo come farlo... perché lo pensavo ristretto, come uso, ad una piccola percentuale di gente: cinque persone.

Adesso invece ho la possibilità di usare lo strumento e di rivolgermi non solo a quelle cinque persone (la redazione di comunitazione, per intenderci) ma anche ad altri; ma sopratutto ho la possibilità di chiacchierare e ricevere informazioni da molte più persone delle cinque presunte.

Continuo però a pensare che twitter abbia sostituito per molti aspetti le vecchie e care mailing list, e che possa sviluppare una certa capacità di sintesi: ottima e richiesta per scrittori, copywriter e comunicatori in generale.

Mi trovate su Twitter da oggi anche :)

Ma la mia analisi su twitter non si ferma di sicuro qui. Ne riparleremo ancora presto.

mercoledì, gennaio 09, 2008

persone e aziende: valore

Conosco persone in grado di far grande una società (leandro, ne è un esempio) ma conosco poche aziende (in Italia di sicuro) che sappian far grande un uomo...

Cioè... qualcosa non torna, i conti non contano e non tornano i tornii.

Help! Gerontocrazia? a me vien da ridere.

i siti per viaggiare: ma perché son così?

Viaggio molto. i miei amici mi sfottono: dicono che vivo sui treni.

in parte è vero.
ora forse un po' meno, dal momento che vivo a Milano, ma prima... quanti viaggi e quanta fretta: milano-salerno, cosenza-bologna, salerno-perugia, cosenza-lecce e così via.

E in tutti questi anni mi son sempre chiesto: perché mai il sito di trenitalia non mi chiede a che ora voglio arrivare, anziché chiedermi a che ora voglio partire?
dell'orario di partenza mene frego se viaggio per lavoro: mi interessa l'orario di arrivo.

Ecco cosa mi interessa.

Ma anche alitalia, edreams, e tutti gli altri siti: continuano a chiedermi a che ora vorrei partire... ma spesso non lo so, non ne ho idea: ma so con precisione a che ora devo esser in alcune città.

Design dell'interazione, design dell'architettura, usabilità... e poi spesso e volentieri, ahimé, ci dimentichiamo delle esigenze degli utenti, dei clienti e di chi ci vorrebbe ascoltare.

Devo esser a Cosenza per le 15, parto da Milano, che treno devo prendere? questa è la mia domanda. Chi mi sa fornire una risposta esatta, qualificata e giusta, molto probabilmente sarà il mio fornitore del servizio.

Ovviamente questo non vale sempre e comunque. Dovrei aver la possibilità di dire al sito anche quando vorrei partire a volte, anziché a che ora vorrei arrivare, ma questo lo sanno far tutti: basterebbe aggiungere qualche script, qualche funzione, qualche interazione...

Ma ancora oggi con i messaggi si riesce ad interagire poco: e in realtà la verità è che l'internet ci permette nuove interazioni con i server... solo che tutti continuano a vedere il processo comunicativo fatto da "emittente-canale-ricevente" e non pensano che potrebbe diventare (può e deve secondo me, diventare...) emittente-canale-server che diventa emittente nuovamente-canale-ricevente"... chissà perché poi c'è così tanta difficoltà.

Di questa cosa ne parlavo tempo fa... qui. ...e da notare bene, odio la definizione di web 2.0, non da un contributo al web definirlo così se non si scoprono quali sono le vere cose "nuove" che il web permette.

ah... non solo io la penso così a proposito del web 2.0... anche e meglio di me ne parla uno che prendo sempre da esempio, anche se sempre in modo critico, Giancarlo Livraghi per esempio ultimamente si esprime così sul web 2.0, in precedenza così.

sabato, gennaio 05, 2008

Creare valore conquistando chi ancora non partecipa

leggevo questo post di seth godin http://sethgodin.typepad.com/seths_blog/2008/01/the-truth-about.html

Che dire. Ieri scrivevo che era importante secondo me investire su chi ancora non accede alla rete: clienti potenziali per molte aziende.

Oggi Seth Godin fa grosso modo lo stesso tipo di invito.

E' importante puntare su queste persone. Sono tante, sono la maggioranza e ancora oggi sono lì, a casa loro, a non godersi i vostri servizi sulla rete.

E sono davvero tantissimi.
Perché non conquistarli?

Dargli una ragione per accedere al vostro sito non è complicato, solo non ci lavoriamo abbastanza.

venerdì, gennaio 04, 2008

Investimenti pubblicitari

Raramente dedico del tempo a trovare una bella foto per i miei post. non le uso mai.
In questo caso avrei voluto disegnare un bel pullman che, sulle strisce pedonali, investe un po' di gente, per rappresentare l'investimento pubblicitario.

Però mi arrogo il diritto di citare Massimo Troisi:
A Napoli la disoccupazione è un problema che va risolto.
E i politici ce la stanno mettendo tutta. Hanno pensato di risolverlo con gli investimenti.
Solo che poi hanno visto che con un camion dei carabinieri riescono a investirne uno, due. Quelli so tanti, son troppi ecco.
Se vogliono risolvere veramente il problema,
con una politica seria e impegnata,
l''unica cosa da fare: han' e pijlia camion più grossi.
I camion più grossi, bisogna prendere.
Ed ecco allora che gli investimenti pubblicitari si spostano dove batte la lingua: si parla così tanto dell'internet che molti sono pronti a scommettere che gli investimenti sull'internet batteranno (o hanno già battuto, sentendo alcuni) quelli nella tv. Per altri invece, ovviamente, il vero investimento sarà il mobil advertising: altro punto dove batte la lingua.
Allora, dove si stanno spostando gli investimenti pubblicitari?
Beh, in Italia sono abbastanza fermi, con una buona rincorsa verso la rete e una corsetta verso il mobile. Ma la tv la fa da padrona.

In Italia poi, anche il guerrilla marketing sta riscuotendo, dopo più di 20 anni dalla sua introduzione, un discreto successo, sopratutto tra i blogger ad esser sinceri.
E allora? beh, i dati non parlano chiaro: sono pochi, frammentati, frammentari, e troppo spesso generati da "parti in causa" che hanno poca necessità e tanta virtù nel dipingerli in un modo diverso da quello reale.
E quindi? non ci resta che affidarci alla buona, vecchia e a me cara osservazione.
L'internet è sempre più usata, ma all'interno di comunità ristrette: più persone lo scoprono e più spingo i propri pari ad usarla. Ma come evidenziano i dati di Giancarlo Livraghi non solo l'Italia è ancora indietro rispetto ad altri paesi, ma è un arretramento che ha origini lontane: pare infatti che dove siano diffusi l'uso dei libri e dei quotidiani, più alta sia la propensione all'internet. Ovviamente dunque in Italia, leggendo poco libri e quotidiani...
E allora? Gli investimenti pubblicitari si spostano, si sposteranno o converrebbe spostarli sull'internet?
Che ci sia un incremento costante (non esponenziale) è un dato di fatto, anche perché è costante l'incremento dell'uso della rete.
Larghe fasce della popolazione non accedono all'internet: sopratutto i ceti bassi. Ovviamente questo significa che ci sono ottime fasce all'interno delle quali investire per creare dei nuovi servizi da offrire a queste persone.
Cioè, se uno non usa l'internet, a volte potrebbe esser perché non ne ha bisogno? vive bene anche senza la rete? non sa che farsene?
Quindi ci sono grandi spazi nei quali lavorare, non solo per accapparrarsi gli utenti che già sono collegati alla rete, ma per spingere anche nuovi utenti a collegarsi... casalinghe con più di 50 anni, pensionati da lavori edili o agricoli; sono solo alcuni esempi di fasce della popolazione italiana che personalmente ho potuto constatare, non abbiano un grande interesse verso l'internet.
Ok, attrarre nuovi investimenti sulla rete, ok iniziare a dirlo, così magari qualcuno ci casca e inizia la corsa verso la rete, ma un ottimo metodo sarebbe proprio quello di attrarre nuove persone verso l'uso di questo medium e di questo strumento.

martedì, gennaio 01, 2008

il valore son le persone

Leggo, per fortuna.
E ho delle idee. Tante. E su molti concetti che riguardano il marketing, la comunicazione e l'internet, cerco di farmi una "mia idea" sul funzionamento.

Spesso sento parlare dell'importanza delle relazioni.
In questi giorni invece sto ponendo l'accento sull'importanza delle persone.


Concetto banale, ma chiave.


Durante le mie letture spesso mi capita di trovare autore che "la pensino come me", e di costruire un fil rouge nelle mie letture.
Ho acquistato e letto Mindfuncking: ritrae alcune delle mie idee, ma ahimé non le spiega da un punto di vista scientifico e soprattutto: perché diamine non esiste una bibliografia in questo libro?! abitudini cattive date dall'uso dei blog e dell'internet credo.

Invece "o meglio o niente" di Jim Collins mi fa pensare all'importanza che le persone hanno nello sviluppo aziendale, personale e per la ricerca della felicità, in senso lato intesa.


Senza Gianluigi Zarantonello per esempio, Comunitàzione.it non sarebbe mai diventata quello che è oggi. Una persona. E senza le idee e il supporto di Leandro Agrò forse non avrei mai creato un CMS da zero solo per comunitazione.it: e quindi comunitazione sarebbe sparita ugualmente.


Certo, si dice che nessuno è indispensabile: ma sono d'accordo in parte.
Ci sono persone che se non altro sono difficilmente sostituibili. Lo si può fare, ma bisogna cambiare un dieci con un dieci, un mediano di spinta con un mediano di spinta, una punta con una punta... non una punta con un difensore, per intenderci calcisticamente.
Ovvietà direte voi. Ovvietà che mi sorprende osservare, non vengano osservate. Cioè: quante sono le aziende che non hanno le persone giuste? e che non puntano sulle "giuste" che sono già al loro interno?

Conosco centinaia di aziende. Parlo molto con i dipendenti. Anche con i "capi" o CEO, se preferite. Molti dipendenti non vedono l'ora di cambiar lavoro. Altri stanno cercando seriamente un nuovo posto di lavoro.
Alcune di queste meglio sene vadano, sarà un sollievo non solo per il CEO ma anche per i colleghi. Altre invece... ahimé, perse loro sarà difficile risalire la china per l'azienda.
Ne ho avuto di esempi sotto mano... Soci che si dividono per esempio, e poi nessuna delle due aziende è più un "azienda eccellente"; attenzione, non parlo di sopravvivenza, a quella bene o male le aziende italiane sono abituate, parlo di produttività e profitti; giusta equazione tra impegno e riscontro; tra spesa e profitto; tra investimenti e ricavi.

Puntare sulle persone giuste è più che mai importante.
Ci sono aziende che hanno dentro un numero 10. Lo trattano da numero 4 e probabilmente, non solo lo sottavalutano, ma sono certe di poterlo sostituire facilmente. Quando sene andrà però, il CEO inizierà a cercare un sostituto. Lo troverà dopo, per esempio, 3 mesi... e ammesso che ne sia all'altezza: in quei tre mesi cosa è successo all'azienda?

Il valore sono le persone. Le relazioni possono essere di facciata, finte, tarocche; le persone sono autentiche, vere e reali, oltre che regali.
In questo 2008, personalmente, punterò tutto sulle persone.

Una compagna, una moglie, una fidanzata potrà esser sostituibile vero, ma la vostra? è sostituibile?
Se siete stanchi del rapporto e siete certi che possiate trovare di meglio: fatelo subito, perdete meno tempo, meno energie e diminuirete il vostro stress.
Ma se è la persona giusta amatela, onoratela e fate in modo che non sia lei a volervi sostituire.

Ho sbagliato in questo ragionamento?
Se non ho sbagliato: perché diamine lavorate in aziende che non vi piacciono, e ancora di più perché voi CEO avete dipendenti che non vi piacciono?
Emm... e siccome ne avete che vi piacciono, dedicategli tutto il vostro amore: certo nessuno è indispensabile, ma alcuni sono difficilmente sostituibili.

Circordarsi delle persone giuste, dialogare, discutere e incavolarsi, animarsi e farsi animare dalle persone giuste. Cercare l'eccellenza sempre e comunque.

Sono sempre molto selettivo nelle mie amicizie: chiedo quello che do: onestà, impegno, sincerità e lealtà. Lo faccio nel lavoro anche. Lo pretendo da me nella vita.

Per le aziende il ragionamento non credo cambi. La persona giusta può far svoltare un settore dell'azienda... cerchiamole: questa sarà la mia unica ricerca del 2008.

Aggiornamenti da Comunitàzione.it