domenica, luglio 13, 2008

Saper dire no.

Quando ero piccino mio padre mi ricordava che la maggior parte delle "cavolate" che combinavo erano riconducibili ad una singola causa: non sapevo dire no.

Non sapevo dire no:
>ai miei amici che mi davano appuntamenti alla domenica pomeriggio, quando invece avrei dovuto fare dell'altro;
>ai miei zii che mi chiedevano di andar da loro a dargli una mano;
>ai miei nonni che mi chiedevano di andarli a trovare;
>a mio fratello; ai miei cugini;
A tutti dicevo sì, e spesso per fare dieci cose, tutte contemporaneamente.

E' stato uno dei miei grandi difetti: dire sempre sì; c'è da farsi il turno in tv, c'è da lavorare di notte, c'è da giocare a calcio, qui, ora, con le scarpe e il vestitino della domenica...

E mio padre ha provato a spiegarmi e consigliarmi: impara a dire no, questo non posso farlo; non mi va di farlo; questa cosa mi distrae dai miei obiettivi.

Ecco una buona motivazione per imparare a dire no: dire no a tutto ciò che ci distrae dall'obiettivo.

Non si può suonare l'inno nazionale con la banda musicale al sabato pomeriggio alla partita nella quale fai il terzino. O suoni, o giochi a calcio. Cosa è più importante per te, per i tuoi obiettivi, per il tuo futuro?
Sì certo, a volte si deve mediare tra gli interessi personali particolari, e gli interessi degli altri:sei l'unico mancino in squadra, se manchi tu... ma sei anche l'unico trombettista della banda. Cosa scegli di fare?
La tua scelta avrà delle ripercussioni.
Probabilmente il mister non ti convocherà la settimana prossima. Come probabilmente nella banda si cercheranno un trombettista più affidabile. Oppure no, non succederà nulla di tutto ciò perché gli altri sono comprensivi almeno quanto te.
E allora? Beh, se vuoi fare il musicista nella vita, allora suona; se vuoi fare il calciatore gioca.

Da "grande" questo stesso problema ti si ripresenta spesso davanti; e dobbiamo imparare a dire no a tutte le cose che ci distolgono dai nostri obiettivi, prima di poter sottrarre troppo tempo ed energia alle cose che contano sul serio per noi e che costituiscono il nostro futuro.

La scelta: studiare o lavorare? Se compatibile, cioè lavori in un'agenzia di comunicazione e studi Marketing o Scienze della comunicazione, puoi fare entrambe le cose, anzi, forse devi, perché è il miglior modo per studiare.
Ma contemporaneamente non puoi uscire tutte le sere, tutti i fine settimana o dedicarti ad altre mille cose: il tuo futuro è importante. vuoi fare questo mestiere nella vita? e allora concentrati su queste due cose e impara a dire no alle altre. William Ury, docente ad Harvard e mediatore politico e aziendale ha scritto un libro: il no positivo, ovvero come negoziare un accordo senza rinunciare ai propri obiettivi.
All'interno del suo trattato cerca di spiegarci come e quanto sia importante saper dire "NO", per il benessere della salute mentale e fisica di noi stessi, ma anche per le nostre tasche.

E' importante dire no anche per le aziende: no a portare avanti prodotti che sono "finiti", no a progetti insensati e no anche a rami d'azienda ormai falliti.

Sono tante le storie delle aziende che hanno saputo dire no. Sono tanti gli uomini che hanno saputo dire no e come per le aziende, quel no è stato il loro successo.

E' il discorso del "o meglio o niente" di cui parlavamo qualche tempo fa.
Puoi ottenere il meglio, ma devi sapere cosa vuoi ottenere e tracciare il tuo piano d'azione, oppure puoi rimanere un mediocre: per fare la seconda cosa, rimanere dei mediocri, nella maggior parte dei casi è sufficiente non avere una strategia, in altri è obligatorio non volerla seguire, in altri ancora è utile dire sempre e a tutto sì.

La scelta, diceva Morpheus in Matrix; la scelta.

sabato, luglio 05, 2008

La Parola del mese

La Parola del mese è la nuova rubrica creata su Comunitazione.it, con il professor Massimo Arcangeli , linguista e critico letterario, ordinario di linguistica italiana presso l'Università di Cagliari.

Qui trovate l'approfondimento sulla parola che avete scelto per il mese di Giugno.
Per scegliere invece la parola del mese, che vorreste Massimo Arcangeli approfondisse sul nostro sito, potete andare a questo link.


sabato, giugno 28, 2008

ragionare con i supporti

Ne parlavo qui, su questo blog: come influenzano il ragionamento e la discussione, i supporti a nostra disposizione?

A causa o per merito, di questo piccolo post di stupore, mi ha contatto Federica, che ringrazio, poiché mi ha fatto scoprire questo strumento. http://www.survivingmeetings.com/it/blog/index.php/papershow

Ne conoscevo delle varianti, tante varianti. Adesso questo mi sembra più interessante. Perché posso continuare a scrivere sulla mia carta preferita: una federigoni vellutata; però non posso continuare a scrivere con le mie matite colorate della faber castel, presumo, ma solo con la loro penna, abbastanza grande da massacrarmi le dita, a prima vista.

Però, un piccolo sforzo potrei anche farlo per ottenere i risultati che chiedo.

Ovvio, adesso rimane da capire: quanto costerà quest'artefatto, e quando sarà presente sul mercato italiano, come sarà capillare la sua distribuzione.

Argomenti da markettari; io faccio il pubblicitario.

venerdì, giugno 27, 2008

basta con la comunicazione.

un errore nella comunicazione, anzi, un'assenza di comunicazione.
http://elogiodellalentezza.blogspot.com/2008/06/ustica.html
ecco: Ustica, la Strage. ustica, la mancanza di registrazioni.

Il mistero italiano.
e mi stupisce.
mi stupisce.

mi stupisce che la mancanza di comunicazioni, o meglio, di registrazioni delle comunicazioni non venga capita, intrappolata, annullata.

28 anni dopo, la mancanza della comunicazione (o meglio, delle registrazioni delle comunicazioni) torna in voga. si fermeranno le intercettazioni telefoniche.

Mi stupisce.

Mi stupiesce che non sia stato scelto il 26 giugno 2008 per promulgare la legge: ormai sarebbe stato anche più palese che il silenzio, all'interno della società della comunicazione è voluto, dovuto, cercato...

A me che di Ustica non si sappia niente non solo stupisce, ma secca, terribilmente. 77 persone non hanno ancora avuto giustizia. tutto per colpa di mancate registrazioni.

Mi fa pensare, e tanto; alla giustizia; alle leggi; al governo; ma anche alle imprese che decidono di tagliare le spese in pubblicità.
Sarà cinico il collegamento, sarà spietato, ma questo è un blog fatto per stupirsi, mica per i buonisti.

lunedì, giugno 09, 2008

Creativi e clienti: come far evolvere la pubblicità e il marketing?

Creativi e clienti nuovamente a confronto.
I creativi ci mettono le campagne che i clienti non hanno accettato.

I clienti ci mettono le loro spiegazioni.
Piumaggi azzeccati, ma rovinati dal: voglio il logo più grande; metti la foto dello stabilmento, perché quelle nuovole dovrebbero rappresentare l'etereità della mia azienda?
Ma anche: mi aspettavo qualcosa di più creativo; questo non rappresenta il nostro brand come vorremmo; dovreste fare qualcosa di più "claim"; e perché non ci avete proposto una campagna teaser? ...e siete sicuri che il negative approach funzioni anche in Italia? ...ma sì, ottimo lo scoiattolo che fa un peto: ci piace da impazzire; sì! urliamo che il nostro prodotto è un ottimo strumento per l'acchiappo.
Ma anche: il vostro pacco è in buone mani!

Chi aveva torto, chi ragione? Campagne azzeccate, bloccate dalla paura di rischiare dei clienti; clienti ingabbiati e rallentati nel proprio sviluppo economico dalla agenzie.

Dove sono gli errori?
E dove poterne parlare con tranquillità?

Comunitazione collaborerà anche quest'anno con la MTN Company di Cava de' Tirreni per organizzare una mostra con questi lavori.

Perché?
Perché a differenza degli award e dei vari premi, di questa mostra sene parla sui giornali (Panorama, il sole 24 ore, il Secolo XIX, Il Corriere del Mezzogiorno ecc... abbiamo una rassegna stampa, per l'edizione del 2007 con più di 100 testate che ne hanno parlato): e raccontano una società in movimento, un cliente sempre più consapevole di ciò che cerca e una comunicazione che affanna, sia sul piumaggio, sia sulla definizione di una personalità di brand; e perché da questi dialoghi speriamo nasca un'interazione cliente-agenzia che crei nuovo valore per la comunicazione e il marketing.

Ma abbiamo ancora delle nicchie in cui il cliente non percepisce il cambiamento o non ama dare una personalità univoca e forte alla propria azienda (il piumaggio influisce non poco nello stabilire i tratti distintivi della personalità di un brand). E abbiamo ampie nicchie in cui sono le agenzie a non percepire questi movimenti.

Ecco perché si fa Creatives are bad. Ecco perché è importante partecipare alla mostra, come spettatori, come clienti e come agenzie.

Quest'anno la prima uscita della mostra sarà a Torino, nell'ambito della manifestazione più complessiva di Torino capitale mondiale del design.

Mi stupisco ancora vedendo resistenze nella partecipazione di alcune agenzie: parteciparvi non significa ammettere delle sconfitte, o voler dimostrare la propria superiorirà, ma trovare una strada per creare un dialogo costruttivo tra agenzie e clienti; confrontarsi sui temi più interessanti con i propri concorrenti e colleghi; capire le ragioni dei rifiuti e partendo da lì, analizzare e capire dove vanno i clienti, cosa vogliono e molto probabilmente: come sta evolvendo la nostra società?

Se avete dubbi, domande, proposte, interessi... contattatemi pure; mi piacerà scoprire anche la vostra opinione.

Alla scoperta delle parole

Con il professore Massimiliano Arcangeli, direttore de LId'O, abbiamo deciso di utilizzare comunitazione per la sua rubrica dedicata al significato delle parole nella lingua italiana.
Non è un semplice esercizio di linguistica, ma di comprensione e verifica delle modifiche diacroniche che le parole hanno.

qui trovate gli items da scegliere http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=4239&area_id=145&mac=5.

Alla fine la parola "vincitrice" sarà trattata dal professor Arcangeli, all'interno della rivista LId'O e di comunitazione.it

A me incuriosisce, perché spesso mi hanno stupito le dineamiche della lingua.

lunedì, maggio 26, 2008

influenze da microblogging camp: tra poco.

Bentornati. Tra-poco.
due nomi per un'agenzia e per degli artisti.

Se io fossi un artista mi chiamerei: tra poco.
Vel'immaginate voi. Tutti i presentatori prima di mandar la pubblicità: ci vediamo tra poco! e il pubblico applaude; almeno penserei applaudano me.

E poi sarebbe un nome che funziona. Rimarrebbe in mente, nella mente;
e soprattutto: l'unico momento in cui non si parla di pubblicità, ma si fa è subito dopo la locuzione "tra-poco" e il "bentonarti".
dovrei scegliere.
O tra-poco o bentonarti.
Credo siano due bei nomi per chi vuol vendersi.
Ma anche per un'agenzia di comunicazione.
...a chi hai affidato il lancio? a "tra-poco".
oppure
...a chi hai affidato il lancio? a "bentornati".

Nomi che non si dimenticano.

Ah, anche per una linea di abbigliamento non sarebbero male.
Che cosa desidera? tra-poco, ma buono.

sabato, maggio 17, 2008

i supporti e il ragionamento

Non vorrei entrare nella diatriba tra filosofi e neuroscienzianti, se il liguaggio aiuti lo sviluppo del pensiero (linguistico sopratutto, ma forse non solo) o se il pensiero sia innato o se ancora il pensiero sia possibile anche escludendo il linguaggio.

Quello che mi stupisce al momento è una questione meramente più pratica: se non usiamo più la carta per fare dei layout, o per tracciare le linee di un ragionamento... saremo ancora in grado di tracciarle mentalmente, certo, ma ne perdiamo per caso? lo limitiamo?

A tracciare le linee di un pensiero su un foglio di carta, mi è stato insegnato credo dalle scuole elementari. Durante gli esami anche di Sociologia ho conservato il vizio di tracciare delle linee e di seguire i miei ragionamenti con il supporto di un foglio di carta, abitudine che spesso ha suscitato anche stupore nei miei esaminatori.

In agenzia da alcuni anni non vedo più nessuno fare dei prototipi delle proprie fustelle prima su carta magari, e sopratutto non vedo mai disegnare dei graffi.
I "vecchietti" per fortuna continuano a farlo.
Mi sento un vecchietto: continuo a farlo e lo farò sempre.

Perché farlo: i "graffi", i prototipi e gli schemi a blocco dei miei pensieri, mi hanno sempre aiutato a comprendere e ragionare.

I brainframe stanno cambiando ancora una volta. Ma non credo che la tastiera di un computer basti a rappresentare i miei pensieri; e non credo ne nel monitor e tanto meno nelle penne ottiche per pc.

Insomma, c'è da un lato un problema di "interfacce" dall'altro un problema di supporti adeguati.

Accetto suggerimenti, se ne avete.
E sopratutto attendo pareri.

martedì, maggio 13, 2008

A elezioni passate

Da qualche tempo ho aperto un nuovo blog, si chiama: elogio della lentezza.
Ne parleremo spero.

Ma ora voglio parlare delle elezioni passate, ancora una volta.

Mi stupisco a risentire la canzone di Giorgio Gaber Qualcuno era comunista, forse perché mio padre lo era; o forse perché lo sono stato anche io.

Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Gaber, scherzi? davvero? chi era contro era comunista?
e oggi?
no, oggi no, chi è contro non è comunista. Leghista.
ma perché mai?

Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Emm... Gaber, ma la democrazie è una cosa giusta, seria, dovuta; o forse no? quella che abbiamo noi è meglio dimenticarla?

Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Beh, una buona spiegazione anche questa.

Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Sì, sopratutto del concetto di democrazia americano.
Oddio, Gaber, avevi ragione allora?

Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Beh, bel principio, finito nel cesso mi sa. Ma mi piace stupirmi anche di questo.
E ora Gaber?

E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.

Due miserie in un corpo solo.

Liquidi e soli nel gruppo dei soli; autistici sociali e asocialmente insieme. Gabbiani che non hanno più nenache *l'intenzione* del volo.

Squallido presagio o la nostra costruzione sociale della realtà?
A voi la parola.

giovedì, maggio 08, 2008

mea culpa

Ogni tanto bisogna farli.
Non tanto per, ma perché si capiscono alcune cose ed è giusto ammettere che si è sbagliato.

Spero questa lezione mi serva.
Spero possa servire anche agli altri condividerla.
Per arrivare a comprendere alcuni dati di una ricerca ho dovuto staccare dal web per 8 mesi, osservarlo da spettatore con scarse interazioni; non so se già oggi tornerò a diventarne un attore, o se ancora bisogna che continui a fare da astante, ma per ora è importante che abbia capito.

In modo presuntuoso ho sempre pensato che le ricerche dessero delle indicazioni non sempre troppo chiare, perché le risposte dipendono troppo dalle domande e le domande troppo dalle proprie convinzioni: il risultato è che si cercano spesso risposte a questioni che già si sanno e che si voglino solo verificare.

Dopo otto mesi da spettatore ho capito cose nuove; le vecchie ricerche che ho fatto le guardo con altri occhi; con un altro punto di vista.

L'importante è eccellere, non partecipare; questo il mio motto dal primo gennaio del duemila otto.
forse anche questa lezioni mi servirà per imparare ad eccellere.
Al momento la mia è una ricerca verso l'eccellenza; una tendenza, non un traguardo e neppure un obiettivo vero e proprio; prima devo imparare ad avvicinarmici, poi lo potrò raggiungere.

Alcune ricerche che ho fatto sui consumatori mediali dell'internet erano viziate in partenza dalle mie domande "convinte" e presuntuose. Poi un lampo, un insight: ed ecco che forse ho capito una cosa in più sul web, dopo otto anni che lo uso, e sei che lo invento a modo mio.
Una nuova scoperta per me.

Ma la cosa bella è che di questa "scoperta" ne ho raccontato la rava e la fava per anni. Convinto che ne avessi la verità in mano.
Eppure qualcosa mi sfuggeva.
Davo la colpa agli altri; alla velocità e alla mancanza di tempo.
Tre cattivi paraocchi. E i paraocchi son sempre negativi, figurarsene tre sugli occhi.

Chiedo dunque scusa a tutti i consumatori mediali del web che ho mal trattato; cercherò di rimediare.

Come, quando e perché... magari ne parleremo un'altra volta.

lunedì, aprile 21, 2008

voto, non voto, mi astengo.

Voto. Non Voto. Astensione. Schede bianca. L'annullo. Non ho potuto votare.
Emm.... c'è gente che vota. l'80%.
C'è gente che non vota, per scelta (mi includo);
C'è gente che vota scheda bianca;
chi scheda nulla.

Si discute.
Si dibatte.
Ma molti si dimenticano che c'è chi non ha potuto votare. E sono Italiani. Hanno tutti i diritti civili e sociali. Non hanno interdizioni dagli uffici pubblici.

Ma non hanno potuto votare:
- perché fare 2400 chilometri in treno in due giorni è "impossibile" o almeno "allucinante";
- perché prendere un aereo per andare a votare in sardegna, quando si vive a Torino è semplicimente da folli, se lo fai solo per un giorno;
- perché partire da Milano e arrivare a Palermo è un viaggio della speranza, sia in treno che in aereo con le condizioni attuali della compagnia di bandiera e dello scalo di Malpensa;
- perché farsi Milano Cosenza, Cosenza Milano, in due giorni, solo per esprimersi se si preferisce farsi uccidere dalle autoproteste della sinistra, o dalle non leggi della destra, lo ritiene inutile, superfluo e sopratutto uno spreco di risorse anche energetiche.

Ma queste considerazioni non vengono mai prese in considerazione quando si conteggia il 20% degli astenuti, pochi vero, ma forse determinante.

E poi, in più... nessuno considera che le liste elettorali sono così vecchie, che capita, che paesi che per l'ISTAT hanno solo 15'000 abitanti, abbiano ben 20'000 votanti.

Di tutto ciò continuo a stupirmene, forse pià stupito del fatto stesso di stupirmene ancora.

giovedì, aprile 10, 2008

il tempo passa, lo sanno tutti?

Il tempo scorre, va avanti. Come una goccia d'acqua immersa in un fiume, ogni secondo è diverso dal precedente.
L'internet ha permesso alle gocce di viaggiare ad una velocità maggiore, aumentando la corrente e i venti di trasformazione.

venti di trasformazione, da sottolineare.

Molta gente legge usability homepage, scritto (per l'italia) nel... 2004?! (4 anni fa) e continua a pensare che quelle regole siano ancora valide.
Ne enuncio una: la pagina del sito deve esser lunga quanto la schermata del video, perché l'utente si secca a dover scorrer la pagina.
Al mouse dal 2000 è stata aggiunta la rotellina di "scrool", fantastica poi quella a 360° del mouse mac.
Ma la gente continua ad enunciare la legge di Nielsen dimenticandosi il nuovo mouse, l'abitudine degli utenti ai blog e tutto il resto.
E sopratutto sottovalutando la "nuova" fruizione che si ha del web.

Il tempo passa, i cervelli si fermano.

i cervelli si fermano? e perché mai!

oddio, il mio è in moto, in auto e in aereo.
Che sarà anche una frase piena di stronzate; ma è una frase che ha un senso se tirata fuori da una campana di vetro. Perché molta gente ha il cervello in moto, come tutti gli altri, solo in moto. Amo la gente che ha il cervello in auto, in aereo, in nave, nel vento, nel cielo e sopratutto nel cuore. C'è gente che cel'ha solo in moto; e averlo accesa, la moto, è gia tanto per tantissimi altri.

Ma di questo mi stupisco. Voi?!

martedì, aprile 08, 2008

user generated content

User generated content, è questo il web vero?

beh, gli utenti hanno imparato a farlo, anzi, selo sono inventato, questa è la verità.
L'evoluzione biologica della rete è stata spinta dagli utenti verso questa direzione: sempre più contenuti etero-diretti e etero-prodotti; una spinta propulsiva che ha generato forte consenso verso nuovi strumenti del comunicare: i blog ad esempio, tumblr, twitter e gli altri.

Le aziende però son rimaste a guardare. Ma l'affermazione è vera in parte.
Sono rimaste a guardare vero, ma a guardare i loro "esperti", comunicatori, agenzie, consulenti, advisor.

Tutta gente che fa un gran parlare di comunicazione 2.0, web 2.0, giornalismo 2.0 e poi... poi invia a tutte le testate giornalistiche, anziché un fax un email, a tutti la stessa, perché gli venga pubblicato il comunicato stampa (questo quando va bene, ovviamente, perché nel peggiore dei casi questa cosa neppure viene presa in considerazione).

Qualcuno per fortuna ci prova ad inviare agli "influencer" i propri prodotti o delle comunicazione accattivanti e personalizzate.

Ma ancora siamo mooooolto lontani dallo user generated content per quanto riguarda le agenzie di comunicazione, di pr, di marketing e sopratutto degli uffici stampa.

Aprirsi un account su una community non costa nulla; personalizzare il messaggio per quella community pochissimo tempo; pubblicarlo da soli, da content generator altrettanto poco.

E allora? cosa succede? Perché non viene fatto?

Con il web il giornalista sei tu! ma questo le aziende e chi dovrebbe curargli la comunicazione sene dimentica.

peccato. A me non può che stupire, a voi?

domenica, marzo 02, 2008

C'è un futuro possibile per la tv?

C'è. Da un lato riguarda la qualità. Fiorello è stata la dimostrazione lampante che i telespettatori esistono.
Dall'altro lato riguarda la frantumazione. Ottimo a tal proposito il testo di Roldano de Persio che ne analizza bene le prospettive in un testo pubblicato su Comunitazione.it

Partendo da Fiorello e dal suo Viva radio due minuti, ci sono alcuni elementi importanti da analizzare: l'orario in cui viene trasmesso; la durata del programma. Due elementi importanti. Sull'orario... non c'è bisogno di parlarne. Della durata sì.
Il programma di Fiorello mi chiede di star davanti alla tv per pochi, pochissimi minuti; San Remo melo richiede per ore e ore. E in più melo richiede per cinque giorni.

Ma gli elementi importanti del futuro della tv li rivela Pippo Baudo: la tv deve adeguarsi alla nuova società, alla nuova gestione del tempo personale; alla nuova varietà di mezzi.

La tv posso guardarla in streaming; posso guardarla in peer-to-peer; posso anche guardarla a spezzoni.
Non ho visto tutte le puntate di zelig, ma con youtube mi diverto a riascoltare Gioele Dix e gli altri.

Le tv adesso devono dunque imparare a gestire questi nuovi media, a integrare le trasmissioni all'interno di questi nuovi spazi mediali e gestire gli utenti che vanno anche lì.

Un esempio, proprio su San Remo: la rai avrebbe potuto creare un canale su youtube "sanremo", caricarci dentro le esibizioni della prima serata e farcele rivedere; nello stesso tempo avrebbe potuto dirci: ehi, vuoi vedere la sua esibizione dal vivo? beh, alle 22 e 35 questo artista è in diretta su Rai Uno; vuoi chiacchierare con lui o hai delle domande da fargli? lo trovi in chat alle 13, questa è la sua mail; il suo contatto skype ecc... Vuoi votare le migliori canzoni? allora crea la tua classifica, esporta la playlist e inglobala nel tuo blog.
E poi vota attraverso il sito e fai votare i tuoi lettori; esprimi le tue opinioni su questo brano.

E ci sono altre cose da poter fare.

Se la tv impara a non gareggiare con l'internet, ma ad integrarvisi, e ad analizzare come il pubblico dei media è cambiato nella scelta e nella usufruizione dello strumento allora la tv potrebbe risvegliarsi e risorgere alla grande.

La tv generalista ha una caratteristica unica, che per alcuni è anche il suo peggior difetto: quello di farti accomodare su un divano e trasportarti all'interno di un flusso; e volte è molto bello farsi guidare senza dover star lì a scegliere, cliccare, selezionare... è rilassante la tv generalista; il problema? la tv generalista è poco interessante.

Ho dato uno sguardo a San Remo quest'anno. Ho visto punti eccellenti di televisione. Anche punti molto bassi, ma ci stanno.
Ci sono stati duetti estremamenti interessanti: Ben Harper con Jovanotti.


Ora la Rai finalmente inizierà ad interrogarsi su come invertire la rotta intrapresa; ora, in ritardo di sei anni almeno. Meglio tardi che mai.

Ovviamente anche Zelig, Striscia la notizia e tutti gli altri programmi televisivi dovranno interrogarsi, insieme agli autori, ai registi, ai conduttori.

Ma si può fare un'ottima televisione, di qualità e integrarla con le potenzialità della rete; riacquistare così nuovi inserzionisti, diversificarli maggiormente e tornare a godere delle tv di qualità.

sabato, febbraio 16, 2008

da scoltare e commentare

Mendelssohn, opera numero 4: l'italiana.

Vi chiederei di ascoltarla, sopratutto se siete nervosi, e scrivere un commento sull'emozione che vi ha provocato; se è riuscita a farvi scaricare, e quindi rilassare; e se durante l'ascolto provate la rabbia salire, aumentare per poi dileguarsi e scomparire, come succede a me, ogni volta ascolto questo straordinario pezzo, che qui propongo in una esecuzione diretta dal Maestro Levinas.

mercoledì, febbraio 13, 2008

la festa degli innamorati: confessione di un uomo

Tutti scriveranno un post sulla festa degli innamorati. non proprio tuttissimi, ma moltissimi di sicuro.

Per una volta mi lascio trasportare anche io da una "festa comandata" e... ne scrivo, così per diletto, per intelletto, o forse solo per difetto.
Con quel raccontare a me atipico, un po' metrico e un po' conciso, per inciso, delineando ove possibile un certo stilema antico, e in quanto tale tardo-romantico.

E così, oggi faccio qualche piccola confessione.

Amo e vivo il triangolo, quello classico del: "il triangolo no", sì proprio quello.
E' un triangolo tra me, Luca e il dottor Oliverio, il primo è forse più importante, ma meno edificante; un triangolo tra la vita, me e la comunicazione, il secondo; quello tra il lavoro, la voglia di divertirsi e l'esigenza di guadagnare, il triangolo tra la sociologia, l'economia e il diritto; il triangolo formato dall'antropologia, il design e le emozioni; le vendite, la psiche, l'azione; la carta, la televisione, l'internet. e il triangolo tra il denaro, il cielo e l'amore.

Triangoli.
E nei letti degli altri, già caldi d'amore non ho provato dolore*.

Il triangolo equilatero saremo bravi a farlo diventare isoscele e scaleno; a capirne il lato lungo, a costruirne ipotenuse instabili e ribaltabili; a gingillare con i nostri sogni; a trovare occhiali nuovi:
Vedo gli amici ancora sulla strada, loro non hanno fretta, rubano ancora al sonno l'allegria all'alba un po' di notte: e poi la luce, luce che trasforma il mondo in un giocattolo. Faremo gli occhiali così!**

Dalla strage di San Valentino, all'ultimo incontro di Jack la Motta: una festa da professionisti, la festa degli innamorati e anche la festa dei fioristi***

Ma dovrebbe esser festeggiata da tutti gli innamorati della vita. L'amore per la vita, per la propria esistenza e per la propria tendenza alla perfezione, in quanto essere umano, dovrebbero consentire ad ogni singolo individuo di gioire e festeggiare il 14 febbraio, perché il più grande amore che una persona deve avere è per se stesso, per la propria vita e per la propria storia: il triangoli sì.
Un giorno De André in un concerto disse: ho un'età non perché sia scritto sulla carta d'identità, ma perché l'ho vissuta. E' bello aver vissuto la vita, è altrettanto bello poter rivendicare le proprie scelte, anche quelle sbagliete, ed esser innamorati del proprio io e del proprio futuro. Un'innamoramento serio, non cieco ovviamente. Un'innamoramento reale, e regale.

A San Valentino quindi festeggiamo il nostro amore per la vita.



La fatica(P.A.Bertoli - M.Piccoli)
Amore mio, che cosa vuoi che dica
Sarà che mi è scoppiata la fatica
O forse ho scaricato tutto il sacco di esperienza
[...]
Amore mio, vorrei ricominciare con tante cose ancora da inventare
E non sentirmi vuoto come un fiasco già scolato
Con l'impressione d'essere arrivato
Mi piace scombinare l'acquisto e rivoltar la giacca ad un partito
E fare i conti in tasca alle morali e tradizioni
Col gusto di scoprire le finzioni

[...]
E pesco ancora in fondo alle mie tante ribellioni per scaricarle dentro alle canzoni
Mi piace respirare la chiarezza
Sentire dentro un po' di tenerezza
Rompendo i bugigattoli dei dogmi culturali stampate sulle tavole di pietra o sui giornali
[...]
Amore mio, se a volte mi nascondo
Se chiudo le mie entrate a questo mondo
È solo per cercare di capire come sono
Mi sento naufragare e mi abbandono

Mi piace poi tornare come nuovo
Sentire che mi scrollo e che mi muovo
Allora c'è nell'aria come un altro ritornello
Così che ripulisco il mio cervello

E allora con la falce taglio il filo della luna
La musica mi sembra più vicina
E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna
E cerco di tornare come prima.

*(Il testamento di Tito, Fabrizio De Andrè, un mito)
**(L'ottico, da una traduzione musicale di F. De André alla poesia di Edgar Lee Master, il mio unico libro di poesia sotto il cuscino sempre).
*** da un'intervista di Daniele Luttazzi a Vinicio Capossela, un vero autore.

martedì, febbraio 12, 2008

Marketing dei sensi: un libro di Gianfranco Virardi

Marketing dei sensi

Un nuovo libro da uno dei nostri autori.
Quando un autore di Comunitazione.it pubblica un libro sono sempre molto contento personalmente...
Poi se a farlo è per giunta Gianfranco Virardi, che da sei anni cura per noi instancabilmente la rubrica di SpotBuster, la cosa non può che esser condivisa con tutti voi attraverso questo blog.
http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=3831&id_area=166&mac=3
Questo è il comunicato stampa legato al nuovo libro di Gianfranco.
Tutti ne avete seguito le sue analisi taglienti ai commercial italiani e non solo, adesso è in libreria il suo nuovo libro e so che molti fremono dalla voglia di averlo (anche io, non vedo l'ora di poterlo leggere e consulatare quotidianamente)
Il libro di Gianfranco Virardi sarà presentato a Milano al circolo della stampa il 21 febbraio, appuntamento al quale personalmente non potrò mancare, ma neanche voi.
appena il libro sarà nuovamente in mio possesso, nella sua stesura finale, lo recensirò come potete ben immaginare e ci divertiremo ad approfondire con Gianfranco gli argomenti da lui trattati.
Ah, tra gli autori di comunitazione che hanno pubblicato dei libri, oltre Gianfranco mi piace ricordare anche Giandomenico Belliotti che per la Franco Angeli pubblicò il libro "la comunicazione telematica delle polizie di stato"
complimenti ai nostri autori ;)
emm... se anche tu hai pubblicato un libro e non ti ho nominato, perdonami, e sopratutto fatti vedere ;)

martedì, gennaio 29, 2008

e fiorello risveglia la tv

Quando la tv fa buone cose batte tutti i media. Questa è la mia idea, ovviamente.

Fiorello arriva in tv con il suo nuovo show da dodici minuti "viva radio due minuti" e... i dati di ascolto salgono.

Mentre la tv dunque sembra spingere verso il "pagate se volete vedere qualcosa di interessante", ma nessuno lo dice, finalmente arriva qualcuno in grado di raccogliere gli spettatori.
Più Fiorello farà bene, più ci verrà voglia di accendere la tv, e poi rispegnerla ovviamente subito dopo...

quindi l'internet non batte la tv, la tv abbatte se stessa con una pessima qualità: endemol è di mediaset, mediaset vuole vendere la paytv, nessuna novità, è dai tempi di teledue di Berlusconi che ci provano...

Fiorello: tv di intrattenimento intelligente, fa ascolto.
gli altri fanno il buco del vuoto.

emm... la tv non sta male, solo non sappiamo farla. Ovvero gli autori non sono in grado di farla bene, quindi muore di solitudine.

Tempo fa dicevo che... la pubblicità non è morta, semmai lo sarà di solitudine.

O ho problemi coll'individuare la solitudine, o ho ragione.

Il mio modesto parere è che la tv è viva ma vegeta; come la pubblicità. Vegetano perché c'è poca gente in grado di farla bene. in Italia ovviamente.

Per la tv ci sono dei toccasana immediati: riscopriamo la qualità, togliamo endemol dalla rai, e cerchiamo dei guarinei giovannini, in grado di fare tv vera. Un programma tv è un brand, difatti ha un logo; non cerca mai di costruire una propria identità, ma solo di imitare gli altri brand, e nell'imitazione coatta ma sciatta, nascono solo esseri informi.
Tale e quale alla pubblicità.

Ma se la tv e la pubblicità fossero lo specchio della società attuale?

sabato, gennaio 26, 2008

tra restringementi e dilatazioni, ci sono anche le dissoluzioni

La società che ha conosciuto la conquista della velocità con i motori a scoppio, dell'allungamento della giornata lavorativa per mezzo della lampadina di Thompson, e della nuova prospettiva visiva per mezzo degli aerei, oggi scopre che è possibile dilatare il tempo e restringere lo spazio.

Dilatare il tempo perché i mezzi informatici consentono di mantenere comunicazioni tipicamente sincrone in modo asincrono per esempio; o anche di restringere i tempi di ricezione/invio di una comunicazione scritta; e ancora di più, per mezzo dei telefonini fare in movimento, sempre per esempio, quello che prima si sarebbe dovuto fare "non appena arrivati a casa": prendere appuntamenti per strada, spostarli, anticiparli.
Una dilatazione (intesa come maggiore disponibilità di usufrizione del tempo: il tempo diventa sempre più molecolare e scindibile) ma anche un tempo che può essere esteso fino all'impossibile: grazie a skype potete rispondere in chat (strumento tipicamente sincrono) in modo asincrono anche a distanza di alcune settimane... E quindi il tempo si dissolve per trasformarsi nel tuo personale, unico, individuale LIVE, ma che diventa anche il live dell'altra: condivisione e individualismo: co-individuale.

Restringere lo spazio: esser presenti in diversi luoghi contemporaneamente per mezzo delle telecomunicazioni a basso costo, per esempio ancora; o dialogare contemporaneamente con persone disperse in luoghi diversi del planisfero. E per questo luoghi personali, individuali, che diventano però teatri della condivisione: quando, prima delle tecnologie del 900 si sarebbe potuto immaginare di condividere uno spazio fisico in Italia con chi vive negli USA?
Uno spazio che si riproduce quindi nel LIVE con-diviso, ma personale del ricevente e personale del mittente, che si cambiano i ruoli nel tipico caso di comunicazione bidirezionale.

Dopo aver vissuto questa evoluzione per dieci anni, adesso gli adattori precoci sono pronti non solo per raccontarla agli altri, a fargliela vivere, a spingerli in questa direzione, ma sono anche molto più coscienti delle possibilità e delle potenzialità di questi nuovi strumenti.

Divulgaono il loro verbo, invitano gli amici ad assaggiarne i sapori, gli odori e i colori.

Questi due elementi consentono un nuovo agire sociale e un nuovo agire comunicativo.

Questo nuovo agire comunicativo e sociale, che consente una nuova interazione con gli altri e con il circostante, agendo come protesi sensoriale estrema, nel tempo e nello spazio, consente una ripresa di un marciare nuovo, inedito per alcuni versi. Dall'amore per il marketing, i comunicatori, dovranno passare al marketing dell'amore; per riscoprire poi che l'abuso dell'emozione si ritorce solo contro chi fa marketing della finzione. E il marketing dell'amore ragionato, futuro prossimo, è quello che accade già in alcune parti del mondo e che sta per accadere anche in Italia.

Saremo aziende e (sopratutto agenzie) in grado di amare i nostri clienti, che diventano amici/amanti con i quali dovremo vibrare all'unisono nel loro e nella nostra individualità. Personalizzare i servizi e personificazione del brand; amare il singolo per fargli vivere delle interessanti avventure con-divisibili.

giovedì, gennaio 17, 2008

In Italia suona una nuova marcia: più andante.

Tanti inni nazionali sono delle marcie. Quello nostro anche lo è. Quello francese. Marcie che scandivano il ritmo dei passi e del tempo dunque, all'interno di uno spazio fisico, di soldati, ma anche di chi, credendo e sentendo uno spirito nazionalista, si alza in piedi e con la mano destra sul petto, intonava le note del proprio inno.
Per anni i nostri calciatori non cantavano l'inno. Anche nelle scuole si è perso l'uso di insegnare, non solo le parole, ma anche le note del nostro inno nazionale (le ricordo a memoria: per pianoforte, per tromba, per flicorno, per sopranino, per sax in si bemolle).
Ora i nostri calciatori tornano a cantarlo. Anche nelle scuole, almeno in quelle ad indirizzo musicale, torna ad esser un brano eseguito.
E abbiamo avuto il Presidente Ciampi che ci ha tenuto molto, così il nostro attuale Napolitano.
Due persone che hanno spinto per uno spirito nazionalista e per l'importanza della bandiera, dell'inno e del ritmo italiano.
Già, del ritmo, perché la bandiera, così come l'inno, sono due ritmi che la nostra nazione non deve dimenticare.

Fuori dai romanticismi: quando nel 1999 alcuni di noi hanno iniziato a teorizzare un periodo di stagnazione, di crisi e di "tempi bui" avevamo previsto che nel 2007/2008 ci sarebbe stata una ripresa che avrebbe dato i suoi frutti tra il 2010 e il 2012.
In Italia le cose stanno migliorando, non dobbiamo negarlo: il potere d'acquisto dei salari è ancora molto basso, ma presto anche a questo problema si troverà una soluzione, dopo di che ricominceremo a correre come i ghepardi che siamo spesso stati.
Non è stata colpa dell'euro, neppure dell'11 settembre. Così come non è merito dell'internet, e neppure di un singolo Governo.
Sono davvero tanti gli elementi congiunturali della storia economica, politica, territoriale che si dovrebbero prendere in considerazione, ma continuo a credere, anche avendola vissuta finalmente per intero una fase simile, che gli elementi congiunturali siano soprattutto sociali.
Mi spiego: se anziché Prodi al governo ci fosse stato Berlusconi i risultati non sarebbero stati dissimili: ne in peggio, tanto meno in meglio.
Le sorti di una nazione non dipendono esclusivamente dai politici: loro possono rallentare ma non arrestare un'evoluzione o una involuzione; possono più o meno sapientemente guidarla, corteggiarla e ostacolarla, ma è la società per intero che spinge e soffia in una direzione o in una diversa.

Quella che ci attraverseremo a vivere sarà una nuova e interessante evoluzione della società, e di conseguenza dell'economia e della politica.
La gerontocrazia, per esempio, mai ben accetta... adesso viene odiata e ostacolata, non dai politici che della gerontocrazia ne fanno un must, ma direttamente dalla società. Piccoli esempi: nelle aziende ci sono giovani che prendono molto di più degli anziani. Ovvio direte voi; un indicatore importante dico io.
Ad allargar lo sguardo e analizzando attentamente una serie di dati, numeri, cifre e sopratutto direzioni del vento ci si rende conto della ripresa, e dei cambiamenti in corso.

Se qualcuno (Fabbris) parla ancora di postmoderno (Vattimo lo faceva sul finire degli anni settanta) e Morace parla di una sorta di ritorno alla modernità (nel 2004) e Mafesoli continua a parlare di neotribalismo (è dal 1999, se non ricordo male), penso seriamente che siamo in una nuova era, ancora difficile da definire, non certamente 2.0 (anche se in molti spingono verso una tale definizione) che potrei forse definire del co-individualismo, dove per "co"- si può leggere: vibrare all'unisono, ma individuale, incentrato fortemente sui valori bakuniani dell'individuo unico, indispensabile e, cosa che mi fa un po' paura, privo di colpe.
La matrice co, di Co-municare, co-munità (appunto, mettere in comune, coabitare, condividere, coesistere) e individualmente, indiviso o indivisibile, unico, raro, irripetibile, che vuole, chiede e desidera personalizzazione, singolarità, univocità e unicità appunto.

Questo periodo così fortemente incentrato sull'individualismo, ma così fortemente comunitario, che vede singole persone stare in gruppo ma pur sempre sole, ha delle richieste e spinge l'economia e la politica (guidate entrambe e prontamente dal marketing e delle sue cinque/sei/quattro P) verso una direzione originale; è sempre di più una società incentrata sull'amore, sulla passione e sull'emozione; una società che da un lato riscopre quindi l'importanza di stare insieme, e dall'altro la necessaria esigenza di isolarsi per poter sopravvivere nella propria solitudine, nella quale lo stato di cose, spingono la maggioranza delle persone.

Una singolarità che si ritrova in momenti comuni per vibrare all'unisono (Gambardella Piromallo), interessarsi per gli altri per la sola ragione di stare insieme e poterne parlare del proprio interessamento, e intorno a quel centro focale fare una nuova comunità dei pari.
Ma la direzione originale, non è del tutto nuova, come al solito è una riscoperta di valori, entità, emozioni pre-esistenti.

A me fa venire in mente le tre età o stati del Profeta Gioacchino da Fiore (Dante Alighieri: E lucemi da lato / il calabrese abate Gioacchino / di spirito profetico dotato" (Par. XII)). Vedo un leggero avvicinamento verso quella che lui definisce terza età,
che purtroppo siamo ancora lontani da raggiungere, e probabilmente faremo un leggero ritorno alla prima, per rincanalarci nella seconda ma sicuramente questa esperienza potrà farci raggiungere il terzo stato.
(forse questa "divagazione" sul da Fiore, vi potrà distrarre... mene scuso, ma è un mio tick, il da Fiore, visto che orgogliosamente da Fiore, vengo anche io)

giovedì, gennaio 10, 2008

twitter: a me, me piace

Mi piace twitter.
Lo sto testando da un po' ormai. e ad esser sincero sono molto grato ad Anna Torcoletti e alla Markettara di Disruption.

Twitter è uno strumento del quale sentivo l'esigenza, e lo sapevo. Ma non sapevo che twitter fosse la risposta alla mia domanda. Erano due anni che volevo creare uno strumento del genere. Ma non sapevo come farlo... perché lo pensavo ristretto, come uso, ad una piccola percentuale di gente: cinque persone.

Adesso invece ho la possibilità di usare lo strumento e di rivolgermi non solo a quelle cinque persone (la redazione di comunitazione, per intenderci) ma anche ad altri; ma sopratutto ho la possibilità di chiacchierare e ricevere informazioni da molte più persone delle cinque presunte.

Continuo però a pensare che twitter abbia sostituito per molti aspetti le vecchie e care mailing list, e che possa sviluppare una certa capacità di sintesi: ottima e richiesta per scrittori, copywriter e comunicatori in generale.

Mi trovate su Twitter da oggi anche :)

Ma la mia analisi su twitter non si ferma di sicuro qui. Ne riparleremo ancora presto.

mercoledì, gennaio 09, 2008

persone e aziende: valore

Conosco persone in grado di far grande una società (leandro, ne è un esempio) ma conosco poche aziende (in Italia di sicuro) che sappian far grande un uomo...

Cioè... qualcosa non torna, i conti non contano e non tornano i tornii.

Help! Gerontocrazia? a me vien da ridere.

i siti per viaggiare: ma perché son così?

Viaggio molto. i miei amici mi sfottono: dicono che vivo sui treni.

in parte è vero.
ora forse un po' meno, dal momento che vivo a Milano, ma prima... quanti viaggi e quanta fretta: milano-salerno, cosenza-bologna, salerno-perugia, cosenza-lecce e così via.

E in tutti questi anni mi son sempre chiesto: perché mai il sito di trenitalia non mi chiede a che ora voglio arrivare, anziché chiedermi a che ora voglio partire?
dell'orario di partenza mene frego se viaggio per lavoro: mi interessa l'orario di arrivo.

Ecco cosa mi interessa.

Ma anche alitalia, edreams, e tutti gli altri siti: continuano a chiedermi a che ora vorrei partire... ma spesso non lo so, non ne ho idea: ma so con precisione a che ora devo esser in alcune città.

Design dell'interazione, design dell'architettura, usabilità... e poi spesso e volentieri, ahimé, ci dimentichiamo delle esigenze degli utenti, dei clienti e di chi ci vorrebbe ascoltare.

Devo esser a Cosenza per le 15, parto da Milano, che treno devo prendere? questa è la mia domanda. Chi mi sa fornire una risposta esatta, qualificata e giusta, molto probabilmente sarà il mio fornitore del servizio.

Ovviamente questo non vale sempre e comunque. Dovrei aver la possibilità di dire al sito anche quando vorrei partire a volte, anziché a che ora vorrei arrivare, ma questo lo sanno far tutti: basterebbe aggiungere qualche script, qualche funzione, qualche interazione...

Ma ancora oggi con i messaggi si riesce ad interagire poco: e in realtà la verità è che l'internet ci permette nuove interazioni con i server... solo che tutti continuano a vedere il processo comunicativo fatto da "emittente-canale-ricevente" e non pensano che potrebbe diventare (può e deve secondo me, diventare...) emittente-canale-server che diventa emittente nuovamente-canale-ricevente"... chissà perché poi c'è così tanta difficoltà.

Di questa cosa ne parlavo tempo fa... qui. ...e da notare bene, odio la definizione di web 2.0, non da un contributo al web definirlo così se non si scoprono quali sono le vere cose "nuove" che il web permette.

ah... non solo io la penso così a proposito del web 2.0... anche e meglio di me ne parla uno che prendo sempre da esempio, anche se sempre in modo critico, Giancarlo Livraghi per esempio ultimamente si esprime così sul web 2.0, in precedenza così.

sabato, gennaio 05, 2008

Creare valore conquistando chi ancora non partecipa

leggevo questo post di seth godin http://sethgodin.typepad.com/seths_blog/2008/01/the-truth-about.html

Che dire. Ieri scrivevo che era importante secondo me investire su chi ancora non accede alla rete: clienti potenziali per molte aziende.

Oggi Seth Godin fa grosso modo lo stesso tipo di invito.

E' importante puntare su queste persone. Sono tante, sono la maggioranza e ancora oggi sono lì, a casa loro, a non godersi i vostri servizi sulla rete.

E sono davvero tantissimi.
Perché non conquistarli?

Dargli una ragione per accedere al vostro sito non è complicato, solo non ci lavoriamo abbastanza.

venerdì, gennaio 04, 2008

Investimenti pubblicitari

Raramente dedico del tempo a trovare una bella foto per i miei post. non le uso mai.
In questo caso avrei voluto disegnare un bel pullman che, sulle strisce pedonali, investe un po' di gente, per rappresentare l'investimento pubblicitario.

Però mi arrogo il diritto di citare Massimo Troisi:
A Napoli la disoccupazione è un problema che va risolto.
E i politici ce la stanno mettendo tutta. Hanno pensato di risolverlo con gli investimenti.
Solo che poi hanno visto che con un camion dei carabinieri riescono a investirne uno, due. Quelli so tanti, son troppi ecco.
Se vogliono risolvere veramente il problema,
con una politica seria e impegnata,
l''unica cosa da fare: han' e pijlia camion più grossi.
I camion più grossi, bisogna prendere.
Ed ecco allora che gli investimenti pubblicitari si spostano dove batte la lingua: si parla così tanto dell'internet che molti sono pronti a scommettere che gli investimenti sull'internet batteranno (o hanno già battuto, sentendo alcuni) quelli nella tv. Per altri invece, ovviamente, il vero investimento sarà il mobil advertising: altro punto dove batte la lingua.
Allora, dove si stanno spostando gli investimenti pubblicitari?
Beh, in Italia sono abbastanza fermi, con una buona rincorsa verso la rete e una corsetta verso il mobile. Ma la tv la fa da padrona.

In Italia poi, anche il guerrilla marketing sta riscuotendo, dopo più di 20 anni dalla sua introduzione, un discreto successo, sopratutto tra i blogger ad esser sinceri.
E allora? beh, i dati non parlano chiaro: sono pochi, frammentati, frammentari, e troppo spesso generati da "parti in causa" che hanno poca necessità e tanta virtù nel dipingerli in un modo diverso da quello reale.
E quindi? non ci resta che affidarci alla buona, vecchia e a me cara osservazione.
L'internet è sempre più usata, ma all'interno di comunità ristrette: più persone lo scoprono e più spingo i propri pari ad usarla. Ma come evidenziano i dati di Giancarlo Livraghi non solo l'Italia è ancora indietro rispetto ad altri paesi, ma è un arretramento che ha origini lontane: pare infatti che dove siano diffusi l'uso dei libri e dei quotidiani, più alta sia la propensione all'internet. Ovviamente dunque in Italia, leggendo poco libri e quotidiani...
E allora? Gli investimenti pubblicitari si spostano, si sposteranno o converrebbe spostarli sull'internet?
Che ci sia un incremento costante (non esponenziale) è un dato di fatto, anche perché è costante l'incremento dell'uso della rete.
Larghe fasce della popolazione non accedono all'internet: sopratutto i ceti bassi. Ovviamente questo significa che ci sono ottime fasce all'interno delle quali investire per creare dei nuovi servizi da offrire a queste persone.
Cioè, se uno non usa l'internet, a volte potrebbe esser perché non ne ha bisogno? vive bene anche senza la rete? non sa che farsene?
Quindi ci sono grandi spazi nei quali lavorare, non solo per accapparrarsi gli utenti che già sono collegati alla rete, ma per spingere anche nuovi utenti a collegarsi... casalinghe con più di 50 anni, pensionati da lavori edili o agricoli; sono solo alcuni esempi di fasce della popolazione italiana che personalmente ho potuto constatare, non abbiano un grande interesse verso l'internet.
Ok, attrarre nuovi investimenti sulla rete, ok iniziare a dirlo, così magari qualcuno ci casca e inizia la corsa verso la rete, ma un ottimo metodo sarebbe proprio quello di attrarre nuove persone verso l'uso di questo medium e di questo strumento.

martedì, gennaio 01, 2008

il valore son le persone

Leggo, per fortuna.
E ho delle idee. Tante. E su molti concetti che riguardano il marketing, la comunicazione e l'internet, cerco di farmi una "mia idea" sul funzionamento.

Spesso sento parlare dell'importanza delle relazioni.
In questi giorni invece sto ponendo l'accento sull'importanza delle persone.


Concetto banale, ma chiave.


Durante le mie letture spesso mi capita di trovare autore che "la pensino come me", e di costruire un fil rouge nelle mie letture.
Ho acquistato e letto Mindfuncking: ritrae alcune delle mie idee, ma ahimé non le spiega da un punto di vista scientifico e soprattutto: perché diamine non esiste una bibliografia in questo libro?! abitudini cattive date dall'uso dei blog e dell'internet credo.

Invece "o meglio o niente" di Jim Collins mi fa pensare all'importanza che le persone hanno nello sviluppo aziendale, personale e per la ricerca della felicità, in senso lato intesa.


Senza Gianluigi Zarantonello per esempio, Comunitàzione.it non sarebbe mai diventata quello che è oggi. Una persona. E senza le idee e il supporto di Leandro Agrò forse non avrei mai creato un CMS da zero solo per comunitazione.it: e quindi comunitazione sarebbe sparita ugualmente.


Certo, si dice che nessuno è indispensabile: ma sono d'accordo in parte.
Ci sono persone che se non altro sono difficilmente sostituibili. Lo si può fare, ma bisogna cambiare un dieci con un dieci, un mediano di spinta con un mediano di spinta, una punta con una punta... non una punta con un difensore, per intenderci calcisticamente.
Ovvietà direte voi. Ovvietà che mi sorprende osservare, non vengano osservate. Cioè: quante sono le aziende che non hanno le persone giuste? e che non puntano sulle "giuste" che sono già al loro interno?

Conosco centinaia di aziende. Parlo molto con i dipendenti. Anche con i "capi" o CEO, se preferite. Molti dipendenti non vedono l'ora di cambiar lavoro. Altri stanno cercando seriamente un nuovo posto di lavoro.
Alcune di queste meglio sene vadano, sarà un sollievo non solo per il CEO ma anche per i colleghi. Altre invece... ahimé, perse loro sarà difficile risalire la china per l'azienda.
Ne ho avuto di esempi sotto mano... Soci che si dividono per esempio, e poi nessuna delle due aziende è più un "azienda eccellente"; attenzione, non parlo di sopravvivenza, a quella bene o male le aziende italiane sono abituate, parlo di produttività e profitti; giusta equazione tra impegno e riscontro; tra spesa e profitto; tra investimenti e ricavi.

Puntare sulle persone giuste è più che mai importante.
Ci sono aziende che hanno dentro un numero 10. Lo trattano da numero 4 e probabilmente, non solo lo sottavalutano, ma sono certe di poterlo sostituire facilmente. Quando sene andrà però, il CEO inizierà a cercare un sostituto. Lo troverà dopo, per esempio, 3 mesi... e ammesso che ne sia all'altezza: in quei tre mesi cosa è successo all'azienda?

Il valore sono le persone. Le relazioni possono essere di facciata, finte, tarocche; le persone sono autentiche, vere e reali, oltre che regali.
In questo 2008, personalmente, punterò tutto sulle persone.

Una compagna, una moglie, una fidanzata potrà esser sostituibile vero, ma la vostra? è sostituibile?
Se siete stanchi del rapporto e siete certi che possiate trovare di meglio: fatelo subito, perdete meno tempo, meno energie e diminuirete il vostro stress.
Ma se è la persona giusta amatela, onoratela e fate in modo che non sia lei a volervi sostituire.

Ho sbagliato in questo ragionamento?
Se non ho sbagliato: perché diamine lavorate in aziende che non vi piacciono, e ancora di più perché voi CEO avete dipendenti che non vi piacciono?
Emm... e siccome ne avete che vi piacciono, dedicategli tutto il vostro amore: certo nessuno è indispensabile, ma alcuni sono difficilmente sostituibili.

Circordarsi delle persone giuste, dialogare, discutere e incavolarsi, animarsi e farsi animare dalle persone giuste. Cercare l'eccellenza sempre e comunque.

Sono sempre molto selettivo nelle mie amicizie: chiedo quello che do: onestà, impegno, sincerità e lealtà. Lo faccio nel lavoro anche. Lo pretendo da me nella vita.

Per le aziende il ragionamento non credo cambi. La persona giusta può far svoltare un settore dell'azienda... cerchiamole: questa sarà la mia unica ricerca del 2008.

Aggiornamenti da Comunitàzione.it