sabato, ottobre 27, 2007

designer, cosa

State progettando qualcosa per me?
sapete chi sa progettare molto bene per me? la mia sarta.
Mi prende le misure, mi consiglia i tessuti, mi fa scegliere le texture; mele consiglia in base alla mia altezza, ai miei occhi scuri, alla mia carnaggione nera.

Lei si che sa progettare per me, sono sempre molto soddisfatto.

State progettando per me dicevamo?
Beh, mi conoscete? mi avete preso le misure? sapete a cosa mi serve quello che mi state progettando? dove ci andrò? quando, con chi, perché e come lo userò?

State progettando per caso un paio di forbici?
beh, quelle le so usare, ma il vostro progetto deve essere innovativo sul serio per convincermi a scegliere proprio le vostre tra le centinaia di altre.

Ah, non state progettando forbici. Cosa allora?
una campagna pubblicitaria?
e come la uso? quando la guardo, con chi, mentre faccio cos'altro.

Sono domande che vi dovreste porre.
Se sono in metro non la guarderò facilmente: ho poco tempo e sono più concentrato su altro: due news veloci tanto per far passare in fretta quei 20 minuti.
Se invece siete così bravi da vestirmi addosso una comunicazione, allora posso dedicarvi ben 20 minuti.
Mica pochi.

Ah, la stavate progettando per la tv?
beh, forse guardo la tv mentre cucino, oppure mentre scrivo questo post, o mentre gioco con mio cugino, mio nipote, sono alla playstation, non so. Voi lo sapete?
Potreste saperlo se mi conosceste. e di conseguenza cucirmi addosso il progetto.

Ah, ma sì, forse volevate progettare un sito web.
Bhe, sapete che non ho molto tempo per navigare: cerco qualcosa, voglio informazioni: perché nascondermele?

ok, questo è un lato del design.
Ce n'è un'altro: quello emozionale.

E così in modo, come al solito veloce e un po' superficiale, abbia chiacchierato del disegnare cosa... vogliamo anche capire come?

venerdì, ottobre 26, 2007

il design

Parliamo di design.

Sono un art. E di design dovrei saperne secondo voi?
sentiamo.

Chi è un'esperto di design?
Non per forza un art.
non è escluso che lo sia.
ma un designer è una cosa diversa da un art.
un art è uno che si occupa della parte visuale di un annuncio di pubblicità.

Perché un designer allora non è semplicemente un art, spero sia chiaro.
Per esempio? sto facendo in modo che il design di questo sito non vi aiuti a capirlo.

Eppure il layout del blog è uguale a quello di ieri, di poco fa, di una settimana fa.

il design è qualcosa di diverso del layout.
Il layout è uno degli elementi del design.
Il design è un'altra cosa.

Il design è quella cosa che ti fa legger questo testo con semplicità da questo punto in poi.
il deisng è quell'elemento che fa vivere nella tua mente un'immagine, ma anche un'idea, un sollievo, un sogno, un pensiero.

E' la linea di un martello se esso si fa usare semplicemente; sono i due ditali della forbice, se anche un bambino riesce e premerle a pinza. Sono i tasti del tuo PC, una volta che riesci a imparare come son disposti ed è il contrario della tua tastiera finché non l'impari, ma non è solo quello. Anche il tuo computer e i tuoi software e il tuo desiderio di usare il pc influiscono sul design della tastiera.

Allora, che cosa è il design?
che cosa rappresenta il made in italy se non il design? e... davvero pensavate che il made in Italy fosse dovuto solo alle linee che usa Valentino? e dove lo mettete il rosso: valentino, ferrari, balestra, quale preferiate?

le linee, sì; ma anche il colore, il brand, il valore aggiunto, il nome italiano... già anche il nome, che è lettering ok, ma anche di naming arte del copy, che non ha nulla a che vedere con l'art.

eppure è design.

Già, design.

Cosa è dunque il design?

sabato, ottobre 20, 2007

pausa incavolata

Mi stupisce? sono basito, sbalordito, stralunato.
ho appena letto che il viceministro Levi ha pensato bene di presentare una proposta di legge, che il consiglio dei ministri ha approvato, che prevede l'istituzione del ROC ma lento, Registro degli operatori della Comunicazione, dove, a chiare lettere si legge che:

Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da
finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento,
che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale
esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.


Ovvero anche questo blog!

Cioè, vuoi aprire un blog che faccia divulgazione? bene, iscriviti al registro: prima!

A beh, se sei Italiano non puoi più fare come il resto del mondo... per aprire il blog devi essere un Rocher.
Da webber a Rocher il passaggio è molto complesso e complicato per me.

Questo blog chiuderebbe subito i battenti.
E sapete una cosa triste?
Che dopo quasi sei anni anche Comunitàzione (me è solo un esempio fra i tantissimi) chiederebbe i battenti. Sigh!

organizziamoci, non lasciamo imbavagliare la rete, la nostra crescita personale è davvero a rischio... ah! tanto per... anche il wikipedia è uno strumento di divulgazione... mentre questa proposta di legge, secondo me incostituzionale in quanto lede alcuni principi fondamentali dell'uomo (la libertà di espressione), è certamente un contraccettivo, molto efficace, alla formazione, alla divulgazione e all'intrattenimento: insomma non è uno strumento editoriale, ma vorrebbe mettere in "regola" gli strumenti comunicazionali... aiuto! devo aver sbagliato paese quando son nato...

mercoledì, ottobre 17, 2007

a proposito di interazione

Canticchiatemi, per cortesia... 21 modi per dire ti amo. E' di venditti. La conoscete?

21 rose, 21 re, 21 diamanti nella mia mano 21 lune senza te, 21 giorni sull'altopiano e la ragazza del luna park ha caricato il suo fucile 21 colpi davanti a me, è così facile morire in nome dell'amore, oh dell'amore io combatterò, per amore.

mi canticchiate "zirichiltaggia"?, è di De Andrè.
Di chissu che babbu ci ha lacátu la meddu palti ti sei presa lu muntiggiu rúiu cu lu súaru li àcchi sulcini lu trau mannu e m'hai laccatu monti múccju e zirichèlti.

Mi canticchiereste Alba chiara?
beh, che succede?
Zirichiltaggia, la conoscono in pochi, ma alba chiara? è famosissima.

Ci sei riuscito?
ok.
ti do un'aiuto.
Respiri piano per non far rumore ti addormenti di sera ti risvegli con il sole sei chiara come un'alba sei fresca come l'aria.

ora ci riesci?


perfetto.

Mi canticchieresti Azzurro?
e ora Certe Notti, ligabue?

certe notti... la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei. Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai. Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei. Certe notti somigliano a un vizio che non voglio smettere, smettere mai.

Dove hai trovato maggiori difficoltà, dimmi la verità. con quelle canzoni, tipo zirichiltaggia, che non facilmente si cantano intorno ad un fuoco, vero? e con alba chiara, dove il titolo non richiama direttamente il testo.
Perché? perché non interagisci con la canzone, e perché, nel caso della canzone di Vasco, perché l'elemento richiamato non ti si collega subito con le parole della canzone.

ok.
assodato.

Buonaseeeeeeeera.
Ti richiama una pubblicità?
ok, fiat.
che auto?

il ciclista che si poggia sulla macchina e la macchina che riparte?
ok, fiat, ma quale auto?

eppure ci hai interagito, almeno di certo con la prima.

E se ti dico: col sapor di cioccolato rende il latte prelibato, se hai più di 20 anni dovresti riconoscerlo. Che marca è? indelebile vero? (o noh?)

E chi ha scritto il fu mattia pascal? e "George Gray"? è una poesia di Edgar Lee Masters.
l'abbiamo letta tutti a scuola.
Molte volte ho osservato
Il marmo che hanno scolpito per me
Un vascello con la vela ammainata
Alla fonda in un porto.
In verità ciò non rappresenta la mia destinazione
Ma la mia vita.

Perché mi fu offerto l'amore e io fuggii
I suoi disinganni;
Il dolore bussò alla mia porta, ma ebbi paura;
Mi chiamò l'ambizione, ma le opportunità mi hanno
Terrorizzato.

Eppure desidero di dare
Un significato alla mia vita.
E ora io so che bisogna alzare le vele
E prendere i venti del destino
Dovunque conducano il vascello.
Dare il significato alla propria vita

Può finire in follia,
Ma la vita senza significato è la torturasenza requie e vago desiderio.
E' un vascello che anela al mare
E ne ha paura.

Avete mai interagito con questa poesia?
Comunica. Ma ci interagite?

Fernanda Pivano ha magicamente tradotto Spoon River. A me piace. Lo conosco a memoria.
In questa poesia c'è il ritratto delle aziende che si comunicano con "buonaseeeeeera" e di veri capolavori, come "zirichiltaggia" o "a dumenega" sempre di De Andrè e tanti altri.

C'è un problema di comunicazione, molto importante.
Più di uno.

il primo è:
non si può parlare con tutti, non sempre è voluto, desiderato, sperato, richiesto.
a cosa che serve la pubblicità televisiva a queste aziende?

il secondo:
perché spendere tanti soldi quando si possono ottenere risultati migliori con comunicazioni mirate?

il terzo?
avete dei buoni consulenti?

State interagendo con i vostri "ascoltatori", o destinatari se preferite?
Certi? sicuri?

vendete birra?
create una bottiglia unica, un sapore descrivibile, memorabile, che mi dia l'occasione di parlarne ai miei amici. Costruite per un'esperienza di consumo. Voglio parlare di voi.

vendete Personal computer?
offrite un buon servizio sì che vi consigli ai miei amici, non posso sfigurare.

siete un provider?
fatevi consigliare. potrei portarvi centinaia di clienti. muovo circa 1000 domini in un anno. non li ho mai fatti spostare dal mio provider: non ne ho mai trovato uno affidabile, e lui lo avrei cambiato volentieri.

producete CD?
sono anni che vi chiedo di creare confezioni uniche; non dovete badare alla musica: quella la scarico gratis da internet, perché per me non è un reato. compro volentieri un cd, ma datemi qualcosa in più. Che ne so, una raccolta fotografica del concerto, i testi delle canzoni con la descrizione dell'autore, la presentazione di mia zia, la foto di mia nonna che canta durante il concerto... un video esclusivo... qualcosa! che non mi può dare un MP3: l'eperienza di consumo, o meglio: l'interazione con il prodotto.

Avevate iniziato a produrre CD che contenessero oltre la musica dei prodotti multimediali. Sapete perché è fallito il progetto? perché i giochini che inserivate erano orribili, difficili, complicati e invisibile. Ne ho scoperto uno su un CD dei 99Posse molti anni dopo averlo comprato. Eppure sono stato "uno smanettone"...

avete un ristorante, un pub, un bar?
vendetemi sorrisi e cioccolatini al mio arrivo; vi siete mai chiesti perché due bar, uno in fronte all'altro, uno pieno l'altro vuoto: la cortesia. Mi vendono un sorriso, uno sguardo, un'esperienza di consumo.
datemi la possibilità di raccontare ai miei colleghi cosa mi avete raccontato: un aneddoto, una barzelletta; cosa mi avete offerto: un portachiavi, un cioccolatino, un dessert, tre croissant; fatemici portare la mia compagna: convincentemi con un servizio riservato, esclusivo, da amico...

e su, non ci vuole molto: voglio interagire con le persone: le aziende del 2000 sono sempre più sicuro: sono fatte dalle persone, altrimenti chiedetevi per quale motivo se il vostro account (o venditore) migliore sene andasse per quale motivo perdereste quasi tutto il portafoglio clienti che gestisce: NOI VOGLIAMO LE PERSONE, non le marche, perché con le persone interagiamo... potremmo farlo con le marche, ma molti di voi non sanno cosa sia l'interazione.

lunedì, ottobre 08, 2007

l'interazione: un esempio

Nei post precedenti ne ho parlato un po'.
adesso vorrei fare un esempio concreto.

Ho abitato, per mia fortuna, per alcuni anni in Campania.
Una terra ricca, solare, splendente, dove incontri gente più o meno buona (per intenderci: mica sono tutti cammorristi, quelli sono davvero la minoranza, solo che volendo loro rispettare probabilmente la legge di Pareto, sono quel piccolo 20% della popolazione che fa baccano più del restante 80%, e il baccano è soprattutto mediatico, non tanto loro che amerebbero l'anonimato più assoluto).

Comunque... tornando a noi: la Campania è una terra ricca di molte cose, ma sopratutto di Limoni e quindi di Limoncello.

A guardar bene nei supermercati sene trovano di diversi tipi, diverse marche, diverse tipologie.

Bene. Le bottiglie sono tutte trasparenti. Sono tutte uguali, se non un po' per la forma.
Ma nessuna di loro mi permette di interagire con il messaggio che lanciano.

Oddio, una volta acquistata forse riesco anche ad interagirvi prima del terzo bicchierino :D...

Ma da anni immagino e spero di poter trovare una bottiglia a forma di limone, e va beh, abbastanza banale; ma una bottiglia di limoncello che sia rivestita con una carta, una plastica, un vegetale, insomma qualcosa che toccata riesca al tatto a ricordarmi una scorzett' i limone?

Ah, che bella interazione.
Vabhe, non gli chiedo anche di sprigionare un profumo di limone perché senno l'interazione sarebbe eccessiva, accattivante, invadente e invasiva, rischierei di attirare altra gente presente nel supermercato attratta da quell'incredibile odore che solo i limoni della costiera sorrentina e amalfitana soprebbero emanare...

ma sì, questa è interazione;
ho abitato a Salerno. Ho avuto clienti. Non ho mai avuto clienti che producessero limoncello. Non sono mai riuscito a presentare in 8 anni questa proposta a nessuno, per pigrizia mia ovviamente...

Vela regalo. Chi vende limoncello, chi lo produce, chi fa consulenza... si prenda questa idea, se gli piace.

A me piace. e credo venderebbe molto bene il prodotto perché farei interagire il consumatore con il mio messaggio.

E già: la comunicazione è sempre interazione.

lunedì, ottobre 01, 2007

la comunicazione è sempre interazione

Ho scritto un post poco prima, parlando di "comunicazione"... in senso lato.

perché era funzionale a questo.

Dopo ciò che ho scritto spero sia chiaro che non esiste una comunicazione quando non esiste un'interazione tra chi emette il messaggio e chi lo riceve.

un sito web emette un messaggio (sono sempre più certo che non sia un canale, ma un trasmettitore, non una codifica, ma il produttore del "significante"), e solo se "lo spettatore" ci interagisce si ha una comunicazione.

Questa interazione ora può avvenire a diversi livelli:
a) nella mente del lettore: in tanti leggiamo i libri, un articolo di una rivista, un saggio breve e facciamo vivere il testo nella nostra mente, richiamando strani percorsi di "navigazione" con i nostri sentimenti, i nostri pensieri, la nostra memoria;
b) con attività fisiche: alcuni di noi scrivono sui libri, sottolineano le parti di articolo che hanno appena letto, aggiungono o eliminano pezzi al testo con la penna o la matita.

all'interno delle attività mentali sembra ancora difficile penetrare in fondo, ma già Arneim, e oggi Norman hanno dato una buona spiegazione del fenomeno, che sta acquisendo sempre un maggiore interesse presso i ricercatori e non solo.

per quanto riguarda le attività fisiche, queste possono essere essenzialmente di due tipi:
istintive;
intenzionali.

Ora sulle interazioni intenzionali è sempre molto più importante concentrarsi perché più controllabili da chi produce il senso del messaggio.

Possiamo chiedere, come si faceva prima con i siti di "cliccare qui";
oppure di cercare qualcosa (google è un forte esempio di interattività con l'artefatto);
o ancora di creare un percorso di navigazione, per esempio, particolare: comunitàzione.it ne offre diversi.

Ma tutti i messaggi hanno un senso quando esiste l'interazione.

Questo è valido non solo per i messaggi ipertestuali, ma anche per i messaggi pubblicitari e, in generale, per i messaggi di comunicazione.

Quanto esiste l'interazione con il messaggio, sia essa mentale o fisica, è allora che si crea la comunicazione.

E' interesse delle aziende comunicare con i propri pubblici. Farli dunque interagire con il proprio messaggio.

Esistono diversi metodi e diverse strategie per far avvenire questa interazione.
Quando non c'è interazione, non esiste comunicazione.

Questo ovviamente è il mio parere.

Non esistono più bersagli da colpire: ormai tutte le persone sono dei bicchieri molto pieni, nei quali aggiungere nuovi liquidi significa in qualche modo far uscire quelli vecchi.

La metafora con i liquidi la trovo molto comoda per descrivere l'utente di comunicazione dei nostri giorni: un bicchiere nel quale c'è molto liquido, quando non è colmo, nel quale inserirne del nuovo è sempre molto più complicato; il metodo più semplice sembra sia quello di dirgli: svuotati un po' che ti aggiungo del liquido migliore.

ma magari anche di questo argomento, se vi interessa, ne parleremo ancora.

comunicare...

Tutti parlano di comunicazione.

L'azione di mettere in comune?
co-municare. Unire. Rendere partecipi.

Mi sono diplomato all'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato: tecnico delle industrie elettriche ed elettroniche, con specializzazione in automatismi industriali. E ho anche conseguito una qualifica di operatore delle telecomunicazione. In quei cinque anni non ho fatto altro che studiare il flusso ordinato (o meno) di elettroni...
Il mio principale compito era quello di capire, conoscere e imparare a far si che premendo un pulsante, un interruttore, un tasto, una lampadina si accendesse, per esempio, la macchinetta del caffé capisse quanti soldi avevamo inserito nella fessura; le luci delle scale si spegnessero; un motore andasse sempre alla stessa velocità anche al variare di alcune condizioni, oppure il contrario: che rispondesse il più velocemente possibile ai nostri comandi; o ancora di far sì che alcuni apparati potessero convertire dei segnali analogici in digitale...

E anche di far sì che una tv potesse trasmettere a distanza.

ma in sostanza abbiamo studiato e imparato solo: la comunicazione attraverso gli elettroni.

In sostanza il modello di Shannon e Weaver:
esiste un segnale elettrico che dal microfono, viene codificato, inviato ad un trasmettitore, viaggia attraverso un canale, viene decodificato, quindi inviato ad una cassa.
ovvero: testo, video o audio-telefonino-codifica (umts, gprs, edge)-etere, decodifica, telefonino, audio, video o testo.

Alla base di questo principio ci sta: che da una parte esista un messaggio, e che dall'altra parte venga recepito. Se per esempio tu non scrivi un SMS io non lo ricevo. Se tu lo invii ma io ho il telefonino spento non lo ricevo.

La base della comunicazione.

Se tu non parli non ti posso ascoltare; se non ascolto è come se tu non parlassi.

Se parli in "giargianese" (codifica) non posso comprenderti (decodifica);

Se non abbiamo un canale trasmissivo in comune non posso ricevere il tuo segnale; se per esempio tu sei in casa, e io giù sul marcipiede, o urli oppure non ti sento, non posso sentirti.

Ecco le basi della comunicazione.

Molto spesso vengono disattese: si parla a persone che non possono decoficare il nostro messaggio, oppure si usano i canali sbagliati (la tv per i webber, il web per i teledipendenti, i libri per gli analfabeti).

Ecco. Dunque.
Questo è un punto.

Mi stupisce doverne scrivere. Mi stupisce doverne parlare. Mi stupisce che non tutti lo sappiano, e che molti lo sottovalutino.

Aggiornamenti da Comunitàzione.it