mercoledì, novembre 29, 2006

Cosa ne penso dell'Università e della comunicazione?

In questi giorni Roberto Bonin, giornalista e titolare di www.piccoligiornalisti.it , nonché (tra le tantissime altre cose) curatore di una rubrica sul giornalismo su www.comunitazione.it mi ha fatto un paio di domande che vorrei riproporre sul questo spazio perché in breve racconta un po' di cose che mi stupiscono seriamente...

INTERVISTA A LUCA OLIVERIO, COORDINATORE REDAZIONE "COMUNITÀZIONE.IT"
(a cura della redazione di piccolgiornalisti - 28/11/2006)

- In che modo ha deciso di dedicarsi alla comunicazione? E perché?
"Nella comunicazione ci sono nato, nel senso che sono stato cullato nella tipografia dei miei zii, e così ho conosciuto e scoperto i clienti, il difficile mondo della vendita e del marketing. Le regole che reggono il mercato. Crescendo poi invece mi sono spostato a lavorare presso una tv locale, per la quale ho fatto riprese, montaggi e regie. Ho capito lì che il mio vero amore fosse la comunicazione, ma non davanti la macchina da presa come sognano molti, a me piaceva stare dietro. Così ho deciso di studiare per bene tutti i meccanismi di pianificazione e strategia che stanno dietro i processi di comunicazione".

- Cosa crede che manchi attualmente nel mondo della comunicazione italiana?
"Niente. Nella comunicazione manca solo la serietà; troppe agenzie prendono in giro i clienti, troppi editori prendono in giro le agenzie e i clienti. Si vende troppa immagine e poca concretezza. Come dice Giancarlo Livraghi, si tratta solo di riscoprire i valori della comunicazione, che vuol dire "mettere in comune".

- Come nasce il portale Comunitàzione? E quali obiettivi e finalità ha?
"MacLuhan dice: "il medium è il messaggio", parafrasando: gli utenti creano i contenuti. Ecco come nasce comunitàzione, da questa semplice osservazione.Comunitàzione è nata per dare un luogo di approdo a chi si occupa di comunicazione, dove possono condividere ricerche, articoli, notizie e approfondimenti. L'intento è quello di dare il nostro apporto alla costruzione dell'intelligenza collettiva e connettiva. Un modo per non far perdere tempo ai professionisti per trovare quello che gli serve: comunitàzione deve raccoglierli, selezionarli, distribuirli. I siti che sapranno fare questo, saranno i siti vincenti. Comunitàzione lo è stato e spero continuerà ad esserlo per sempre".

- Quali sono i progetti a breve e lungo termine?
" Comunitàzione deve coinvolegere molto di più gli utenti, e gli utenti si devono sentire maggiormente parte integrante di comunitàzione. Nel frattempo tra breve comunitàzione perfezionerà i suoi piccoli agenti intelligenti che semplificano la navigazione e l'interazione con il sito...".

- Quali consigli darebbe a un giovane che si affaccia per la prima volta nel mondo della comunicazione?
"La comunicazione, quella vera sana e buona viene praticata ogni giorno per le strade, nelle piazze, tra la gente comune. Quella va osservata, perché da lì si possono trarre gli insegnamenti migliori. Poi un po' di teoria non guasta. E poi, tanto tanto "sangue" dal gomito".

- Quali doti deve avere un buon comunicatore?
"L'ascolto. La migliore arma del comunicatore è saper ascoltare: i clienti, la società, il cuore, lo stomaco e il cervello. Poi vengono gli occhi e il cuore ovviamente".

- Quali gli errori più frequenti?
"Manca progettazione, pianificazione e strategia. I clienti si rivolgono ai comunicatori quando stanno per soffocare e vorrebbero che l'agenzia sappia immediatamente come intervenire. Le agenzie dal loro canto troppo spesso sottovalutano la necessità di pianificare nel medio periodo le loro attività, lasciando che altri clienti prendano il sopravvento sul mercato dei loro clienti. Oggi il mercato è molto più agguerrito, distrarsi due minuti può essere pericoloso e si rischia di finire nel burrone. Ma nello stesso tempo prendersi due minuti in più per progettare potrà far risparmiare tanto altro tempo in futuro... insomma, manca un po' di buon senso".

- Crede che il mondo universitario prepari in modo adeguato al mondo del lavoro?
"Non posso parlare in modo assoluto, ma solo della mia esperienza personale: quando presentai a qualche docente il progetto di Comunitàzione i più mi guardarono come se fossi un bambino intento a giocare. Non sapevano cosa fosse il web e lo sottovalutano ancora oggi. Pensi che gente del genere possa preparare i futuri dirigenti/comunicatori/operai? Non credo. Per fortuna ci sono delle ottime eccezioni, io ne ho incontrato alcune e da quelle ho spremuto il massimo e le ringrazierò per sempre, ma mi sembra che il mondo universitario sia non solo arretrato, anche stanco e ormai vecchio, da rinnovare completamente. I docenti invece, i più anziani oltretutto, hanno saggezza, esperienza e tanta umiltà, doti che i giovani docenti/ricercatori/borsisti possono solo sognarsi, mi pare".

giovedì, novembre 02, 2006

you tube meglio del super bowl?

E' questo video della dove, ideato dalla Ogilvy & Mather di Toronto a sbancare youtube con oltre un milione di visitatori e soprattutto tante tante chiacchiere e tanto passaparola intorno al video.

Se ne è parlato, negli States, nei talk shows televisivi Ellen e The View oltre a Entertainment Tonight, ed ha incrementato enormemente il traffico verso il sito www.CampaignForRealBeauty.com.

Un successo tre volte superiore al lancio dell'anno precedente della dove. E l'anno precedente per il lancio al posto di yutube è stato utilizzato il costosissimo Super Bowl
Ecco, questo è un video virale, che si aggira sulla rete, sui blog, sui siti, e di cui tutti ne parlano, e non solo nell'ambiente pubblicitario, come troppo spesso invece avviene per altri video pseudo-virali.

consiglio di dare uno sguardo anche a http://www.shaveeverywhere.com/ che ha riscosso notevole successo in termini di "passa parola".

Tra tutti i video di successo sotto il punto di vista virale ci sono elementi comuni che potremmo tentare di rintracciare al volo:
a) incuriosiscono lo spettatore e fanno scoprire un mondo nuovo, svelano il più delle volte un semplice dietro le quinte. Il situazionismo di Goffman dice qualcosa?
b) sono simpatici ed euforici, e soprattutto chiedono un interazione "creativa" nel senso primordiale del termine, ovvero il ricorso alla fantasia dello spettatore per completare il senso.
c) sono un po' come le poesie, le riusi, le citi e le divulghi allo stesso tempo.

Magari ci saranno altri elementi fondamentali, ma ad un primo approccio veloce questi potrebbero bastare, per il momento.

Ma cosa succede in effetti al prodotto? Si venderà di più?

Il marketing virale viene usato per aumentare il numero di spettatori... riuscirà anche a far aumentare le vendite? oppure si ferma alla vendita del brand?
E che durata ha la sedimetazione del brand?

questioni aperte e attendo con ansia le prossime ricerche che diano degli indicatori attendibili.

Aggiornamenti da Comunitàzione.it