sabato, dicembre 22, 2007

Cruciverba: due orizzontale.

Grazie al commento di Fabrizio anticipo l'uscita di questo post che stavo preparando.

Mi devo scusare in anticipo con lui per aver enfatizzato a tratti il dialogo ponendolo soprattutto nei suoi confronti ma ho voluto, anziché commentare a lungo il suo ottimo intervento, dedicargli molto più spazio in questo post, che spero possa far continuare un dialogo serio e sincero .

L'internet è democratico e orizzontale. (abbrevio per semplicità con licenza ellittica, come al solito).
Questa la domanda.
La risposta è: sì in teoria e lo sarà, ma no, ahimé ancora oggi. Ma ancor di più: può essere fuorviante definirlo così.

Perché se da un lato l'internet permette a tutti di accedere e a tutti di parlare, dall'altra parte permette a tutti di essere sconosciuti; e di dedicare tempo, risorse ed energia ad un passatempo costoso e purtroppo per alcuni illusorio.

Giustamente Fabrizio mi invita a guardare la cosa dal punto di vista non solo del fruitore dei contenuti, ma anche dell'editore.

Accetto volentieri quindi di anticipare i tempi di uscita di questo post.

Ho un foglio di carta davanti a me dove ho editato una serie di informazioni e di ragionamenti, mi piace troppo la mia bic e i miei schemini logicamente illogici.
Ho il diritto di scrivere, la possibilità; tutti possiamo farlo. Ma per questo motivo definisco la scrittura democratica? o orizzonale?
Non credo che mi verrebbe in mente.
Eppure lo è, se volessimo analizzarla partendo dalle definizioni.
Penso, scrivo; il mio foglio mantiene memoria, relativamente facile, molto economico.

Eppure non mi son mai sognato di dire che la scrittura portasse un'ondata di democrazia o di orizzontalizzazione della società e della comunicazione; o meglio: l'avvento della scrittura ha dato un grande contributo a questo sviluppo, ma non ci si è limitati ad accontentarsi di ciò.

Scrivo spesso. A volte faccio leggere le mie "disquisizioni" ad amici e conoscenti.

Altrettanto spesso cammino. Lo facciamo tutti quasi. E tutti ne abbiamo la possibilità. E' democratico? E' orizzontale? beh, non mi sembra sia utile definire così, ne la scrittura ne la mia passeggiata.

Altrettanto spesso vado nelle piazze delle città italiane che visito. Mi fermo nei bar e discuto. Chiacchiero. Parlo. Con chiunque voglia dialogare con me. Anche in metro. Anche la parola è democratica e orizzontale?

Quindi perché dell'internet viene enfatizzato l'aspetto "democratica e orizzontale" come se fosse una sua prerogativa ed esclusiva?
L'internet ha illuso la gente che gli consentisse di dire tutto a tutti e, per la stessa ragione di avere un blog, alcuni si son sentiti degli scrittori, altri dei saggisti, altri ancora dei ricercatori.
Bella orizzontalizzazione: ma illusoria.

Spero di non distruggere le speranze di nessuno... e spero anche di non offendere nessuno.
emm... e chiedo anche scusa perché ultimamente sto scrivendo dei post come se fossero verità assolute, ma siccome parlo a quattro amici, son certo che mi capiranno: ciò che esprimo è solo il mio poveramente veloce punto di vista.
L'internet illude un uomo di poter dire la sua (come può far sul suo diario) ma, a differenza del diario personale, sull'internet si è convinti che tutti ci leggeranno.

Perché c'è questa convinzione?
Perchè l'internet viene definita orizzonale e democratica.

E non solo questo: l'internet ha fatto traviare il significato della parola [democrazia] ma anche del concetto di [libertà di espressione].

Da quando esistono i blog molti pensano di poter sbeffeggiare (e calunniare anche) chiunque senza dover rispettare l'altro; peggio c'è chi si arroga il diritto di raccontare storie, spacciandole per assolutamente vere, senza però prendere le dovute cautele, racconlta di informazioni, dati ecc... anche il mestiere del giornalista ha subito delle modifiche, in negativo da questo punto di vista almeno: la gente parla per sentito dire. E per sentito dire ormai non ci parla più nessuno, tranne i giornalisti/blogger... oddio che ridere.


Potrei continuare con le aberrazioni di lettura di questi due concetti: democrazie e libertà d'espressione, ma forse vi tedierei; potrei anche raccontare casi concreti... ma penso non sia questo il momento.


Da un punto di vista economico: creo un sito web, produco un video, compio un'impresa straordinaria, ma il solo fatto di pubblicarla sulla rete non mene assicura una buona visibilità; non mi assicura affatto che venga letta di più della mia pagina di diario chiuso nel cassetto del comodino e neppure un maggiore ascolto rispetto al bar.


Ciò che mi assicura la vendita del mio libro, la vendita di un servizio o di un prodotto, così come la lettura del mio blog, non sono "la democrazia" dell'internet ma le relazioni che riesco ad instaurare.


Ecco perchè, caro Fabrizio dico che è inutile continuare a dire che sia democratico e orizzontale: potrebbe anche esserlo, ma per quanto mi riguarda voglio vedere l'internet per altre peculiarità: un motore sociale di relazioni e di condivisioni di esperienze di vissuto, ecc...


La rete delle reti, l'internet, ha prodotto dei cambiamenti sociali; alcune aberrazioni; nuove opportunità; aperto nuove strade. Da la possibilità a me, per esempio, di conoscere centinaia di altre persone; entrare in contatto con queste, discutervi (come spero di poter fare con te anche in privato); condividere esperienze, emozioni, desideri, aspettative, sogni.

Consente anche di avere milioni di amici e di lettori non amici; consente di incontrare nuove idee, nuove persone e nuove merci.

Ma siamo sicuri che serva dire che sia orizzontale o democratico? O questo "dire" è solo un modo per creare confusione e anche delle decodifiche aberranti dello strumento e del medium?

Se il medium è il messaggio. Se l'internet è fatta di messaggi, che possono o meno esser raccolti, non sarebbe il caso di guardare alle inter-relazioni che questi messaggi possono proddurre piuttosto alla libertà, alla democrazia e alla orizzontalizzazione?


Credo che, come suggeriva Mauro Lupi e come ho tentato di fare un po' di tempo fa con Andrey Golub in questo piccolo resoconto di un caso reale di "coltivazione delle news", dovremmo iniziare a preoccuparci e analizzare le relazioni che si instaurano e che sono queste relazioni, forti, labili, instabili, durature, che possono creare valore per l'uomo, per l'umanità ma, guardando al sodo: per il business e per i blogger.

martedì, dicembre 18, 2007

Cruciverba. uno orizzontale: non scrivete l'internet.

L'internet viene definito orizzontale e democratico.
Ho cercato in alcuni post di spiegare come questa definizione potesse essere fuorviante.
Nessuno vuole negare che l'internet permetta in teoria una nuova democrazia e una nuova orizzontalità dei messaggi e alle persone (e merci); ma non dibbiamo farci trarre in inganno dalle teorie neppure. Infatti definire l'internet come orizzontale e democratico è fuorviante perché potrebbe convincere alcune persone di cose non propriamente vere. Non sarebbe per caso più interessante parlare di uno strumento che consente di creare relazioni e che su queste relazioni quindi ci dovremmo concentrare più che sul numero di utenti che ci leggono?


Ora provo a dirlo in altre parole.

Uno strumento e un media per esser definiti orizzontali devono avere dei requisiti:
a) accessibilità economica;
b) accessibilità nello spazio;
c) accessibilità nel tempo;
d) accessibilità in termini cognitivi.

(la tv li rispetta tutti. il telefonino usato come telefonia pure...)

a) un martello è accessibile (economicamente) a tutti, tutti lo possediamo o potremmo permettercelo; magari non dei migliori, ma uno "discreto" costa poco. Chi non ha un martello in casa? un paio di forbici? un rotolo di nastro adesivo?

b) il martello se vuoi lo porti in giro, il paio di forbici ancora più semplicemente; ma sopratutto avendolo tutti in casa, ecco che non è difficile reperirli.

c) emm... si deteriorano difficilmente, e la loro funzionalità è sempre la stessa. Conservano i "tratti" del tempo che passa, ma non per questo si abituano a tagliar storto o a mandar giù i chiodi di traverso, con l'esperienza impariamo a tagliare e a martellare, e così loro sono uguali a prima grosso modo e nel limite della loro materia (la vite delle forbici molto spesso si scassa, ma basta una sistematina).

d) a livello cognitivo chi non sa usare un martello o un paio di forbici?

E vogliamo parlare di un foglio di carta?
beh, è un mezzo di comunicazione, o no? Una penna a sfera è una buona interfaccia. Accessibili in termini cognitivi ed economici, trasportabili nello spazio, ma anche nel tempo.

L'internet cosa ha in comune con questi strumenti?

Si, l'accessibilità nello spazio potremmo raggiungerla, nel tempo presenta qualche problema perché i dati aumentano vertiginosamente e controllarti è sempre di più un problema, ma sorvoliamo (per ora... è importante l'oblio invece).

A livello economico è un investimento il pc; un investimento la rete. non tutti possono permetterselo e difatti ci son famiglie che sono sprovviste. A livello cognitivo accedervi è ancora complicato. Reperire le informazioni cercate ancora di più, perché google da delle buone risposte, ma non le migliori in assoluto.

Ok, problemi sorvolabili.

Orizzontale?
Che da a tutti le stesse possibilità. L'internet? Avete le migliori scarpe del mondo, avete le stesse possibilità della nike di farle conoscere? non credo.
E' orizzontale quanto il mio foglio di carta e la mia penna a sfera (bic, la adoro).
Scrivo, ripongo nel cassetto e lo faccio leggere ai miei amici. Che sono già miei clienti possibilmente.

E' orizzontale perché potenzialmente mi permette di far conoscere il mio pensiero a chiunque? beh, anche la classica lettera nella bottiglia di vetro. Ma quante sono le bottiglie di vetro che nessuno ha mai letto?

Ok, allora perché dovremmo convincere un imprenditore ad investire in un mezzo sul quale potenzialmente il suo messaggio andrà alla deriva, o ancora peggio, il suo messaggio non sarà mai letto da nessuno?

Un motivo c'è, anzi più di uno. Uno sono le relazioni. L'internet permette di creare delle relazioni. Il valore di queste relazioni è incommensurabile, o ancora meglio, al momento non comprensibile. Io scrivo su questo blog, poi mi contattano alcuni di voi lettori dicendomi che il giorno dopo il loro prof. all'università ha detto le stesse cose.
Io non so se il prof. abbia letto questo post. A volte è coincidenza. A volte no.

Quindi (due), sono la creatività e tre la condivisione.

Direi che l'internet permette una nuova creatività e condivisione, un insight continuum di potenziale creativo e relazioni.

A me interessano un po' troppo questi aspetti forse, ma credo che iniziando a dire le cose come stanno, si creano meno falsi miti e meno scottature.

il quarto punto potrebbe essere la facilità di ricerca delle informazioni: se questa fosse effettivamente semplice. Uso l'internet spessissimo, non sempre mi da le risposte giuste e non sempre le migliori. Anche qui si dovrà lavorare parecchio ancora, e sopratutto oggi che le informazioni aumentano ad un ritmo enorme... (un consiglio: se avete una buona soluzione, ci sono tutti gli spazi per superare google).

giovedì, dicembre 13, 2007

Apoteosi lurker: la ricerca.

TechnoSoc
tartarugatecnologica
speculummaius
giulia diario
makinmyway
Opera bouffe
Succede a catepol
UniFerpi blog
CtaBlog

son alcuni blog che hanno aderito alla ricerca sull'APOTEOSI dei Lurker.
Qualcuno si cheide perché la ricerca? altri perché Apoteosi.

Partiamo dalla seconda questione: apoteosi perché finalmente i nostri lettori diventano Protagonisti veri.
La ricerca è fenomenologica, non è di natura quantitativa o qualitativa. Si cerca di osservare e monitorare un fenomeno, analizzandolo e chiedendosi perché.

E parte da alcune tesi, da verificare, ovviamente. E la ricerca è uno dei metodi per verificarle.
Ovviamente si aspettano le risposte. Che stanno arrivando, e continueranno ad arrivare.

La tesi di fondo da verificare è che non esistano dei veri e propri lurker, ma persone in carne ed ossa (infatti lurker è usato appositamente in modo provocatorio come termine), che non interagiscono con gli autori per pigrizia, per modestia, perché in realtà non tutti leggono ma molti sfogliano; e l'internet è un mezzo per niente democratico, e ancora poco orizzontale; e che ci sia una gran voglia di rap-presentare se stessi nuotando tra diversi se disgregati e inappagati. E, sopratutto, che il commento venga usato come metodo per farsi ri-conoscere?

Questa è la mia tesi. Pronto a rivederla se fosse sbagliata. Per ora l'analizzo. Insieme al gruppo di Comunitàzione.it e a quanti altri volessero farlo.

mercoledì, dicembre 12, 2007

Alex Badalic.


E già. Mi stupisce. Alex Badalic... a Milano, con me, a Creatives are bad.

Eccoci insieme a chiacchierare, meglio, Alex, che mi ascolta ed io che blatero.

Ecco a voi il mio amico: ALEX BADALIC.
mon amies, BADALIC (ditelo: badalich: non col K finale, ma con la C dolce di Ciliege, BadaliC, come stankovic, ibraimovic, chivoletecic... ma lic dolce)
emm... non è mia premura pubblicare un mio tutto busto, ma siccome capita... eccomi a bocca aperta a parlare, e non ridete: grazie al copywriterontheroad :D

Da creatives are bad a Milano, dalla sede della mitica AIAP:




em... ne approfitto: io in euforia per il successo di Creatives are bad anche a Milano.


non so quale acqua avevo bevuto, credo uliveto... ma a me l'acqua fa arruginire :)

io e twitter

Twitta. Melo dice Anna Torcoletti, melo ripete ieri sera la Markettara (nn ha una pagina su comunitàzione :) di Disruption.
Ok, apro l'ennesimo account su twitter, questa volta non per spiarvi, non per conoscerlo, ma per usarlo.
Il mio primo account su twitter. Bello. davvero bello. Più di quanto io pensassi.
Per me sostituisce appieno la funzione che ha sempre avuto per me la mailing list con il panzone bastardo che mi ha abbandonato. E va beh, questo è un rif. che spero non capiate, perché a me quel panzone di un grosso uomo, mi manca.

Con i soliti occhi di "scienziato della comunicazione" (non vedo l'ora di sdoganare questo termine, perché altro non sono), osservo attentamente i movimenti di twitter. Li osservo.
Twitter è la sostituzione delle mailinglist. Adesso aprirò un twitter-comunitàzione credo. Ci sto pensando sul serio.

Servirà dico.
Per il cazzeggio almeno.

Ci vorrei dentro amici miei: Fabrizio Ballabeni, Gianni Lombardi, tra i primi, poi ci vorrei dentro anche la gente che ho osservato sulla famosa ML che mi ha instradato seriamente sull'internet: Panzeri, LaPizia, Garavaglia per esempio. E gli altri cazzeggiatori solitari che frequentavano quella ml.

l'ho buttata lì.

Beh, in attesa vi invito a "seguirmi" su twitter, chissà che dal nostro di cazzeggio non possa nascere una nuova forma di quella stupenda ml... più snella, veloce e twitterata :D

emm... ne riparleremo di twitter in modo serio, appena mi viene in mente.
Ciauz.

martedì, dicembre 11, 2007

mi stupisce: l'internet non è many to many. Fuori dai luoghi comuni.

L'internet non è un mezzo "molti a molti" o many to many che preferiate dire.
Almeno questa è la mia osservazione.

Lo era. In principio. Lo sarà nuovamente. Ma adesso non lo è.

Per quanto attiene all'aspetto del media(*) l'internet oggi è puramente un mezzo di comunicazione uno a molti che si avvale dei media tradizionali per farsi conoscere e riconoscere.

Sembro impazzito, ma ragioniamoci su.
Qualcuno, io ad esempio, lancio un messaggio. Altri me (i blogger per esempio) lo riprendono.
Ma il messaggio parte da me. O meglio, da "la repubblica", da Berlusconi, da Prodi, dalle tv. Poi tutti ne parliamo.
Certo, per fortuna l'agenda mediale nostra nessuno può imporcela, e volendo possiamo approvigionarci di informazioni e cultura, estesamente intesa, da tanti rubinetti. Ma il rubinetto principale rimangono: pochi blogger e sopratutto i media tradiozionali.

Non vi allarmi e non vi stupisca, basto io a stupirmene.

Qualche tempo fa RTL ha raccontato di un servizio, generato tramite lo strumento della rete internet, di messaggistica sui telefonini (gli SMS) inviati tramite la rete a bassissimo prezzo, direttamente dal telefonino. Il sito in questione (non ricordo l'url a dire il vero) ricevette milioni di visite in quel giorno. La notizia fu ripresa da tantissime tv, giornali, radio. Ovviamente anche da tantissimi blogger.

E ora? chi si ricorda la url del sito?
chi si ricorda il brand?
chi ne tiene traccia nella memoria?

Personalmente mi ricordo l'accaduto, poi non funzionava con il mio operatore mobile (o meglio, i costi di accesso al WAP erano eccessivi) e così ho relegato quell'informazione nell'oblio della mia memoria.

Ma è importante notare il dato: un sito web si fa conoscere attraverso la radio, la notizia viene ripresa e ritrasmessa dai tg nazionali, e quindi, un servizio che esisteva da alcuni anni, raggiunge finalmente la fama.

Cosa significa?
che l'internet è ancora oggi se pur potenzialmente un media many to many, utilizzato come media uno a molti e che ha bisogno fortemente, per far emergere alcuni brand, delle vecchie logiche della pubblicità classica.

Alcuni servizi sono fortemente conosciuti in rete mi direte, e il passaparola ha superato ogni ostacolo... ma ostacolo de che!?
Mybloglog è utilizzatissimo in Italia. Nella cerchia dei marketer e dei blogger influenti soprattutto. E al di fuori di essa?
Le mie adorate appassionate dell'uncinetto non usano mybloglog. Usano però per il 90% splinder come fornitore del servizio di blogging.

Altri esempi?
Guardate i vostri ammiratori del blog su mybloglog per esempio (che per me ormai è un'indicatore e non altro), scoprirete che più o meno, grosso modo, tutti abbiamo gli stessi ammiratori. E l'espansione di mybloglog sembra enorme. Ma in realtà? E' davvero così universale? Andiamo in giro per la rete, entriamo in una comunità di "lavoro" diversa da quella che potrei etichettare come "marketing e tecnologia"; usano altri sistemi, altri aggregatori, altri identificatori.
Ognuno di noi si racchiude in un proprio circolo.
Da un lato questo è un indicatore importantissimo. Da osservare con attenzione; dall'altro invece è l'unità di misura della diffusione dei messaggi e dei "virus" che spesso non scavalcano le barriere delle cosidette comunità di pratica; rendendo così evidente che l'internet, per il momento, è molto un "parlarsi addosso".

Per fortuna ci sono degli ottimi esempi che dimostrano il contrario: Marco Fossati e Marco Marini ad esempio, sono due blogger che riescono a farlo benissimo. E mentre il primo scrive poco sul blog, il secondo (lacasalingadivoghera per eccellenza) è tra i pochi costanti blogger a riuscire a trattare temi inventati autonomamente e a creare messaggi nuovi.

Per citare poi il caso più eccellente all'interno della nostra comunità di pratica, rimane Giancarlo Livraghi, che cura il proprio spazio (chiamatelo blog, se volete, ma non mi attaccherei alle etichette; preferisco guardare gli indicatori), dal 1994, senza lasciarsi scalfire dal duepuntozerismo e da altre menate simili. Livraghi conosce il web, lo studia; ma conosce sopratutto la gente che lo usa e come usarlo.

In conclusione vi invito a guardare questi indicatori.
L'internet invece è un mezzo "many to many", che si esprime in questo concetto ogni qual volta, per esempio, i blogger lo usano per raccontare le proprie vicende, le proprie impressioni e non solo i propri punti di vista.

emm... ovviamente sono osservazioni e vi invito a discuterne con me.

(*) E bene ribadirlo: l'internet è uno strumento non solo un mezzo. Uno strumento di lavoro, di gioco, un arnese potremmo dirlo. Ma è anche un media elettronico, niente da ridere su questo punto.

venerdì, dicembre 07, 2007

Risistematizzazione: tentativo numero 1

In questo blog ho parlato di molte cose diverse, a volte anche di frivolezze; Ma in due anni (ho iniziato a scrivere qui nel novembre del 2005) ho affrontato un percorso di ricerca e crescita personale che ora vorrei provare a risistematizzare.

Prima di farlo una piccola e breve introduzione: questo blog lo ho usato e non so se cambierò metodo, come un blocc notes in cui appuntare dei miei spunti e delle mie riflessioni... vediamo se risistematizzando il tutto... traccio un po' alcune linee...

Riflessione 1: il web e il suo uso.
Che il web sia cambiato negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti; e che questa evoluzione abbia sconvolto il mondo del marketing e della comunicazione è un'opinione abbastanza condivisa.
La nascita di uno strumento many to many ha fatto scoppiare la bolla del viral marketing e delle guerriglie cruente, tanto che un libro scritto nell'85 oggi viene ripubblicato in Italiano; a distanza di ventidue anni.
Ma per i brand e le aziende in modo particolare, il web apre nuove lo sguardo verso nuovi scenari e nuovi modi di pensare al consumatore.
Anche il modo di intendere il design sta finalmente cambiando, e l'interaction design è una disciplina che finalmente raggiunge un proprio spazio. Limitato ancora.

Questo cosa comporta?
Il web sta modificando la società, forse con un ritorno al moderno e l'abbandono della postmodernità (francesco morace), o forse verso una nuova evoluzione di una società interconnesa: intesa come fortemente proiettata al futuro e ai progetti nel medio termine, poco stabile nell'immediato e nel presente, ma fortemente basata su valori e sentimenti guidati dalla voglia di esistere e raccontarsi.

alcuni tasselli: mito e racconto
La riscoperta del racconto della propria esperienza come valore essenziale per riscoprire chi si è; e proiettare verso gli altri una propria aura mitologica.
La riscoperta dunque anche del mito, non solo del racconto orale (o della seconda oralità, come la intende la Ong). Ma una riscoperta ego-centrica, che parte dalle esperienze personali che riacquisiscono un grande valore da mettere in comune con gli altri.
Ma mitologica e rituale.
Il riappropiarsi della propria esistenza e della propria esperienza diventa il mondo del racconto e del raccontare. I blog si basano su questa esigenza, comune tra le altre cose, di raccontare agli altri ciò che si vive, si osserva, si studia, si analizza, si comprende; ciò che si odia, ciò che fa male, ciò che da fastidio; ciò che si ama, si ammira...

Ma resa mitica perchè ascoltata, ri-prodotta, tramandata.

Altri tasselli: spazio e tempo
Il sorgere delle prime comunità on line (*) ma soprattutto l'evoluzione dei social network testimoniano una forte voglia di condivisione di uno spazio che potremmo definire fisico, in quanto composto da elementi fisici: il monitor è pur sempre uno spazio, ma lo è anche l'hard disk del server, e lo è soprattutto l'interfaccia(**) che viene utilizzata.
Quindi se l'interfaccia è lo spazio vero e proprio all'interno del quale vive una comunità, il tempo è rappresentato dal live, per quanto riguarda gli scambi in tempo reale (come col telefono), ed è sempre il tempo di fruizione (quindi li live nuovamente) il tempo di attualizzazione del racconto per gli scambi in modalità asincrona (come col libro).

In questa dimensione di spazio-tempo il web quindi esce da una serie di luoghi comuni e acquisisce una diversità dignità di esistenza: non sono più virtuali i rapporti, le relazioni e le emozioni che suscita, si svolgono in un tempo e in uno spazio, così come quelle reali.

L'importanza nuova del server
Con alcune nuove tecnologie, AJAX prima fra tutte, il server dei mantainer acquisiscono una nuova importanza, diventato non solo depositari della memoria in codice (HTML, XML, ASP, PHP ecc.) ma diventa esso stesso creatore di messaggi: i nickname suggeriti dai sistemi di iscrizione ne sono un esempio; la correlazione automatica tra articoli; i software come Technorati.
Ovvero un codice che non è più solo passivo, come lo è windows, ma che è in grado di generare risposte e in un certo verso proposte, quindi depositario di creatività propria anche.

Questo a mio avviso dovrebbe spingere i ricercatori ad analizzare un nuovo rapporto all'interno della comunicazione che potrei riassumere in questo schema: autore del codice-server-ricevitore, e tutti e tre "ragionano" e creano una parte del messaggio.

Questa considerazione è importante per far evolvere autonomamente i siti web e le applicazioni due punto zero.





(*) vi prego... non sono virtuali e non è un ciberspazio: lo ribadisco. Virtuale significa in potenza, e anche un libro è virtuale fin quando non lo si apre e lo si legge, ma nel momento in cui esso viene letto diventa reale, quanto dunque le community e i siti web. E non è un ciberspazio in quanto è popolato da persone fisiche e non da puri elementi di elettonica.
(**) inutile ribadirlo, ma è utile forse fare un esempio: il manico del martello, gli occhielli delle forbici, l'astuccio della penna: sono interfacce.

lunedì, dicembre 03, 2007

Creatives are bad: milano, dal 5 al 21 dicembre

Sale sale e non fa male a salire la febbre dei creativi che si confrontano con i clienti, questa volta a Milano, presso la sede dell'AIAP (fermata Lima o Loreto della metro rossa, come preferite arrivarci) e che sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 14 all 18.

La mostra della pubblicità rifiutata ( :D ) alle agenzie dai clienti, che riscuote sempre un grande successo, questa volta si sposta nell'olimpo della pubblicità, per dialogare con i creativi e i clienti, sopratutto, di Milano e del nord Italia.

Per chi volesse andare a vederla: non perdete questa occasione. per chi non ci potesse andare: fatevela raccontare. Per chi non è interessato: beh, la curiosità è femmina e aiuta il cervello.

ok, bando alle ciance, vi incollo il comunicato, tanto per gradire ;)

Dopo il successo riscosso a Cava de'Tirreni (Sa) e a Narni (Tr), la seconda edizione di Creatives are Bad! parte per una nuova importante tappa presso la sede Aiap a Milano.
L'Aiap, già ente patrocinante dell'evento, ospiterà la mostra presso la propria sede, in via Ponchielli 3, dal 5 al 21 dicembre.

Creatives are bad!, nata da un'idea dell'agenzia di comunicazione integrata MTN Company di Cava de'Tirreni, in collaborazione con Comunitàzione.it., è una mostra nazionale sulla comunicazione rifiutata o censurata, che espone i lavori mai pubblicati realizzati da agenzie e studi di progettazione italiani per le categorie di adv classico, progettazione grafica e spot tv.

La mostra vuole essere un momento per riflettere e confrontarsi su problematiche comuni e per interrogarsi sui perché celati dietro i rifiuti dei clienti, mettendo in risalto, quindi, le questioni legate alla comunicazione tra committenti e creativi.

A testimonianza della sua validità, la mostra gode di importanti patrocini: AIAP - Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva; Università La Sapienza - Facoltà di Scienze della Comunicazione; Università degli Studi di Salerno - Dipartimento di Scienze della Comunicazione; Provincia di Salerno - Assessorato al Lavoro ed alle Politiche Giovanili; Comune di Cava de'Tirreni; TP - Associazione Pubblicitari Professionisti; Ministero della Grafica; Federpubblicità.

Dopo il successo dalla prima esposizione, allestita a fine luglio nella città metelliana, e la seconda, che l'ha vista ospite di Attraversamenti 07, festival della grafica organizzato a Narni, Creatives are Bad! sarà a Milano in versione Tracks, ovvero in una variante dell'esposizione lievemente ridotta.Il secondo appuntamento nazionale di Creatives are Bad! offrirà dunque la possibilità a nuovi pubblici di esaminare ed apprezzare le tavole esposte, mossi da un costruttivo spirito critico volto ad unire e far crescere insieme i professionisti italiani della comunicazione.

domenica, dicembre 02, 2007

che il mediterraneo sia...

da Eugenio Bennato, tante volte ascoltato all'università di Salerno, anche a gratis, e in tante piazze del Mediterraneo.
Che il mediterraneo sia!.

Mediterreneo, lo sono.
ne porto addosso i colori, le musiche e i suoni.

Da musicista improbabile (trombettista) a agitatore dei sogni della gente (comunicatore), ecco cosa è il mediterraneo "sia" per me.

Che il Mediterraneo sia
quella nave che va da sola
tutta musica e tutta vele
su quell'onda dove si vola
tra il maestrale e la leggenda

[..]

e nisciuno è pirata e nisciuno è emigrante
simme tutte naviganti
allez, allez il n'y a pas de barrière
nous sommes tous enfants de la même mer
il n'y a pas de pirate il n'y a pas d'émigrant
nous sommes tous des navigants

Che il Mediterraneo sia
la fortezza ca nun tene porte
addo' ognuno po' campare
d'a ricchezza ca ognuno porta
ogni uomo con la sua stella

[...]

Che il mediterraneo sia, e rimanga nella mia anima ;)

Mediterraneo lo sono e non mi stupisco di esserlo, anzi, fierissimo.

ascoltatelo per chi non lo conoscesse...

sabato, dicembre 01, 2007

dieci anni di web, e cosa è cambiato?

Spesso sembro un vecchietto... quando mi trovo a dover raccontare cose che... buh, non so perché ma ho vissuto e altri no. Ma ho solo 28 anni, il problema semmai è che la mia vita l'ho vissuta in modo intenso e ho dormito sempre molto poco, meno di 5 ore a notte, raddoppiando quindi circa, la vita da sveglio che ho fatto...

ho avuto accesso la prima volta all'internet nel 1994, grazie a Piero Spinelli, che se legge questo post forse sorriderà.
Con Piero volevamo aprire un nostro "go online", oggi è l'edizioni master, nata a Rende, in provincia di Cosenza, ed io da lì vengo: da San Giovanni in Fiore (CS) appunto.

Dal 1994 ad oggi la rete si è evoluta, ovviamente...

Proprio oggi poi una ragazza mi ha raccontato della sua tesi di Laurea e... beh, perché non vada perduta vorrei raccontarvi come io ho conosciuto google e perché google è stato il mio motore di ricerca preferito.

Prima un piccolo incipit: nel 94 mi occupavo con Alfredo Federico (il nome è il primo, il secondo è il suo cognome), proprietario della Jaflos point, di sistemare i problemi sui computer dei professionisti del mio paese. Oltre a fare degli ovvi corsi di informatica.
Ero il "piccolo mago dei computer"... avevo 15 anni.
Quello che si chiama quando il pc si impantana, non vuol partire, stampare, accendersi. Trasformai una capacità in lavoro: continuavo a dare una mano a chi mi chiamava, ma lo facevo a pagamento.

Bel lavoro.

In quel periodo nasceva l'internet in Italia. E conoscevo da tempo le BBS.

Quando sei il piccolo mago dei computer è normale che i grandi ti chiedano come navigare sull'intenret.... come accedere e tutto il resto.
Tu, sei già un influencer e devi dare loro le risposte migliori per non far figuracce, sopratutto se per dare le risposte ti fai pagare la consulenza.

Quindi inizia a navigare sulla rete. Con Piero Spinelli andai in giro tra Crotone e Cosenza a scoprire come funzionavano i nodi di accesso alla rete: era il tempo dei numeri di telefono locale per accedere: 0984XXXXXX per esempio...

All'epoca trovare il sito web della wolkswagen non era facile. Anzi, piuttosto complicato, perchè non c'erano certezze: chi usava mettere il www, chi no, davanti al dominio; e non tutto era http://.
quindi usavamo un librone, che costava un botto che si chiamava "le yellow page".
Esistevano tantissimi Forum e soprattutto le BBS dove scambiarsi informazioni su: come navighiamo? dove trovo ciò che cerco?
Altavista era il motore di ricerca più usato.
Ma il collegamento lo pagavi per ogni secondo che stavi collegato.
quindi si scarivano i testi della ricerca, si scollegava il modem, e poi ci si riconnetteva quando si era cliccato.
Altavista era un motore di ricerca con una grafica pesante, e troppe informazioni inutili e spesso, prima di trovare il sito della Fiat, dovevi scorrere la terza o la quarta pagina dei risultati.

In quel periodo è nato google.
Un motore di ricerca segnalato sui forum e sulle bbs americane.
Lo provai, era efficace ed efficiente.
Il sito della Fiat era in prima pagina al primo posto, la grafica leggerissima e nessuna informazione ridondante.
il suo valore aggiunto rispetto ad altavista? velocità, precisione, efficacia ed efficienza: in una parola la qualità del servizio.

Altavista è solo un ricordo oggi. Google una forte realtà.

Il passaparola è stato fortissimo, ed è stato fatto da chi, come me, era un "consulente" o "piccolo mago del pc" verso tutti gli altri.

Spiegare come trovare una cosa con Altavista era complicatissimo: non ne eri sicuro la gente avesse voglia di scorrere tutte quelle pagine, quindi dicevi: prova a scrivere www.nomeazienda.com e vedi se ti da le risposte giuste. senno... chiamali e chiediglielo, ti sbrighi prima.

Con google dicevi: beh, scrivi quello che ti serve sul motore di ricerca, magari prova con le parole più semplici: automobili, al posto di vetture, o di utilitarie, e vedi che dovresti trovarlo subito.

Scrivere però "san giovanni in fiore" su google era desolate. Nessuna risposta. Non esisteva.
Scriver Luca Oliverio poi... era inutile.

Anche yahoo esisteva già. Ma aveva una grafica ancora più pesante rispetto a altavista e quindi era davvero sottoutilizzato.

Oggi che non abbiamo più i problemi di "pesantezza" delle pagine però ancora sui "manuali" e tra i consigli del web design trovate facilmente: le vostre pagine devono essere leggere... retaggi del passato, non serve più: la banda larga e la connessione flat hanno abbattuto questo problema. Le schede multiple di explorer e firefox hanno abbattuto anche il fatto che "se il tuo sito non si carica entro cinque secondi la gente cambia pagina"...

insomma... vecchie credenze che persistono, nuove tecnologie che non vanno avanti, e soprattutto la memoria che a volte è troppo corta.

Spero questa nota possa esser utile a quanti vogliano capire come un'azienda sia potuta diventare tanto forte senza farsi (all'epoca almeno) tanta pubblicità e vincere una concorrenza non spietata, ma cieca...

venerdì, novembre 23, 2007

il design... e che ce vo.

"Quando sto lavorando su un problema, non penso mai alla bellezza. Penso soltanto a come posso risolverlo. Ma, se quando ho finito, la soluzione non è splendida, so che è sbagliata."

Fuller. fuller. cercatelo.
magari su wikipedia che vi piace tanto.

Fuller Buckminster, filosofo, da cui prende nome il fullerene, un composto organico molto più complesso del classico diamante.

Fuller dunque.
studiamolo.
anche io devo studiarlo, perché negarlo.

Parlavamo di design. Che è funzione e poi forma.
vero?
no! ho detto una cazzata.

Secondo molti il design è prima funzione: soddisfare bisogni pratici degli utenti e poi forma, quindi i desideri ergonomici magari.

ok proviamo a far chiarezza.

Secondo il mio adorato DemauroParavia il design è: linea, aspetto, stile di un oggetto prodotto secondo i canoni dell’industrial design: un’automobile con un d. sportivo; stile che caratterizza vari prodotti fabbricati in serie: il d. di questa lampada è sempre attuale, questa libreria ha un d. anni Settanta

Questa definizione mi sta molto stretta, perchè non definisce molto bene il design.

Davvero il design è solo la linea? ma è anche lo stile.
E cosa è lo stile? sinonimo di linea? beh, sì per alcuni il differenziale semantico tra i due termini potrebbe esser nullo. E allora chiediamo allo stesso vocabolario cosa indichi "lo stile"

Prendiamo una definizione tassonomica:
TS ling., modalità d’uso della lingua particolare di un individuo, spec. di qualche rilievo letterario o sociale, o di un gruppo .

o di un oggetto, no?
ok. Lingua ci basta.

Non credo ci sia bisogno di chiedere al vocabolario il significato di Lingua.

Ok.
Proviamo ad andare avanti?

no, un passo indietro. Perché mi sono andato a prendere un vocabolario? non perchè sono stronzo e voglio farvi perndere ma perché la definizione di Design che solitamente si da la trovo limitata e limitativa; stupida per certi versi; inutile per altri.
Infatti Steve Jobs (se non sapete chi è usate wikipedia se vi appaga): Non abbiamo il linguaggio adatto per parlare diqueste cose. Nel covavolario della maggior parte delle persone design è sinonimo di apparenza... per quanto mi riguarda, non c'è nulla di più lontano dal vero significato del termine. Il design è la ragione fondamentale per cui si amano o si detestano le creazioni dell'uomo."

ops! Sembra che Jobs la pensi come me. O io come lui come preferite, non so chi dei due prima l'abbia pensato, scherziamo, ovvio.


E già, il design penso, fa si che un prodotto esista, resista e persista, e un altro scompaia. Blogger non ha nulla di eccezionale rispetto ad altri sistemi di blogghing. ha però una vasta scelta di "layout", "modelli", "grafiche". WP invece ne permette una personalizzazione eccezionale. Splinder invece è italiano.
3 condizioni di design. Il primo riguarda la scelta del design, la seconda la personalizzazione, il terzo il linguaggio. ops, ho scritto linguaggio? e stile? cosa è stile? l'abbiamo detto prima. e Stile, linguaggio, design... sono semanticamente vicine a quanto pare.
Splinder ha attecchito perché ITALIANO. Stile italiano, non solo inteso come linguaggio (anche blogger è in italiano) ma rappresenta lo stile italiano...

ok.
Per Anita Roddick: la cosa più importante è creare uno stile che diventi un legame culturale tra voi e la comunità che servite. E lo si può fare soltanto grazie a un buon design".

Creare uno stile attraverso il design. lo sottolineo per gli scettici.

Ma da cosa nasce il design?

parentesi. Novecento è una palla di libro, bellissimo ma non l'ho letto con piacere. Il film: il pianista sull'oceano, cavolo se mi è piaciuto. Ha una frase stupenda. Il trombettista (sarà la comunanza di strumento?) dice: "non sei veramente fregato finchè hai una storia da raccontare e qualcuno a cui raccontarla...

Hai una storia da raccontare e qualcuno a cui raccontarla.

Molte pubblicità non hanno una storia da raccontare.
Altre non sanno a chi raccontarle.

(ops, sono scivolato nella mia vera passione, l'adv, scusatemi).

Dicevamo il design?
beh, continueremo a parlarne.
Ma racconta una storia; da uno stile, esplica la funzionalità dell'oggetto. Consente che un oggetto (un servizio, un prodotto, una storia: infatti si parla dello stile di un autore... no?) piaccia o meno.

Il design è molto di più di quello che state immaginando.
Sbagliare il design significa non vendere il prodotto, non far piacere il servizio, non poter proporre una comunicazione.

Pubblicitari: pensate al DESIGN: raccontatemi una storia, fatemi vivere un'esperienza.

...Sto scivolando nuovamente nella mia passione: esperienza, virale; comunicazione, marketing... pubblicità, informazione...

giovedì, novembre 08, 2007

Ne sento la mancanza.

ne sento la mancanza.
non mi è semplice spiegarlo.

non ho mai pianto per un uomo dello spettacolo. ho pianto anni Airton Senna. ma mai per un uomo dello spettacolo.
Senna è stato l'unica persona che non ho conosciuto di persona che ho pianto.

non ho guardato la formula 1 per anni. poi si, si ricomincia, ma con molta meno passione, a guardare uno sport che piace, e a me piaceva.

non ho pianto la morte di nessuno degli altri personaggi pubblici. mi ritrovo oggi a sentire la mancanza di Biagi. non so spiegarmi il motivo. ma sento la mancanza di un uomo, di una guida, di un emblema, di un mito; mi manca Enzo Biagi.

Biagi mi manca.

un uomo che mi ha insegnato a scrivere, a leggere, a guardare la società, ad apprezzare il successo e continuare a pensare alle cose normali, alle persone come me, a me, agli uomini, agli altri, a noi.
Enzo Biagi mi manca.

è stato un uomo eccezionale, un professionista impagabile, scacciato dalla rai più volte; ucciso dalla rai al fine della sua vita. ucciso anche dagli uomini che come berlusconi hanno pensato male di lui. è morto portandosi via "il terzo lutto" della sua vita.

non l'ho mai conosciuto di persona. mi ha segnato. come mi ha segnato Montanelli, ma a me Biagi piaceva di più.
la sua è un'eredità impossibile da ricevere, da volere, da chiedere. nessuno sarà mai come lui.

e con lui scompare uno dei più grandi giornalisti che l'italia si sia meritata.

Maestro non è un'addio. non so scrivere come avresti fatto tu per altri un ottimo editoriale. ci provo; grazie per avermi insegnato a raccontare le storie. ma perdonami, non tutti gli allievi riescono ad apprendere. io meno che mai.

sabato, novembre 03, 2007

Tra masse e categorie: quando la mia amica non è "le donne"

Sono calabrese. Ovviamente del mezzogiorno d'Italia.
Mi dareste del mafioso?

Vero, potrei esserlo, almeno quanto potrebbe esserlo un rimenense.

Sono anche un webber, abitante della rete, non solo un cittadino della rete, ma un abitante, residente e domiciliato in vari siti e blog dell'internet: per esempio mybloglog testimonia i miei diversi domicili contemporanei; ma si sa che il velo dell'ubiquità è uno dei pilastri del web.

Sono anche un ventottenne, maschio, di razza bianca, terribilmente ateo praticante e credente in un dio che ha fiducia in me; ma lontano da Sacra Romana Chiesa.

Sono un italiano, non suono il mandolino, ma amo la pizza, meno gli spaghetti: gli preferisco le pappardelle o i paccheri dell'Antonio Amato.

Amo il mare, ma preferisco le montagne, magari quelle della mia Sila.

Non mi offendo se una donna additandomi dice: voi uomini siete tutti uguali, ma se è il caso, cerco di spiegarle che si sbaglia. Così come molte mie amiche melo fanno notare: io non sono tutte le donne. Già, non sei tutte le donne.
Sei unica e irripetibile; straordinaria per la tua personale anima, per il tuo cuore, per la tua creatività.

Sei un essere unico anche tu. Hai le tue peculiarità e le tue creatività. Hai certamente le tue appartenenze, ma sei unico.

Ho provato a parlare di me per evidenziare le differenze tra me e te. E questo fatto a noi che ci occupiamo di comunicazione è abbastanza chiaro.

Allora perché abbiamo deciso che i rumeni son cattivi?

Giustamente i rumeni si ribellano, e rivendicano le proprie specificità: non tutti sono uguali, anche loro.

Ma la tendenza a massificare che i mezzi di comunicazione tradizionale ancora tentano di fare è allarmante, scioccante: rivendicano un ruolo che è ormai fallito: la massificazione.

Ancora i giornali e le tv tendono a macrocategorizzare l'essere umano; questo può essere utile e pratico in alcune circostanze, molto scomodo e poco utile in tante altre. Come nel caso dei rumeni; o dei napoletani; o dei calabresi.

I media di massa devono demassificare il proprio modo di parlare se vogliono continuare a vivere, altrimenti ci passerà la voglia anche di dedicargli del tempo e dei soldi.

I webber sanno benissimo che ogni essere vivente è unico e irripetibile, e non incastonabile in un target da colpire.

Solo adesso dobbiamo dare un nuovo paradigma ai giornalisti e ai copioni; un paradigma che gli consenta di utilizzare degli agettivi in modo più sano e calzante.
Ad esempio, sul caso della donna uccisa a Roma anziché rumeno si poteva usare: assassino; o ancora disadattato, delinquente...
Basterebbe, come al solito, tornare all'origine delle parole.

Ma siccome loro non son contenti abbiamo bisogno di trovare un paradigma nuovo che sostituisca la concezione di un pubblico target e di masse indistinte.

La sfida è aperta.

sabato, ottobre 27, 2007

designer, cosa

State progettando qualcosa per me?
sapete chi sa progettare molto bene per me? la mia sarta.
Mi prende le misure, mi consiglia i tessuti, mi fa scegliere le texture; mele consiglia in base alla mia altezza, ai miei occhi scuri, alla mia carnaggione nera.

Lei si che sa progettare per me, sono sempre molto soddisfatto.

State progettando per me dicevamo?
Beh, mi conoscete? mi avete preso le misure? sapete a cosa mi serve quello che mi state progettando? dove ci andrò? quando, con chi, perché e come lo userò?

State progettando per caso un paio di forbici?
beh, quelle le so usare, ma il vostro progetto deve essere innovativo sul serio per convincermi a scegliere proprio le vostre tra le centinaia di altre.

Ah, non state progettando forbici. Cosa allora?
una campagna pubblicitaria?
e come la uso? quando la guardo, con chi, mentre faccio cos'altro.

Sono domande che vi dovreste porre.
Se sono in metro non la guarderò facilmente: ho poco tempo e sono più concentrato su altro: due news veloci tanto per far passare in fretta quei 20 minuti.
Se invece siete così bravi da vestirmi addosso una comunicazione, allora posso dedicarvi ben 20 minuti.
Mica pochi.

Ah, la stavate progettando per la tv?
beh, forse guardo la tv mentre cucino, oppure mentre scrivo questo post, o mentre gioco con mio cugino, mio nipote, sono alla playstation, non so. Voi lo sapete?
Potreste saperlo se mi conosceste. e di conseguenza cucirmi addosso il progetto.

Ah, ma sì, forse volevate progettare un sito web.
Bhe, sapete che non ho molto tempo per navigare: cerco qualcosa, voglio informazioni: perché nascondermele?

ok, questo è un lato del design.
Ce n'è un'altro: quello emozionale.

E così in modo, come al solito veloce e un po' superficiale, abbia chiacchierato del disegnare cosa... vogliamo anche capire come?

venerdì, ottobre 26, 2007

il design

Parliamo di design.

Sono un art. E di design dovrei saperne secondo voi?
sentiamo.

Chi è un'esperto di design?
Non per forza un art.
non è escluso che lo sia.
ma un designer è una cosa diversa da un art.
un art è uno che si occupa della parte visuale di un annuncio di pubblicità.

Perché un designer allora non è semplicemente un art, spero sia chiaro.
Per esempio? sto facendo in modo che il design di questo sito non vi aiuti a capirlo.

Eppure il layout del blog è uguale a quello di ieri, di poco fa, di una settimana fa.

il design è qualcosa di diverso del layout.
Il layout è uno degli elementi del design.
Il design è un'altra cosa.

Il design è quella cosa che ti fa legger questo testo con semplicità da questo punto in poi.
il deisng è quell'elemento che fa vivere nella tua mente un'immagine, ma anche un'idea, un sollievo, un sogno, un pensiero.

E' la linea di un martello se esso si fa usare semplicemente; sono i due ditali della forbice, se anche un bambino riesce e premerle a pinza. Sono i tasti del tuo PC, una volta che riesci a imparare come son disposti ed è il contrario della tua tastiera finché non l'impari, ma non è solo quello. Anche il tuo computer e i tuoi software e il tuo desiderio di usare il pc influiscono sul design della tastiera.

Allora, che cosa è il design?
che cosa rappresenta il made in italy se non il design? e... davvero pensavate che il made in Italy fosse dovuto solo alle linee che usa Valentino? e dove lo mettete il rosso: valentino, ferrari, balestra, quale preferiate?

le linee, sì; ma anche il colore, il brand, il valore aggiunto, il nome italiano... già anche il nome, che è lettering ok, ma anche di naming arte del copy, che non ha nulla a che vedere con l'art.

eppure è design.

Già, design.

Cosa è dunque il design?

sabato, ottobre 20, 2007

pausa incavolata

Mi stupisce? sono basito, sbalordito, stralunato.
ho appena letto che il viceministro Levi ha pensato bene di presentare una proposta di legge, che il consiglio dei ministri ha approvato, che prevede l'istituzione del ROC ma lento, Registro degli operatori della Comunicazione, dove, a chiare lettere si legge che:

Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da
finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento,
che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale
esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.


Ovvero anche questo blog!

Cioè, vuoi aprire un blog che faccia divulgazione? bene, iscriviti al registro: prima!

A beh, se sei Italiano non puoi più fare come il resto del mondo... per aprire il blog devi essere un Rocher.
Da webber a Rocher il passaggio è molto complesso e complicato per me.

Questo blog chiuderebbe subito i battenti.
E sapete una cosa triste?
Che dopo quasi sei anni anche Comunitàzione (me è solo un esempio fra i tantissimi) chiederebbe i battenti. Sigh!

organizziamoci, non lasciamo imbavagliare la rete, la nostra crescita personale è davvero a rischio... ah! tanto per... anche il wikipedia è uno strumento di divulgazione... mentre questa proposta di legge, secondo me incostituzionale in quanto lede alcuni principi fondamentali dell'uomo (la libertà di espressione), è certamente un contraccettivo, molto efficace, alla formazione, alla divulgazione e all'intrattenimento: insomma non è uno strumento editoriale, ma vorrebbe mettere in "regola" gli strumenti comunicazionali... aiuto! devo aver sbagliato paese quando son nato...

mercoledì, ottobre 17, 2007

a proposito di interazione

Canticchiatemi, per cortesia... 21 modi per dire ti amo. E' di venditti. La conoscete?

21 rose, 21 re, 21 diamanti nella mia mano 21 lune senza te, 21 giorni sull'altopiano e la ragazza del luna park ha caricato il suo fucile 21 colpi davanti a me, è così facile morire in nome dell'amore, oh dell'amore io combatterò, per amore.

mi canticchiate "zirichiltaggia"?, è di De Andrè.
Di chissu che babbu ci ha lacátu la meddu palti ti sei presa lu muntiggiu rúiu cu lu súaru li àcchi sulcini lu trau mannu e m'hai laccatu monti múccju e zirichèlti.

Mi canticchiereste Alba chiara?
beh, che succede?
Zirichiltaggia, la conoscono in pochi, ma alba chiara? è famosissima.

Ci sei riuscito?
ok.
ti do un'aiuto.
Respiri piano per non far rumore ti addormenti di sera ti risvegli con il sole sei chiara come un'alba sei fresca come l'aria.

ora ci riesci?


perfetto.

Mi canticchieresti Azzurro?
e ora Certe Notti, ligabue?

certe notti... la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei. Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai. Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei. Certe notti somigliano a un vizio che non voglio smettere, smettere mai.

Dove hai trovato maggiori difficoltà, dimmi la verità. con quelle canzoni, tipo zirichiltaggia, che non facilmente si cantano intorno ad un fuoco, vero? e con alba chiara, dove il titolo non richiama direttamente il testo.
Perché? perché non interagisci con la canzone, e perché, nel caso della canzone di Vasco, perché l'elemento richiamato non ti si collega subito con le parole della canzone.

ok.
assodato.

Buonaseeeeeeeera.
Ti richiama una pubblicità?
ok, fiat.
che auto?

il ciclista che si poggia sulla macchina e la macchina che riparte?
ok, fiat, ma quale auto?

eppure ci hai interagito, almeno di certo con la prima.

E se ti dico: col sapor di cioccolato rende il latte prelibato, se hai più di 20 anni dovresti riconoscerlo. Che marca è? indelebile vero? (o noh?)

E chi ha scritto il fu mattia pascal? e "George Gray"? è una poesia di Edgar Lee Masters.
l'abbiamo letta tutti a scuola.
Molte volte ho osservato
Il marmo che hanno scolpito per me
Un vascello con la vela ammainata
Alla fonda in un porto.
In verità ciò non rappresenta la mia destinazione
Ma la mia vita.

Perché mi fu offerto l'amore e io fuggii
I suoi disinganni;
Il dolore bussò alla mia porta, ma ebbi paura;
Mi chiamò l'ambizione, ma le opportunità mi hanno
Terrorizzato.

Eppure desidero di dare
Un significato alla mia vita.
E ora io so che bisogna alzare le vele
E prendere i venti del destino
Dovunque conducano il vascello.
Dare il significato alla propria vita

Può finire in follia,
Ma la vita senza significato è la torturasenza requie e vago desiderio.
E' un vascello che anela al mare
E ne ha paura.

Avete mai interagito con questa poesia?
Comunica. Ma ci interagite?

Fernanda Pivano ha magicamente tradotto Spoon River. A me piace. Lo conosco a memoria.
In questa poesia c'è il ritratto delle aziende che si comunicano con "buonaseeeeeera" e di veri capolavori, come "zirichiltaggia" o "a dumenega" sempre di De Andrè e tanti altri.

C'è un problema di comunicazione, molto importante.
Più di uno.

il primo è:
non si può parlare con tutti, non sempre è voluto, desiderato, sperato, richiesto.
a cosa che serve la pubblicità televisiva a queste aziende?

il secondo:
perché spendere tanti soldi quando si possono ottenere risultati migliori con comunicazioni mirate?

il terzo?
avete dei buoni consulenti?

State interagendo con i vostri "ascoltatori", o destinatari se preferite?
Certi? sicuri?

vendete birra?
create una bottiglia unica, un sapore descrivibile, memorabile, che mi dia l'occasione di parlarne ai miei amici. Costruite per un'esperienza di consumo. Voglio parlare di voi.

vendete Personal computer?
offrite un buon servizio sì che vi consigli ai miei amici, non posso sfigurare.

siete un provider?
fatevi consigliare. potrei portarvi centinaia di clienti. muovo circa 1000 domini in un anno. non li ho mai fatti spostare dal mio provider: non ne ho mai trovato uno affidabile, e lui lo avrei cambiato volentieri.

producete CD?
sono anni che vi chiedo di creare confezioni uniche; non dovete badare alla musica: quella la scarico gratis da internet, perché per me non è un reato. compro volentieri un cd, ma datemi qualcosa in più. Che ne so, una raccolta fotografica del concerto, i testi delle canzoni con la descrizione dell'autore, la presentazione di mia zia, la foto di mia nonna che canta durante il concerto... un video esclusivo... qualcosa! che non mi può dare un MP3: l'eperienza di consumo, o meglio: l'interazione con il prodotto.

Avevate iniziato a produrre CD che contenessero oltre la musica dei prodotti multimediali. Sapete perché è fallito il progetto? perché i giochini che inserivate erano orribili, difficili, complicati e invisibile. Ne ho scoperto uno su un CD dei 99Posse molti anni dopo averlo comprato. Eppure sono stato "uno smanettone"...

avete un ristorante, un pub, un bar?
vendetemi sorrisi e cioccolatini al mio arrivo; vi siete mai chiesti perché due bar, uno in fronte all'altro, uno pieno l'altro vuoto: la cortesia. Mi vendono un sorriso, uno sguardo, un'esperienza di consumo.
datemi la possibilità di raccontare ai miei colleghi cosa mi avete raccontato: un aneddoto, una barzelletta; cosa mi avete offerto: un portachiavi, un cioccolatino, un dessert, tre croissant; fatemici portare la mia compagna: convincentemi con un servizio riservato, esclusivo, da amico...

e su, non ci vuole molto: voglio interagire con le persone: le aziende del 2000 sono sempre più sicuro: sono fatte dalle persone, altrimenti chiedetevi per quale motivo se il vostro account (o venditore) migliore sene andasse per quale motivo perdereste quasi tutto il portafoglio clienti che gestisce: NOI VOGLIAMO LE PERSONE, non le marche, perché con le persone interagiamo... potremmo farlo con le marche, ma molti di voi non sanno cosa sia l'interazione.

lunedì, ottobre 08, 2007

l'interazione: un esempio

Nei post precedenti ne ho parlato un po'.
adesso vorrei fare un esempio concreto.

Ho abitato, per mia fortuna, per alcuni anni in Campania.
Una terra ricca, solare, splendente, dove incontri gente più o meno buona (per intenderci: mica sono tutti cammorristi, quelli sono davvero la minoranza, solo che volendo loro rispettare probabilmente la legge di Pareto, sono quel piccolo 20% della popolazione che fa baccano più del restante 80%, e il baccano è soprattutto mediatico, non tanto loro che amerebbero l'anonimato più assoluto).

Comunque... tornando a noi: la Campania è una terra ricca di molte cose, ma sopratutto di Limoni e quindi di Limoncello.

A guardar bene nei supermercati sene trovano di diversi tipi, diverse marche, diverse tipologie.

Bene. Le bottiglie sono tutte trasparenti. Sono tutte uguali, se non un po' per la forma.
Ma nessuna di loro mi permette di interagire con il messaggio che lanciano.

Oddio, una volta acquistata forse riesco anche ad interagirvi prima del terzo bicchierino :D...

Ma da anni immagino e spero di poter trovare una bottiglia a forma di limone, e va beh, abbastanza banale; ma una bottiglia di limoncello che sia rivestita con una carta, una plastica, un vegetale, insomma qualcosa che toccata riesca al tatto a ricordarmi una scorzett' i limone?

Ah, che bella interazione.
Vabhe, non gli chiedo anche di sprigionare un profumo di limone perché senno l'interazione sarebbe eccessiva, accattivante, invadente e invasiva, rischierei di attirare altra gente presente nel supermercato attratta da quell'incredibile odore che solo i limoni della costiera sorrentina e amalfitana soprebbero emanare...

ma sì, questa è interazione;
ho abitato a Salerno. Ho avuto clienti. Non ho mai avuto clienti che producessero limoncello. Non sono mai riuscito a presentare in 8 anni questa proposta a nessuno, per pigrizia mia ovviamente...

Vela regalo. Chi vende limoncello, chi lo produce, chi fa consulenza... si prenda questa idea, se gli piace.

A me piace. e credo venderebbe molto bene il prodotto perché farei interagire il consumatore con il mio messaggio.

E già: la comunicazione è sempre interazione.

lunedì, ottobre 01, 2007

la comunicazione è sempre interazione

Ho scritto un post poco prima, parlando di "comunicazione"... in senso lato.

perché era funzionale a questo.

Dopo ciò che ho scritto spero sia chiaro che non esiste una comunicazione quando non esiste un'interazione tra chi emette il messaggio e chi lo riceve.

un sito web emette un messaggio (sono sempre più certo che non sia un canale, ma un trasmettitore, non una codifica, ma il produttore del "significante"), e solo se "lo spettatore" ci interagisce si ha una comunicazione.

Questa interazione ora può avvenire a diversi livelli:
a) nella mente del lettore: in tanti leggiamo i libri, un articolo di una rivista, un saggio breve e facciamo vivere il testo nella nostra mente, richiamando strani percorsi di "navigazione" con i nostri sentimenti, i nostri pensieri, la nostra memoria;
b) con attività fisiche: alcuni di noi scrivono sui libri, sottolineano le parti di articolo che hanno appena letto, aggiungono o eliminano pezzi al testo con la penna o la matita.

all'interno delle attività mentali sembra ancora difficile penetrare in fondo, ma già Arneim, e oggi Norman hanno dato una buona spiegazione del fenomeno, che sta acquisendo sempre un maggiore interesse presso i ricercatori e non solo.

per quanto riguarda le attività fisiche, queste possono essere essenzialmente di due tipi:
istintive;
intenzionali.

Ora sulle interazioni intenzionali è sempre molto più importante concentrarsi perché più controllabili da chi produce il senso del messaggio.

Possiamo chiedere, come si faceva prima con i siti di "cliccare qui";
oppure di cercare qualcosa (google è un forte esempio di interattività con l'artefatto);
o ancora di creare un percorso di navigazione, per esempio, particolare: comunitàzione.it ne offre diversi.

Ma tutti i messaggi hanno un senso quando esiste l'interazione.

Questo è valido non solo per i messaggi ipertestuali, ma anche per i messaggi pubblicitari e, in generale, per i messaggi di comunicazione.

Quanto esiste l'interazione con il messaggio, sia essa mentale o fisica, è allora che si crea la comunicazione.

E' interesse delle aziende comunicare con i propri pubblici. Farli dunque interagire con il proprio messaggio.

Esistono diversi metodi e diverse strategie per far avvenire questa interazione.
Quando non c'è interazione, non esiste comunicazione.

Questo ovviamente è il mio parere.

Non esistono più bersagli da colpire: ormai tutte le persone sono dei bicchieri molto pieni, nei quali aggiungere nuovi liquidi significa in qualche modo far uscire quelli vecchi.

La metafora con i liquidi la trovo molto comoda per descrivere l'utente di comunicazione dei nostri giorni: un bicchiere nel quale c'è molto liquido, quando non è colmo, nel quale inserirne del nuovo è sempre molto più complicato; il metodo più semplice sembra sia quello di dirgli: svuotati un po' che ti aggiungo del liquido migliore.

ma magari anche di questo argomento, se vi interessa, ne parleremo ancora.

comunicare...

Tutti parlano di comunicazione.

L'azione di mettere in comune?
co-municare. Unire. Rendere partecipi.

Mi sono diplomato all'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato: tecnico delle industrie elettriche ed elettroniche, con specializzazione in automatismi industriali. E ho anche conseguito una qualifica di operatore delle telecomunicazione. In quei cinque anni non ho fatto altro che studiare il flusso ordinato (o meno) di elettroni...
Il mio principale compito era quello di capire, conoscere e imparare a far si che premendo un pulsante, un interruttore, un tasto, una lampadina si accendesse, per esempio, la macchinetta del caffé capisse quanti soldi avevamo inserito nella fessura; le luci delle scale si spegnessero; un motore andasse sempre alla stessa velocità anche al variare di alcune condizioni, oppure il contrario: che rispondesse il più velocemente possibile ai nostri comandi; o ancora di far sì che alcuni apparati potessero convertire dei segnali analogici in digitale...

E anche di far sì che una tv potesse trasmettere a distanza.

ma in sostanza abbiamo studiato e imparato solo: la comunicazione attraverso gli elettroni.

In sostanza il modello di Shannon e Weaver:
esiste un segnale elettrico che dal microfono, viene codificato, inviato ad un trasmettitore, viaggia attraverso un canale, viene decodificato, quindi inviato ad una cassa.
ovvero: testo, video o audio-telefonino-codifica (umts, gprs, edge)-etere, decodifica, telefonino, audio, video o testo.

Alla base di questo principio ci sta: che da una parte esista un messaggio, e che dall'altra parte venga recepito. Se per esempio tu non scrivi un SMS io non lo ricevo. Se tu lo invii ma io ho il telefonino spento non lo ricevo.

La base della comunicazione.

Se tu non parli non ti posso ascoltare; se non ascolto è come se tu non parlassi.

Se parli in "giargianese" (codifica) non posso comprenderti (decodifica);

Se non abbiamo un canale trasmissivo in comune non posso ricevere il tuo segnale; se per esempio tu sei in casa, e io giù sul marcipiede, o urli oppure non ti sento, non posso sentirti.

Ecco le basi della comunicazione.

Molto spesso vengono disattese: si parla a persone che non possono decoficare il nostro messaggio, oppure si usano i canali sbagliati (la tv per i webber, il web per i teledipendenti, i libri per gli analfabeti).

Ecco. Dunque.
Questo è un punto.

Mi stupisce doverne scrivere. Mi stupisce doverne parlare. Mi stupisce che non tutti lo sappiano, e che molti lo sottovalutino.

mercoledì, settembre 12, 2007

Umanità 2.0

Sul sito di Repubblica, tra le pagine di velvet c'è un interessante articolo: La nuova umanità reinventa la rete di Franco Bolelli.

Ne ho letto da Roberta che ne parla anche.

Bolelli scrive:

[...] milioni di esseri umani stanno smettendo di essere solo consumatori e stanno diventando produttori di contenuti. Improvvisamente, la divisione fra consumismo superficiale e anticonsumismo penitenziale appare obsoleta. Improvvisamente, la produzione e condivisione diffusa di contenuti comunicativi si evidenzia come la merce fondamentale nell'era dell'informazione.

ma soprattutto ci dirà:

Ma il mutamento decisivo è un altro[...]. Quello che sta accadendo è che milioni di persone stanno, mettendole in scena in rete, dando importanza alle proprie esistenze. Milioni di biografie individuali, scritte e fotografate e riprese in video giorno per giorno, stanno diventando più significative di tanti film, di tanta tivù, di tanti libri, di tante opere artistiche. Se pensiamo che la più diffusa patologia nella storia dell'umanità è proprio la sensazione che la propria esistenza singolare sia insignificante, che può essere sublimata in qualche causa o fede collettiva e ridotta a un eterno stato di passività davanti a prodotti e idee esterni, be', ditemi voi se questo improvviso e potente senso di sé non rischia di essere fondamentale quanto la scoperta che la terra non è piatta.

e conclude:

Quel che ci viene richiesto è di essere noi stessi, in tutta la nostra pienezza, anzi di valorizzare noi stessi. Queste nuove tecnologie comunicative ci invitano a essere non più tecnologici ma più biologici: è il meraviglioso paradosso che ci ritroviamo oggi a vivere.

Proprio ieri sera chiacchierando con Andrey Golub discutevamo della dimensione biologica della rete, ormai autoevidente. Infatti l'uso della rete sta evolvendo a temperatura ambiente diremmo con Levy, in una dimensione biologica perché Lo sviluppo della rete non è un rivoluzione, è un’evoluzione. […] cresce come una pianta. Lavorare con la rete è una cosa molto più simile all’agricoltura che alla meccanica. Giancarlo Livraghi.
e...
Le abitudini mentali dell’agricoltura sono molto più adatte per capire le qualità essenzialmente biologiche dell’economia dell’informazione di quanto possano esserlo i vizi meccanicistici della visione industriale del mondo. Jhon Perry Barlow.

In questa evoluzione dell'internet, anche quella dell'uomo è un'evoluzione antropologica dunque e bisogna stare attenti diceva Joshua Meyrowitz già nel 1993 perchè: Spesso rinunciamo alla potenziale libertà di controllare le nostre vite quando scegliamo di non vedere come gli ambienti che modelliamo possono, a loro volta, rimodellarci.

Ecco dunque perché continuo a pensare che sia essenziale riconoscere questo cambiamento e i movimenti che genera sia da un punto di vista sociale che economico.

Riconoscere il mutamento sociale e antropologico di questo nuovo essere umano, 2.0 come lo definisce Bolelli, che vuole comunicare se stesso agli altri. Anche per le aziende diventa una nuova e più interessante sfida: datemi la possibilità di esprimere la mia personalità, magari in modo furtivo, anonimo, discreto, ma fatemi raccontare la mia esistenza.

Chi riuscirà a far raccontare queste esistenze potrà sviluppare il vero business del terzo millennio.

Ho tante idee al proposito ;) ovviamente... ognuna per un'azienda diversa, personalizzata, fatta per far raccontare ad ogni azienda la proprio personalità e la propria singolare esistenza.

sabato, settembre 08, 2007

Sociologia della contemporaneità: troppo presuntuoso, scusatemi

Ho fatto ormai un po' di convegni.

a volte ho portato in giro il mio pensiero.
a volte ho sbagliato a presentarlo, perché troppo proteso, forse, a raccogliere l'attenzione del pubblico, ad accattivarmelo...

in ogni convegno ho cercato però di trasmettere i miei pensieri da due punti di vista:
il pubblicitario;
il webber (che se il termine non esiste melo conio pure).

Oggi voglio parlarne due secondi, di ciò che dicevo, del webber mene frego per ora.

Io credo che ci siano due movimenti che rappresentino molto la società attuale: la molecolarità e la democratizzazione.

- molecolarità nel senso che ovunque tu sia fai comunque parte di tutte le tue comunità, e in questo caso, quelle locali; molecolarità nel senso che oggi il qui e ora non ha senso, perché vissuto nel live è un ora, senza qui, se nonché il qui si possa intendere: la rete... insomma, un nuovo mondo in pratica.

- democratizzazione (e non orizzontalità) che la tecnologia ti consente.

due secondi sul secondo termine (perché non orizzontalità?)

Prendo da Demauroparavia... il mio mito quando mi servon definizioni:
rendere democratico, convertire alla democrazia e ai suoi sistemi di governo: d. un paese, le sue istituzioni

quindi: democratico:
della democrazia; di metodo di governo o tendenza politica che si ispira o è conforme ai principi della democrazia: regime, stato d., leggi democratiche, partito d., forze, schieramenti democratici

quindi: democrazia:
1 dottrina politico–sociale che si fonda sul principio della sovranità popolare

fondamentalmente un mezzo controllato (google in cina docet), che però si fonda sulla sovranità popolare...
quindi: popolare:
del popolo, che proviene dal popolo inteso come insieme dei cittadini: consenso p.

che proviene dal popolo.

e non orrizontale:
di entità che è allo stesso livello di un’altra, che non ha rapporti di subordinazione con un’altra: ufficio organizzato in unità orizzontali, sezioni lavorative orizzontali, associazioni orizzontali

perché sulla rete, c'è sempre un'entità di controllo: sia economica (non tutti posson accedere all'internet... putroppo ancora); sia giuridica (non nuove le "necessità" dichiarate da alcuni (nuovamente il governo cinese per eccesso... ma anche alcuni esponenti dei nostri passati e futuri governi).... sia di altri tipi.

Quindi questa nuova società che propende per la molecolarità, e per la democratizzazione da una spinta propulsiva. Verso nuovi campi e nuovi ambiti.
Non sono i blog e non sono i social qualcosa.

sono verso nuovi modi di intendere e interpretare non solo l'internet, ma la società e il mondo in generale.
Sono verso un nuovo modo di intendere la vita.
Ormai tutti sappiamo di far parte di infinite comunità. ormai tutti sappiamo di poter essere qui (su questo blog... quindi con me a San Giovanni in Fiore? in Sila? per esempio) e ovunque noi volessimo: in america, in inghilterra, in canada e abitare un nuovo luogo, definibile con alcuni filosofi... il live.

dove stiamo andando? perché?

alla ricerca di noi stessi e delle nostre radici, nel tempo e nello spazio, per trovare la felicità.

Ecco dove. Portatemici.

Mi stupisce davvero molto che in tanti ancora oggi non ci pensino abbastanza a questo fine, che poi è il fine comune di tutti noi, comuni mortali, appunto, comuni!

nuovi criteri di usabilità?

Continuo ad interessarmi di design dell'interazione, ormai è un'interesse o un tic, se preferite, che mi ha trasmesso l'amico leandro agrò e al quale non posso più rinunciare.

Fino a qualche anno fa tutti si indignavano se progettavi pagine web troppo lunghe, con spazi bianchi.
Oggi le pagine web sono lunghissime (questo blog non so ora, ma di tanto intanto è lunghissimo) e con tanto spazio bianco nelle colonne di destra e/o di sinistra.
L'utente ha imparato a convivere con queste due nuove esigenze.

I designer sono sempre impegnati a rendere più calde e fluide le esperienze con le pagine.
I content manager sono impegnati a renderle più accattivanti.

Gli interaction designer sono impegnati a renderle più umane, accoglienti, dialoganti.

Propendo sempre la terza categoria. E insisto nel credere che gli interaction designer in Italia si usino ancora poco.

Questo blog, da un punto di vista di content managment credo possa andar bene. Cerco di usare un linguaggio interessante, stuzzicante, ammiccante ma non troppo...
da designer... dopo tutto non fa schifo, non è originale, ma potrebbe anche andar bene.

Da interaction designer dico che fa letteralmente schifo.
Non è ergonomico questo blog. Non è molto usabile. Non è intrigante.

Nella mia tesi di laurea ho provato a dire che il designer dell'interazione cerca di soddisfare quattro requisiti:
• semplificare i compiti complessi;

• rendere efficace lo sforzo compiuto massimizzando i risultati, diminuendo gli errori;

• accelerare i processi, rendendoli più veloci, per ottenere maggiore tempo a disposizione da impiegare in altre cose;

• rendere piacevole, interessante e magari divertente un compito che potrebbe essere davvero noioso.

ovvero: l'artefatto tecnologico permette così di:
a) semplificare il lavoro dell’uomo che non deve compiere macchinalmente infinite volte la stessa operazione. Gli basta, infatti, predisporre nel modo giusto i caratteri mobili su un telaio di legno e iniziare la stampa;
b) rendere efficace lo sforzo, poiché creato un cliché uguale per tutte le copie del libro, si avvia la stampa di infiniti volumi;
c) aumenta così la velocità di produzione e diminuiscono gli errori;
d) la parte emozionale invece è più difficile da verificare, ma riveste sicuramente un ruolo importante.

Della parte emozionale se ne è poi occupato per fortuna il solito Donald Norman con un libro, emotional design, che non rinnova nulla, ma almeno mette in teoria un sapere che in tanti autori avevano già enunciato.

ora quali sono i nuovi criteri? e sono davvero nuovi?
credo di no.
credo che qualcuno (nielsen ad esempio) ci abbiano riempito con il marketing fatto al marketing, la testa di novità non troppo nuove, ma solo passeggere, e in alcuni testi celo dicevano pure.

Adesso che il web ha una propria "esperienza", compiuto un proprio cammino... attrezziamoci per superare alcuni ultimi ostacoli e prepariamoci all'avvento della comunicazione nel live asincrono.

Sarà divertente, per me lo è.

venerdì, agosto 31, 2007

Le nuove frontiere per instaurare il dialogo con i propri utenti/clienti

Qualche tempo fa (marzo e febbraio 2007) mi son divertito a scrivere dei piccoli post trattando il tema, su questo blog del web 2.0, di ajax e di come queste nuove tecnologie possano influenzare l'uso del mezzo.

Marzo:
web 2.0: continuiamo a parlarne
web 2.0: quando il server diventa il mittente

Febbraio
La confusione e il web 2.0

in modo particolare dicevo: (estratto da: web 2.0: continuiamo a parlarne)
Se iniziamo a pensare al server come un autore, allora sappiamo che:
a) non dobbiamo essere solo noi autori del messaggio, ma il server, per esempio, potrebbe elaborare ogni giorno dei contenuti nuovi per il nostro blog;
b) il server potrebbe contattare autonomamente i lettori del nostro blog;
c) il server potrebbe creare da solo una chat, una conferenza o come la vogliamo chiamare, una comunicazione sincrona con i *suoi* lettori in un determinato momento, e arricchire la propria comunicazione proprio dal feedback degli utenti.

Riprendiamo il punto C, che per vanità e stupidità non avevo ben espresso. Per vanità, perché pensavo di esser il solo ad averlo capito; per stupidità perché ho evitato di dare delle informazioni che avevo... arrecando un danno in fondo, ai lettori di questi post sparagliati.

Adesso provo a rifarmi.
Weblin realizza il mio punto c.

Ok, niente di straordinario visto così forse potreste pensare.
Ma può servire per creare un nuovo dialogo con il cliente di un'azienda, con un associato ad una Onlus o ancora gli utenti dei vostri siti.

Pensiamo due secondi:
ho un negozio di ceramiche artistiche, ho creato un sito web per far business, ma spesso mi rendo conto che i visitatori non acquistano.
Potrei, tramite ajax, implementare nel mio sito un'avatar per ogni utente che accede al sito. La mia segretaria sta lì, buona e tranquilla alla sua scrivania e vede sul suo schermo apparire per ogni utente la posizione esatta sul sito.
Se un utente entra nel catalogo e inizia ad osservare le mie creazioni la segretaria potrebbe inviare un messaggio all'utente: guarda, io sono qui, son la segretaria di questo sito e se vuoi chiedermi maggiori informazioni sulla ceramica numero 3, che stai guardando, sono a tua disposizione.

Sì, può farlo.

O ancora, potrebbe esser l'utente a voler contattare la segretaria scrivendo semplicemente: ma di questo prodotto posso riceverne un pezzo promozionale? E in tempo reale e in modo sincrono la mia segretaria potrebbe rispondere: certo, glielo invio subito, mi dia i suoi dati. Attenzione: questo pezzo. La mia segretaria sa di quale pezzo si tratta, non ha la necessità che l'utente glielo specifichi e che si perda tempo nell'identificazione del pezzo.

Ok, andiamo un attimo oltre... associazione culturale: leggi la nostra idea sul bullismo e come risolverlo ma ti rimane un dubbio: dove è la sede più vicina a me? lo scrivi. E la segretaria risponde.
In tempo reale. Nel live, che è la dimensione biologica del web.

Ci sono altre applicazioni possibili, attraverso l'ajax per sviluppare un rapporto umano, diretto, sincrono e in tempo reale con i nostri utenti.

Ci si deve solo rivolgere a dei professionisti in grado di progettare il presente e non il passato.

sabato, agosto 04, 2007

Creatives are bad! e anche questa volta è andata.

Se bene o male, dovreste dirlo più voi che io.

A me è piaciuta. Ma ho notato anche degli errori. Migliorabili.
Lo dico subito, ma non dico gli errori. Chiedo anche a voi: quali avete notato: indicatemeli anche in privato mi farà piacere.
ne elenco alcuni:
a) ancora scarsa se pur in crescita, la partecipazione dei clienti della comunicazione;
b) il periodo scelto non è forse dei migliori, troppo incasinate le agenzie: quale potrebbe essere un periodo migliore? lo individuiamo insieme?
c) il dibattito non si è potuto aprire: troppo caldo in sala, troppo poco il tempo rispetto alla mole di temi messi in campo. Sarebbe stata meglio una giornata di studi che fosse iniziata alla mattina?

I lati positivi li trovate in questo breve resoconto che abbiamo publicato su Comunitàzione: http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=3287&area_id=4&mac=2 insieme anche ad una breve discussione degli argomenti trattati dai vari relatori.

Da parte mia invece voglio ringraziare la MTN Company non solo per l'eccellente lavoro svolto, per l'idea, per l'organizzazione e per aver nuovamente coinvolto Comunitàzione in questa avventura straordinaria. Ma anche perché sono delle persone, degli uomini e delle donne, in carne ed ossa: una grande famiglia che ha accolto Comunitàzione e me non come uno straniero, ma come un fretellino, a cui dare aiuto, sfogo, appoggio e sostegno.

Francesco Caolo e Max Gaeta hanno fatto nel mazzo come pochi; hanno dato l'anima e il corpo, che poi è il corpo e l'anima della manifestazione insieme a Carmine D'Alessio; Gerardo D'Elia con la sua logorroica presenza ci ha rallegrato. Joe, Amalia, Paola e Marina. Luca. Gli altri. La MTN è 26 anime e cuori che palpitano ad unisono sotto il controllo di Annabella e di Carmine.
26 bellissime persone.

E un grande e particolare grazie vorrei rivogerlo a Raffaella Avallone. Ci ha dato dentro ed è uscita di senno secondo me, per star dietro a tutta la segreteria organizzativa della manifestazione.
Grazie Raffae', grazie di cuore.

Ecco, una volta tanto, lasciatemi fare un post dal cuore, quelli della testa inaridiscono un po' i processi creativi.

domenica, luglio 08, 2007

La redazione di comunitazione.it diventa più forte... e di tanto

Solitamente non posto qui nulla che riguardi comunitàzione.it, ma stavolta è diverso.

Il grande Ferruccio Alessandri, e l'amico Alex Badalic finalmente direi, entrano a far parte della squadra redazionale di Comunitàzione.it offrendo nuovi stimoli, nuovi spunti e nuovi contenuti.

La redazione di Comunitàzione si arricchisce sempre di più e sempre meglio :)

Questa è una nuova opportunità ovviamente per chi studia la comunicazione: da oggi possiamo contare su altri due pezzi da 90 ;)

qui a seguire il comunicato stampa che potete ridistribuire, prendendolo magari direttamente dal sito web di Comunitàzione.it
http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=3184&id_area=166&mac=3


Entrano a fare parte della redazione di www.comunitazione.it due personaggi ciascuno ben noto nel loro settore: Ferruccio Alessandri e Alex Badalic.

Ferruccio Alessandri, già definito "il papà del fumetto italiano", è un creativo a 360 gradi, grafico, scenografo, redattore e regista televisivo Redattore di riviste (di cui è stato anche grafico) "Artecasa", "Gamma", "Linus", "Il Giornalino", "Futuria", del settimanale "Comix" e del mensile "Aliens", direttore, redattore e grafico di "Lupo Alberto" (di cui collabora ancora alla posta dei lettori), "Le avventure della storia", "Nilus", delle due edizioni italiane di "Mad Magazine", della collana a fumetti "Akira", per anni ha disegnato le copertine di "Linus"(in stile Schulz, col suo permesso), "Gamma", "Futuria", "Eureka" (con il beneplacito di Reg Smythe per Andy Capp), più copertine di libri di varie case editrici, tra cui la serie "Galassia" de La Tribuna.Attualmente dirige le riviste per ragazzi "Pimpa" e "Giulio Coniglio" di Panini e cura la posta dei lettori di alcune altre riviste. È autore di qualche centinaio di articoli di critica dei fumetti su varie pubblicazioni.

Ha collaborato e collabora praticamente alla maggior parte delle pubblicazioni per ragazzi. Specializzato in traduzioni di fumetti (in particolare americani, anche in slang), ha tradotto praticamente tutti i principali fumetti americani, anche in opere ponderose come la collana cronologica dei Peanuts (Mondadori).Con Giorgio Bonelli ha curato e diretto la serie televisiva "Tex & Company". Ha insegnato per molti anni computer grafica alla Scuola del Fumetto di Milano. Oltre a altre varie collaborazioni con diverse case editrici, dirige l'agenzia editoriale Winner di Milano.

Su Comunitàzione Ferruccio pubblica una serie quotidiana di vignette umoristiche basate su fotografie alle quali aggiunge i fumetti.

Molto meno eclatante ma non meno significativa la storia del altro recente acquisto di Comunitàzione, Alex Badalic, "copy coi baffi". In pubblicità dal 1969, anche lui si è cimentato in diversi settori della comunicazione, dalla produzione musicale e televisiva alla gestione di settori di grosse agenzie quali Dorland Ayer, dopo essere stato il fondatore e primo direttore di Datamedia, l'istituto di ricerche di mercato, ormai da anni è un copywriter freelance e consulente di comunicazione che si occupa anche con successo di produzione Web, tanto da essere in prima pagina su Google alla voce "copywriter".

Per Comunitàzione Alex produrrà articoli di critica sulla pubblicità e altri sulle tecniche di comunicazione.

Per saperne di più:
Ferruccio Alessandri
Alex Badalic

www.comunitazione.it

mercoledì, luglio 04, 2007

il marketing virale: definiamolo

Qualcuno si sarà sorpreso, conoscendomi, di avermi visto lanciare così "tanto" nella definizione del marketing virale anche se un po' di presunzione non guasterebbe ogni tanto :D

Quel post in realtà mi sta servendo per raccogliere le vostre idee e i vostri suggerimenti su un tema. Lo sto aggiornando spesso, anche pescando definizioni sulla rete e da amici...

Chi volesse inviare la sua, eccomi qua pronto a pubblicarla :D

Per chi volesse non perdere di vista il post, ecco un bel collegamento...

un altro :)
http://cosamistupisce.blogspot.com/2007/06/guerrilla-virale-e-marketing-pubblicit.html

Solitamente, lo ribadisco, questo blog è un tentativo di instaurare il dialogo con voi, non di far un monologo...

lunedì, luglio 02, 2007

8 cose...

Accolgo e i buon grado l'invito di Alex Badalic nello scrivere il meme sulle "8 cose su..."
Perché come al solito spero che scriverlo mi aiuti a scoprire qualcosa di nuovo razionalizzandolo.

1) la cosa più importante qui: scrivo su questo blog per il solo gusto di usarlo come un post-it: butto qui degli appunti, in modo anche sgrammaticato, anche se fosse sbagliato, pur di ragionare con voi.
Le email che ricevo e i feedback come commenti, ogni qualvolta instaurano una comunicazione che crea nuovi sensi e da nuovi spunti, mi eccitano e mi sono utili nella mia ricerca continua sui modi di comunicare al meglio e di coinvolgere gli utenti nei processi di comunicazione; poi per crescere e migliorare, o razionalizzare i miei pensieri. In questo caso mi trovo d'accordo con alcune idee espresso (e da molti criticata) da Domiziana Giordano sul blog di nova100 nel post Scrivere in un blog.
Sono molto d'accordo anche con quanto esprime qui Luca de Biase, e in particolare quando dice: 1. La questione della configurazione del Nokia di Domiziana è stata lo spunto per fare emergere una sorta di - forse inconfessabile - senso di superiorità nelle persone che si danno come esperte di tecnologia rispetto a quelle che ammettono le proprie difficoltà. Ma questo non basta a spiegare.

2) Sono un art director con il gusto per le parole, che crede di essere uno nessuno e centomila tra gli altri uno nessuno e centomila. Mi piace molto Pirandello e le sue idee le vedo molto ma molto utili per la sopravvivenza. Ecco perché anche nel mondo del lavoro (dovrei esser un pubblicitario) non mi piacciono le dighe troppo spesse utilizzate e imbottigliate in una presunta iperspecializzazione (leggete questo al proposito), tra art, copy, marketer, virali, planner ecc. Certo servono le competenze ed una buona agenzia di comunicazione dovrebbe prevedere tutte queste figure, ma la formazione continua, e sopratutto la curiosità, spingono per esempio gli art a conoscere tanto altro; ecco dunque cosa scriverò negli altri punti di questo meme: sono un jolly per le agenzie.

3) ho lavorato in tipografia fin da bambino. Quando ancora era una serigrafia e un laboratorio che costruiva insegne luminose e pannelli. Ho iniziato lì dentro. Non avevamo l'offset anche se la sognavamo. E' qui che ho iniziato a conoscere la tipography, il lettering, la giustezza e le spaziature tra caratteri. Avevamo una pedalina e i caratteri erano realmente quelli mobili di Gutenberg. Lavorare lì è stata la più grande palestra per il mio cervello. Le prime riviste, i primi scontri con i clienti, i primi feedback dal mondo circostante, le prime idee per una comunicazione alternativa (buchi nelle insegne che lasciassero vedere il panorama; tappeti al posto dell'insegna...)

4) dalle insegne all'Istituto Professionale di Stato per l'industria e l'artigianato: avevo bisogno di imparare anche a far l'elettricista in fondo, e lo imparai diplomandomi con il massimo del punteggio: 60/60; Ma da lì è nata la passione per gli apparati trasmissivi delle televisione e delle radio, studiavo per diventare anche "operatore delle telecomunicazioni". Quindi un approdo in una tv locale (questa), ma presto ho scoperto che far riprese, montaggi e regie era più interessante. Da lì all'invenzione di nuovi format, il passo è molto breve. Così alcuni amici hanno iniziato a chiamarmi per dargli una mano per realizzare delle produzioni video.

5) Se inizi a scoprire cosa sia la comunicazione così da vicino, e dal dietro le quinte (tipografia e centri di produzione video) quando completi gli studi superiori e devi scegliere l'università il ventaglio delle possibilità ti si restringe; a me ad uno solo: Scienze della Comunicazione, a Salerno. Dove mi son laureato, tra una cosa e l'altra, con solo 97/110 e una tesi di laurea, scritta in tre anni, sull'interaction design, dal titolo Design dell'interazione, un'esperienza di progettazione: www.comunitazione.it

6) Già, Comunitàzione.it del quale sono ideatore e costruttore: anche l'asp che fa funzionare il sito è di mia scrittura. Perché poi in fondo quella della programmazione è una lingua, un modo di comunicare tra me e il server e l'utente. Se si vuol parlare di comunicazione mediata dal computer, non trovo altre forme se non questa. Solo questa è una comunicazione mediata dal computer: il lavoro del programmatore che pensa agli utenti.

7) Comunitàzione mi ha aperto le porte verso l'internet e l'intelligenza artificiale. L'internet come strumento di lavoro, l'internet come mezzo di comunicazione. Due entità distinte e separate, due cose diverse. Ed è stato con comunitazione che ho scoperto il content managment (non esistavano libri sull'argomento ancora) e la gestione di un sito. Ho sperimentato il brand managing e il project managment. Ho dovuto fare azioni di marketing diretto, e costruire un social network.

8) Ovviamente nel frattempo ho lavorato per alcune agenzie di comunciazione, aperto e chiuso un paio di agenzie con soci diversi. Ho avuto la fortuna di incontrare l'associazione Mentoring Usa/Italia onlus, nella quale da 8 anni sono inserito nell'area marketing e comunicazione. Ruolo che ricopro, da responsabile invece per l'Associazione GSAItalia.org, l'associazione di Giornalisti Specializzati presieduta dall'amico e ottimo giornalista di settore, Roberto Bonin


Piccola considerazione a latere: motivo del post. In tutto questo impara l'arte e mettila da parte atto solo a scoprire ed approfondire alcune conoscenze in modo diretto e pratico (chi può far il grafico se non conosce la tipografia? chi può scrivere un film anche di 30'' se non conosce la tv? chi può creare comunicazione per l'internet se non conosce il web?) ho sempre lavorato in medie/piccole realtà nelle quali i reparti non hanno tenuta stagna, non hanno separazione e se in tv si deve andare in onda, poco importa se non hai mai fatto una regia, se sei solo devi far quello e non solo; se in tipografia c'è una lastra sbagliata, poco importa se non sei il grafico, accendi il computer, correggi e ristampa la pellicola.

Certo non devi per forza saper fare una fotografia d'accapo, o una pianificazione sui media; è sempre meglio che sia uno specialista a fare determinati lavori; ma la separazione netta e drastica non solo non è funzionale, ma rischia di compromettere la tua carriera: se dovessi reinventarmi ho acquisito molte competenze e mal che vada potrei fare l'elettricista; ma se non avessi avuto tutta questa curiosità?

ok, nonostante odio le catene di Sant'Antonio, come suggerito da Alex Badalic dovrei ora passar palla ad altri blogger; lo faccio perché in effetti di alcuni mi piacerebbe conoscere qualcosa in più, 4 amici e 4 sconosciuti. Lui ne chiede otto, ci provo:

1) alla a me sconosciuta Markettara di Disruption, che considero la miglior mente del marketing virale in Italia;
2) al miglior copywriter che ho conosciuto negli ultimi tempi, Marco Fossati di creative classics
3) alla miglior casalinga del web :) lacasalingadivoghera, ovvero Marco Marini e i suoi spunti di riflessione costanti sulla comunicazione in Italia;
4) a chi ricerca nuovi strumenti e nuovi metodi per la pubblicità del nuovo millennio, Maurizio Goetz e il suo marketing usabile;
e... I blogger che non conosco affatto, manco per e-mail:
5) Kamikaze planning... bel blog, curato, ma... chi sei?
6) NumeroVenti un blog che seguo e non conosco per nulla gli autori: mi piacerebbe;
7) a Massimo Carraro di ohmymarketing, un blog che leggo ed un blogger che ancora non conosco benissimo, ahimé, ma apprezzo;
8) a Fabrizio Olati di marketing fieristico, altro blog che seguo ma vorrei conoscer meglio.

Non chiedo a nessuno di loro di seguir la consuetudine di questa catena di Sant'Antonio: se volessero farlo bene, altrimenti... interrompetela pure, che alla lunga è sciocca e fastidiosa.

Aggiornamenti da Comunitàzione.it