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mercoledì, gennaio 09, 2008

i siti per viaggiare: ma perché son così?

Viaggio molto. i miei amici mi sfottono: dicono che vivo sui treni.

in parte è vero.
ora forse un po' meno, dal momento che vivo a Milano, ma prima... quanti viaggi e quanta fretta: milano-salerno, cosenza-bologna, salerno-perugia, cosenza-lecce e così via.

E in tutti questi anni mi son sempre chiesto: perché mai il sito di trenitalia non mi chiede a che ora voglio arrivare, anziché chiedermi a che ora voglio partire?
dell'orario di partenza mene frego se viaggio per lavoro: mi interessa l'orario di arrivo.

Ecco cosa mi interessa.

Ma anche alitalia, edreams, e tutti gli altri siti: continuano a chiedermi a che ora vorrei partire... ma spesso non lo so, non ne ho idea: ma so con precisione a che ora devo esser in alcune città.

Design dell'interazione, design dell'architettura, usabilità... e poi spesso e volentieri, ahimé, ci dimentichiamo delle esigenze degli utenti, dei clienti e di chi ci vorrebbe ascoltare.

Devo esser a Cosenza per le 15, parto da Milano, che treno devo prendere? questa è la mia domanda. Chi mi sa fornire una risposta esatta, qualificata e giusta, molto probabilmente sarà il mio fornitore del servizio.

Ovviamente questo non vale sempre e comunque. Dovrei aver la possibilità di dire al sito anche quando vorrei partire a volte, anziché a che ora vorrei arrivare, ma questo lo sanno far tutti: basterebbe aggiungere qualche script, qualche funzione, qualche interazione...

Ma ancora oggi con i messaggi si riesce ad interagire poco: e in realtà la verità è che l'internet ci permette nuove interazioni con i server... solo che tutti continuano a vedere il processo comunicativo fatto da "emittente-canale-ricevente" e non pensano che potrebbe diventare (può e deve secondo me, diventare...) emittente-canale-server che diventa emittente nuovamente-canale-ricevente"... chissà perché poi c'è così tanta difficoltà.

Di questa cosa ne parlavo tempo fa... qui. ...e da notare bene, odio la definizione di web 2.0, non da un contributo al web definirlo così se non si scoprono quali sono le vere cose "nuove" che il web permette.

ah... non solo io la penso così a proposito del web 2.0... anche e meglio di me ne parla uno che prendo sempre da esempio, anche se sempre in modo critico, Giancarlo Livraghi per esempio ultimamente si esprime così sul web 2.0, in precedenza così.

sabato, gennaio 05, 2008

Creare valore conquistando chi ancora non partecipa

leggevo questo post di seth godin http://sethgodin.typepad.com/seths_blog/2008/01/the-truth-about.html

Che dire. Ieri scrivevo che era importante secondo me investire su chi ancora non accede alla rete: clienti potenziali per molte aziende.

Oggi Seth Godin fa grosso modo lo stesso tipo di invito.

E' importante puntare su queste persone. Sono tante, sono la maggioranza e ancora oggi sono lì, a casa loro, a non godersi i vostri servizi sulla rete.

E sono davvero tantissimi.
Perché non conquistarli?

Dargli una ragione per accedere al vostro sito non è complicato, solo non ci lavoriamo abbastanza.

venerdì, gennaio 04, 2008

Investimenti pubblicitari

Raramente dedico del tempo a trovare una bella foto per i miei post. non le uso mai.
In questo caso avrei voluto disegnare un bel pullman che, sulle strisce pedonali, investe un po' di gente, per rappresentare l'investimento pubblicitario.

Però mi arrogo il diritto di citare Massimo Troisi:
A Napoli la disoccupazione è un problema che va risolto.
E i politici ce la stanno mettendo tutta. Hanno pensato di risolverlo con gli investimenti.
Solo che poi hanno visto che con un camion dei carabinieri riescono a investirne uno, due. Quelli so tanti, son troppi ecco.
Se vogliono risolvere veramente il problema,
con una politica seria e impegnata,
l''unica cosa da fare: han' e pijlia camion più grossi.
I camion più grossi, bisogna prendere.
Ed ecco allora che gli investimenti pubblicitari si spostano dove batte la lingua: si parla così tanto dell'internet che molti sono pronti a scommettere che gli investimenti sull'internet batteranno (o hanno già battuto, sentendo alcuni) quelli nella tv. Per altri invece, ovviamente, il vero investimento sarà il mobil advertising: altro punto dove batte la lingua.
Allora, dove si stanno spostando gli investimenti pubblicitari?
Beh, in Italia sono abbastanza fermi, con una buona rincorsa verso la rete e una corsetta verso il mobile. Ma la tv la fa da padrona.

In Italia poi, anche il guerrilla marketing sta riscuotendo, dopo più di 20 anni dalla sua introduzione, un discreto successo, sopratutto tra i blogger ad esser sinceri.
E allora? beh, i dati non parlano chiaro: sono pochi, frammentati, frammentari, e troppo spesso generati da "parti in causa" che hanno poca necessità e tanta virtù nel dipingerli in un modo diverso da quello reale.
E quindi? non ci resta che affidarci alla buona, vecchia e a me cara osservazione.
L'internet è sempre più usata, ma all'interno di comunità ristrette: più persone lo scoprono e più spingo i propri pari ad usarla. Ma come evidenziano i dati di Giancarlo Livraghi non solo l'Italia è ancora indietro rispetto ad altri paesi, ma è un arretramento che ha origini lontane: pare infatti che dove siano diffusi l'uso dei libri e dei quotidiani, più alta sia la propensione all'internet. Ovviamente dunque in Italia, leggendo poco libri e quotidiani...
E allora? Gli investimenti pubblicitari si spostano, si sposteranno o converrebbe spostarli sull'internet?
Che ci sia un incremento costante (non esponenziale) è un dato di fatto, anche perché è costante l'incremento dell'uso della rete.
Larghe fasce della popolazione non accedono all'internet: sopratutto i ceti bassi. Ovviamente questo significa che ci sono ottime fasce all'interno delle quali investire per creare dei nuovi servizi da offrire a queste persone.
Cioè, se uno non usa l'internet, a volte potrebbe esser perché non ne ha bisogno? vive bene anche senza la rete? non sa che farsene?
Quindi ci sono grandi spazi nei quali lavorare, non solo per accapparrarsi gli utenti che già sono collegati alla rete, ma per spingere anche nuovi utenti a collegarsi... casalinghe con più di 50 anni, pensionati da lavori edili o agricoli; sono solo alcuni esempi di fasce della popolazione italiana che personalmente ho potuto constatare, non abbiano un grande interesse verso l'internet.
Ok, attrarre nuovi investimenti sulla rete, ok iniziare a dirlo, così magari qualcuno ci casca e inizia la corsa verso la rete, ma un ottimo metodo sarebbe proprio quello di attrarre nuove persone verso l'uso di questo medium e di questo strumento.

sabato, dicembre 22, 2007

Cruciverba: due orizzontale.

Grazie al commento di Fabrizio anticipo l'uscita di questo post che stavo preparando.

Mi devo scusare in anticipo con lui per aver enfatizzato a tratti il dialogo ponendolo soprattutto nei suoi confronti ma ho voluto, anziché commentare a lungo il suo ottimo intervento, dedicargli molto più spazio in questo post, che spero possa far continuare un dialogo serio e sincero .

L'internet è democratico e orizzontale. (abbrevio per semplicità con licenza ellittica, come al solito).
Questa la domanda.
La risposta è: sì in teoria e lo sarà, ma no, ahimé ancora oggi. Ma ancor di più: può essere fuorviante definirlo così.

Perché se da un lato l'internet permette a tutti di accedere e a tutti di parlare, dall'altra parte permette a tutti di essere sconosciuti; e di dedicare tempo, risorse ed energia ad un passatempo costoso e purtroppo per alcuni illusorio.

Giustamente Fabrizio mi invita a guardare la cosa dal punto di vista non solo del fruitore dei contenuti, ma anche dell'editore.

Accetto volentieri quindi di anticipare i tempi di uscita di questo post.

Ho un foglio di carta davanti a me dove ho editato una serie di informazioni e di ragionamenti, mi piace troppo la mia bic e i miei schemini logicamente illogici.
Ho il diritto di scrivere, la possibilità; tutti possiamo farlo. Ma per questo motivo definisco la scrittura democratica? o orizzonale?
Non credo che mi verrebbe in mente.
Eppure lo è, se volessimo analizzarla partendo dalle definizioni.
Penso, scrivo; il mio foglio mantiene memoria, relativamente facile, molto economico.

Eppure non mi son mai sognato di dire che la scrittura portasse un'ondata di democrazia o di orizzontalizzazione della società e della comunicazione; o meglio: l'avvento della scrittura ha dato un grande contributo a questo sviluppo, ma non ci si è limitati ad accontentarsi di ciò.

Scrivo spesso. A volte faccio leggere le mie "disquisizioni" ad amici e conoscenti.

Altrettanto spesso cammino. Lo facciamo tutti quasi. E tutti ne abbiamo la possibilità. E' democratico? E' orizzontale? beh, non mi sembra sia utile definire così, ne la scrittura ne la mia passeggiata.

Altrettanto spesso vado nelle piazze delle città italiane che visito. Mi fermo nei bar e discuto. Chiacchiero. Parlo. Con chiunque voglia dialogare con me. Anche in metro. Anche la parola è democratica e orizzontale?

Quindi perché dell'internet viene enfatizzato l'aspetto "democratica e orizzontale" come se fosse una sua prerogativa ed esclusiva?
L'internet ha illuso la gente che gli consentisse di dire tutto a tutti e, per la stessa ragione di avere un blog, alcuni si son sentiti degli scrittori, altri dei saggisti, altri ancora dei ricercatori.
Bella orizzontalizzazione: ma illusoria.

Spero di non distruggere le speranze di nessuno... e spero anche di non offendere nessuno.
emm... e chiedo anche scusa perché ultimamente sto scrivendo dei post come se fossero verità assolute, ma siccome parlo a quattro amici, son certo che mi capiranno: ciò che esprimo è solo il mio poveramente veloce punto di vista.
L'internet illude un uomo di poter dire la sua (come può far sul suo diario) ma, a differenza del diario personale, sull'internet si è convinti che tutti ci leggeranno.

Perché c'è questa convinzione?
Perchè l'internet viene definita orizzonale e democratica.

E non solo questo: l'internet ha fatto traviare il significato della parola [democrazia] ma anche del concetto di [libertà di espressione].

Da quando esistono i blog molti pensano di poter sbeffeggiare (e calunniare anche) chiunque senza dover rispettare l'altro; peggio c'è chi si arroga il diritto di raccontare storie, spacciandole per assolutamente vere, senza però prendere le dovute cautele, racconlta di informazioni, dati ecc... anche il mestiere del giornalista ha subito delle modifiche, in negativo da questo punto di vista almeno: la gente parla per sentito dire. E per sentito dire ormai non ci parla più nessuno, tranne i giornalisti/blogger... oddio che ridere.


Potrei continuare con le aberrazioni di lettura di questi due concetti: democrazie e libertà d'espressione, ma forse vi tedierei; potrei anche raccontare casi concreti... ma penso non sia questo il momento.


Da un punto di vista economico: creo un sito web, produco un video, compio un'impresa straordinaria, ma il solo fatto di pubblicarla sulla rete non mene assicura una buona visibilità; non mi assicura affatto che venga letta di più della mia pagina di diario chiuso nel cassetto del comodino e neppure un maggiore ascolto rispetto al bar.


Ciò che mi assicura la vendita del mio libro, la vendita di un servizio o di un prodotto, così come la lettura del mio blog, non sono "la democrazia" dell'internet ma le relazioni che riesco ad instaurare.


Ecco perchè, caro Fabrizio dico che è inutile continuare a dire che sia democratico e orizzontale: potrebbe anche esserlo, ma per quanto mi riguarda voglio vedere l'internet per altre peculiarità: un motore sociale di relazioni e di condivisioni di esperienze di vissuto, ecc...


La rete delle reti, l'internet, ha prodotto dei cambiamenti sociali; alcune aberrazioni; nuove opportunità; aperto nuove strade. Da la possibilità a me, per esempio, di conoscere centinaia di altre persone; entrare in contatto con queste, discutervi (come spero di poter fare con te anche in privato); condividere esperienze, emozioni, desideri, aspettative, sogni.

Consente anche di avere milioni di amici e di lettori non amici; consente di incontrare nuove idee, nuove persone e nuove merci.

Ma siamo sicuri che serva dire che sia orizzontale o democratico? O questo "dire" è solo un modo per creare confusione e anche delle decodifiche aberranti dello strumento e del medium?

Se il medium è il messaggio. Se l'internet è fatta di messaggi, che possono o meno esser raccolti, non sarebbe il caso di guardare alle inter-relazioni che questi messaggi possono proddurre piuttosto alla libertà, alla democrazia e alla orizzontalizzazione?


Credo che, come suggeriva Mauro Lupi e come ho tentato di fare un po' di tempo fa con Andrey Golub in questo piccolo resoconto di un caso reale di "coltivazione delle news", dovremmo iniziare a preoccuparci e analizzare le relazioni che si instaurano e che sono queste relazioni, forti, labili, instabili, durature, che possono creare valore per l'uomo, per l'umanità ma, guardando al sodo: per il business e per i blogger.

martedì, dicembre 18, 2007

Cruciverba. uno orizzontale: non scrivete l'internet.

L'internet viene definito orizzontale e democratico.
Ho cercato in alcuni post di spiegare come questa definizione potesse essere fuorviante.
Nessuno vuole negare che l'internet permetta in teoria una nuova democrazia e una nuova orizzontalità dei messaggi e alle persone (e merci); ma non dibbiamo farci trarre in inganno dalle teorie neppure. Infatti definire l'internet come orizzontale e democratico è fuorviante perché potrebbe convincere alcune persone di cose non propriamente vere. Non sarebbe per caso più interessante parlare di uno strumento che consente di creare relazioni e che su queste relazioni quindi ci dovremmo concentrare più che sul numero di utenti che ci leggono?


Ora provo a dirlo in altre parole.

Uno strumento e un media per esser definiti orizzontali devono avere dei requisiti:
a) accessibilità economica;
b) accessibilità nello spazio;
c) accessibilità nel tempo;
d) accessibilità in termini cognitivi.

(la tv li rispetta tutti. il telefonino usato come telefonia pure...)

a) un martello è accessibile (economicamente) a tutti, tutti lo possediamo o potremmo permettercelo; magari non dei migliori, ma uno "discreto" costa poco. Chi non ha un martello in casa? un paio di forbici? un rotolo di nastro adesivo?

b) il martello se vuoi lo porti in giro, il paio di forbici ancora più semplicemente; ma sopratutto avendolo tutti in casa, ecco che non è difficile reperirli.

c) emm... si deteriorano difficilmente, e la loro funzionalità è sempre la stessa. Conservano i "tratti" del tempo che passa, ma non per questo si abituano a tagliar storto o a mandar giù i chiodi di traverso, con l'esperienza impariamo a tagliare e a martellare, e così loro sono uguali a prima grosso modo e nel limite della loro materia (la vite delle forbici molto spesso si scassa, ma basta una sistematina).

d) a livello cognitivo chi non sa usare un martello o un paio di forbici?

E vogliamo parlare di un foglio di carta?
beh, è un mezzo di comunicazione, o no? Una penna a sfera è una buona interfaccia. Accessibili in termini cognitivi ed economici, trasportabili nello spazio, ma anche nel tempo.

L'internet cosa ha in comune con questi strumenti?

Si, l'accessibilità nello spazio potremmo raggiungerla, nel tempo presenta qualche problema perché i dati aumentano vertiginosamente e controllarti è sempre di più un problema, ma sorvoliamo (per ora... è importante l'oblio invece).

A livello economico è un investimento il pc; un investimento la rete. non tutti possono permetterselo e difatti ci son famiglie che sono sprovviste. A livello cognitivo accedervi è ancora complicato. Reperire le informazioni cercate ancora di più, perché google da delle buone risposte, ma non le migliori in assoluto.

Ok, problemi sorvolabili.

Orizzontale?
Che da a tutti le stesse possibilità. L'internet? Avete le migliori scarpe del mondo, avete le stesse possibilità della nike di farle conoscere? non credo.
E' orizzontale quanto il mio foglio di carta e la mia penna a sfera (bic, la adoro).
Scrivo, ripongo nel cassetto e lo faccio leggere ai miei amici. Che sono già miei clienti possibilmente.

E' orizzontale perché potenzialmente mi permette di far conoscere il mio pensiero a chiunque? beh, anche la classica lettera nella bottiglia di vetro. Ma quante sono le bottiglie di vetro che nessuno ha mai letto?

Ok, allora perché dovremmo convincere un imprenditore ad investire in un mezzo sul quale potenzialmente il suo messaggio andrà alla deriva, o ancora peggio, il suo messaggio non sarà mai letto da nessuno?

Un motivo c'è, anzi più di uno. Uno sono le relazioni. L'internet permette di creare delle relazioni. Il valore di queste relazioni è incommensurabile, o ancora meglio, al momento non comprensibile. Io scrivo su questo blog, poi mi contattano alcuni di voi lettori dicendomi che il giorno dopo il loro prof. all'università ha detto le stesse cose.
Io non so se il prof. abbia letto questo post. A volte è coincidenza. A volte no.

Quindi (due), sono la creatività e tre la condivisione.

Direi che l'internet permette una nuova creatività e condivisione, un insight continuum di potenziale creativo e relazioni.

A me interessano un po' troppo questi aspetti forse, ma credo che iniziando a dire le cose come stanno, si creano meno falsi miti e meno scottature.

il quarto punto potrebbe essere la facilità di ricerca delle informazioni: se questa fosse effettivamente semplice. Uso l'internet spessissimo, non sempre mi da le risposte giuste e non sempre le migliori. Anche qui si dovrà lavorare parecchio ancora, e sopratutto oggi che le informazioni aumentano ad un ritmo enorme... (un consiglio: se avete una buona soluzione, ci sono tutti gli spazi per superare google).

sabato, ottobre 20, 2007

pausa incavolata

Mi stupisce? sono basito, sbalordito, stralunato.
ho appena letto che il viceministro Levi ha pensato bene di presentare una proposta di legge, che il consiglio dei ministri ha approvato, che prevede l'istituzione del ROC ma lento, Registro degli operatori della Comunicazione, dove, a chiare lettere si legge che:

Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da
finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento,
che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale
esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.


Ovvero anche questo blog!

Cioè, vuoi aprire un blog che faccia divulgazione? bene, iscriviti al registro: prima!

A beh, se sei Italiano non puoi più fare come il resto del mondo... per aprire il blog devi essere un Rocher.
Da webber a Rocher il passaggio è molto complesso e complicato per me.

Questo blog chiuderebbe subito i battenti.
E sapete una cosa triste?
Che dopo quasi sei anni anche Comunitàzione (me è solo un esempio fra i tantissimi) chiederebbe i battenti. Sigh!

organizziamoci, non lasciamo imbavagliare la rete, la nostra crescita personale è davvero a rischio... ah! tanto per... anche il wikipedia è uno strumento di divulgazione... mentre questa proposta di legge, secondo me incostituzionale in quanto lede alcuni principi fondamentali dell'uomo (la libertà di espressione), è certamente un contraccettivo, molto efficace, alla formazione, alla divulgazione e all'intrattenimento: insomma non è uno strumento editoriale, ma vorrebbe mettere in "regola" gli strumenti comunicazionali... aiuto! devo aver sbagliato paese quando son nato...

lunedì, giugno 25, 2007

Technorati non rappresenta un indicatore

L'altra volta credo di aver fatto vacillare le vostre aspettative sul pagerank. Adesso ci provo con Technorati.

Technorati non rappresenta indicatori di influenza.

Perché? beh, semplice. conta non solo le reazioni al blog, ma confonde il link nel blogroll come reazione. eh! che fa?
già! confonde il semplice blogroll come reazione al tuo post.
Oddio... volete fare una prova?

Bene. Cosaleggere.blogspot.com non ha nessuna reazione su technorati.

Inseritela nel vostro blogroll... + 1 su technorati. E se le pagine saranno due? e se mi firmo il commento con il link a quel blog?

cosa succederà?

ok, detto questo.

Ah, per chi si chiedesse: che significa 'sto post? emm... è la continuazione di un discorso intrapreso circa "la parte... numerica della rete".

sabato, giugno 23, 2007

La parte numerica della rete

Sto leggendo in questi giorni, tra gli altri, anche il libro di Sergio Maistrello: La parte abitata della rete, che ho un po' storpiato nel titolo di questo post.
Del buon libro di Sergio ne parlerò presto anche su Comunitàzione con una recesione, ma l'autore può star tranquillo: oltre ad una mia personale allergia per l'uso della parola "Internet" come se fosse un cognome, priva di articoli un po' da "linguaggio d'immigrati", il libro mi pare interessante, risente un po' nel penultimo capitolo di una certa stanchezza, ma può starci quando si scrive ai tempi dell'internet.
('sto concetto l'amplieremo che mi piace pure).

Ma qui vorrei riprendere un concetto introdotto nel post precedente a proposito dell'importanza delle relazioni sull'internet.

Perché scrivevo "La parte numerica della rete"? perché giustamente si chiede Sergio Maistrello: ma con l'internet non dovremmo abbandonare anche la quantificazione di lettori legati ai media tradizionali?

E allora mi chiedo: quali sono i parametri di valutazione? abbandoniamo il pagerank, basta fare una ricerca su google per rendersi conto che Comunitàzione non è certamente il più influente per parlare di Rocco Siffredi (alle tre di notte poi...) eppur il page rank fa questi scherzi, prima pagina, dovremmo esser ancora, dopo più di un anno dalla pubblicazione, il 6 risultato.

Ok, allora come vogliamo valutare gli influenti sulla rete?

Invito tutti i miei amici blogger a prender parte a questo... meme?

mercoledì, giugno 13, 2007

i siti web: organismi viventi

Devo fare il sito, mi vieni a trovare in azienda?
E' una delle domande che mi capita più spesso.

Non: voglio fare business online, ma *devo fare* il sito: dover fare come obbligo. E voglion la brochurina.

tu li incontri, gli spieghi che...

Il sito web è un organismo vivente, non una brochure. Il web è fatto di persone non di carta, ed è modificabile, allungabile, cancellabile, riscrivibile, random...

Le intuizioni vecchie di Eco sul lettore sono utilissime quando si parla di web e dell'internet. Soprattutto perché quasi mai il lettore entra dalla home page, solitamente da una pagina del tuo sito, e da lì deve iniziare la navigazione.

Ma è un organismo vivente dicevamo: all'inizio un bambino lo porti spesso dalla dottoressa, ad ogni tremore, ad ogni palpito esagerato del suo cuore oppure quando il suo cuore batte troppo lentamente. Per un raffreddore, per un graffio... poi crescendo lo porti sempre meno dal dottore perché sai che ha imparato: per tentativi ed errori, per apprendimento, per sociolizzazione, il bambino attraversa le fasi della crescita fino a diventare adulto, metter su famiglia e adesso tocca a lui ricominciare il tuo ciclio.

Il sito funziona allo stesso modo: lo metti alla luce, lo fai conoscere a parenti ed amici che ti diranno: è tutto suo padre o sua madre, ma gli occhi... sì, sembra fatto con lo stampino (brand!), il marchio di fabbrica e siggillo di garanzia.

Ma lo porti spesso dal dottore: appena avviato un sito web deve andar spesso dal webmaster per modifiche, revisioni, miglioramenti al design e all'interazione, soprattutto al design dell'interazione.

Controlli che chi ti venga a trovare non lo stropicci troppo il tuo bambino? non lo secchi? non lo faccia mettere a piangere? non lo butti giù dal balcone il fratellino più grande?

Bene, con il sito web devi fare lo stesso.
Hacker, concorrenti e tutto il resto potrebbero volergli male, quindi occhio, e ci vuole il tuo, ma anche quello di un esperto: il medico del web.

Dopo inizi a portarlo in giro: a scuola, agli incontri con i tuoi amici, prima nella culletta e piano piano in braccio e poi che cammina da solo. Telo porti in vacanza al mare, in quelle di Natale e di Pasqua. Lo fai anche per vantartene e farlo conoscere in giro: questo è il mio gioiello, mio figlio, frutto dei miei lombi.

Così il sito web lo presenti ai motori di ricerca, ai siti specializzati, adesso anche ai blogger... trovi tutte le strade e le strategie per presentarlo alla società, quella on line.

Se il cliente non lo sa fare, anche qui si affida a qualcuno che lo faccia per lui: un college per tuo figlio? una squadra di calcio? la palestra? il catechismo? uguale, tale e quale.

Crescendo lo devi spingere ad incontrare le ragazze, i suoi coetanei, il gruppo dei pari. Ma anche a farsi rispettare, a crescere e a crescere in autostima.

Anche per il tuo sito web: funziona così, lo presenti in giro, lo fai visitare, continui ad aggiornarlo e ad istruirlo.

Perché parlo di Istruzione? perché adoro dare intelligenza propria ai siti web. In grado magari di sapere cosa cerca il nostro utente, cosa vuole, dove vuole andare... ma non lo può sapere quando lo progetto, no. Lo deve imparare con il tempo, da solo o con il mio aiuto dandogli una mano a fare i compitini.

Poi magari lo facciamo iscrivere all'università, gli compriamo una bella macchina e... lo invitiamo ad accomodarsi fuori da casa nostra perché deve farsene una di sua. Ma poi subito dopo lo rivogliamo con noi a pranzo la domenica, a cena la notte di natale.

Insomma, il web è un organismo vivente. Trattiamolo da tale e faremo business anche senza volerlo.

Il libro di Leonardo Bellini però, fre business con il web, qui recensito da me, è un ottimo strumento per fare business attraverso il web.
Ma non dobbiamo dimenticarci o sottovalutare la funzione di organismo vivente del nostro sito.

Ci sono dei libri che mi danno ragione: ma quello che è eccezionale... è quello dell'amecarissimo Giancarlo Livraghi: La Coltivazione dell'internet

lunedì, marzo 05, 2007

web 2.0: continuiamo a parlarne

Continuiamo a discutere del web 2.0 e, come nei predenti post, cercherò di approfondire il mio raggionamento sragionato a tratti magari, sull'importanza di scoprire che la comunicazione nel web 2.0 si trasfroma soprattutto nel fatto che il server diventi mittente del messaggio.

In un blog, ho trovato un interessante riproposizione dei modelli comunicativi on line
http://italovignoli.wordpress.com/2005/02/15/i-modelli-di-comunicazione-e-la-rete/

Come tutti sanno la tv è un media uno a molti, così come il libro o la radio. La lettera privata, così come la comunicazione faccia a faccia è una comunicazione "uno a uno" e non "uno a molti" o "molti a molti".
Dei siti web tutti ne parlano ma in pochi siamo riusciti a capire se sia da definire come una comunicazione uno a uno, o uno a molti. Alcuni (tra cui il post nel blog di Italo Vignoli) si spingo a parlare di comunicazione uno-a-uno-molti-a-molti...
un ibrido insomma.

Ma il web 2.0 poggia fortemente sul fattore che il browser, il tuo browser, inteso come quello di ogni singolo utente, può comunicare con il server e richiedere risposte specifiche. Ciò richiedere una rielaborazione del messaggio solo per me.

Se allora concepiamo il server come emittente del messaggio potremmo spiegare facilmente il modello di comunicazione che si instaura con il web 2.0 ovvero il tuo browser comunica in modo diretto, sincrono, unico e bidirezionale con il server (non con l'autore del messaggio) e il server risponde in modo specifico e "singolare" ad ogni browser.

Per intenderci ancora meglio: abbiamo visto prima come il web nasca dall'esistenza di URL fisici (indirri web appunto) che i browser interrogano per ottenere come risposta il messaggio inizialmente scritto da un mittente. Tu ti colleghi su www.google.it e ricevi in risposta quello che l'autore del messaggio hanno pensato per te e lo ricevi uguale a tutti gli altri che si collegano ad un url fisicamente presente su un server.

Cioè quella è comunicazione uno-a-molti: un messaggio scritto, questo post per esempio con un url fisico, scritto da me (che sono il mittente) e che arriva tale e quale a tutti i lettori.

Quando è il server invece a diventare il mittente del messaggio, tu chiedi l'url fisico news.google.com ma il server di google elabora, a seconda delle tue ricerche precedenti, delle risposte specifiche per te, che saranno diverse a quelle i tanti (potenzialmente tutti) gli altri.

Quindi non l'autore non è più la coppia formata da Sergey Brin e Larry Page ma direttamente il server.

Provate a loggarvi su google, effettuare alcune ricerche, poi telefonate un vostro amico e chiedete quali sono i suoi risultati nelle prime posizioni di google e ripetete l'operazione con altri amici che siano anch'essi loggati e che abbiamo effettuato ricerche diverse dalle vostre per diversi giorni.

Per risparmiarvi tempo vi dico che con Alessandro Mirri spesso ci siamo divertiti a constatare le differenti risposte che google forniva alle mie ricerche e alle sue...

Per esempio: a me in questo momento google news mi fornisce in home page e senza fare ricerche, risultati che riguardino notizie della Calabria, di una cittadina, San Giovanni in Fiore e varie notizie sulla tecnologia e la comunicazione. A voi? non credo che a tutti voi fornisca notizie sulla mia città d'origine, appunto San Giovanni in Fiore...

quindi chi è l'autore del messaggio? Sergey Brin e Larry Page o il server?

Bene, assodato che sia il server cosa comporta ciò per noi che ci occupiamo di comunicazione?

Sapere per esempio che con il web 2.0 (ma chiamiamolo semplicemente web) possiamo instaurare con i nostri lettori una comunicazione uno-a-uno utilizzando la capacità di dialogo tra il nostro server e il browser di ogni singolo destinatario del messaggio...
Per esempio su www.comunitazione.it facemmo un esperimento dove il server rielaborava, a secondo della stringa di partenza sui motori di ricerca dei nostri utenti, per ognuno di loro risposte diverse come suggerimento di approfondimento per le proprie ricerche di testi sulla comunicazione.

Questo è un primo passo. Ma ci sono tanti altri tipi di applicazione possibile, l'importante è scoprire che adesso il server e il browser instaurano il dialogo uno-a-uno e potrebbero non interromperlo mai, se solo noi imparassimo a farlo instaurare.

Parlerò ancora di questo tema, magari anche continuando a ricevere le vostre sollecitazione, e subito dopo inizierò a fare degli esempi pratici di applicazione di questa concezione nuova del server, soprattutto da un punto di vista comunicativo prima, ed economico subito dopo.

a presto.

giovedì, marzo 01, 2007

web 2.0: quando il server diventa il mittente

Nel precedente post cercavo di spiegare perché nel web 2.0 il server potremmo considerarlo un vero e proprio emittente di segnale, al pari dell'autore di un libro.

Rimando al precedente, o alla spiegazione un po' più tecnica che ho dato su www.comunitazione.it per chi volesse leggerlo.

Per gli altri, mi preme evindenziare l'importanza di una tale considerazione.

Cosa succede quando il server diventa un mittente del messaggio?
Perché è importante, a mio parere, considerarlo?
e quali stravolgimenti nel modo di pensare al web potrebbe apportare?

Se il server diventa un emittente di messaggio, e quindi lo si può in qualche modo considerare un autore della comunicazione non abbiamo più a che fare con il mittente classico, con l'autore dei messaggio, che è solitamente l'uomo, ma il nuovo mittente è un processore, in grado in modo automatico e autonomo di generare messaggi di senso compiuto.

Non sono un amante della teoria, ma sono un pragmatico, e di questa osservazione non mi interessa tanto lo stravolgimento alle teorie di Shanno e Weaver che potrebbe apportare, ma le conseguenze pratiche.

Se iniziamo a pensare al server come un autore, allora sappiamo che:
a) non dobbiamo essere solo noi autori del messaggio, ma il server, per esempio, potrebbe elaborare ogni giorno dei contenuti nuovi per il nostro blog;
b) il server potrebbe contattare autonomamente i lettori del nostro blog;
c) il server potrebbe creare da solo una chat, una conferenza o come la vogliamo chiamare, una comunicazione sincrona con i *suoi* lettori in un determinato momento, e arricchire la propria comunicazione proprio dal feedback degli utenti.

Non sono visioni o pronostici ne da grande fratello, ne da Matrix o da Nirvana, sono semplicemente invece dei punti interessanti su cui ragionare e prenderne atto per comprendere quali strade si aprano davanti ai programmatori e agli esperti di comunicazione.

Avremo nuove strade da tracciare, ma dobbiamo capire che l'autore del messaggio non sono più solo "io" ma anche il server...

Ci ragioniamo isieme e ne riparliamo meglio?

se volete, son qui.

martedì, febbraio 13, 2007

La confusione e il web 2.0

Che confusione. Tutti parlano del web 2.0, pochi lo conoscono e forse in ancora meno lo hanno compreso.

Ma prima, un breve inciso: odio le diversificazioni eccessive e stupide e le definizioni. Web 2.0 è una definizione stupida che però può servire ad indicare un nuovo passo verso una nuova versione (finalmente) del web. Allora usiamola con parsimonia, e per quanto mi riguarda parlerò del web che finalmente si sveglia e scopre l'interazione vera: il client e il server finalmente dialogano.

Quando si ha a che fare con la comunicazione, ci è stato insegnato alle scuole elementari, si ha un mittente, un ricevente e un canale attraverso il quale far scorrere la comunicazione.

Giochiamo un po' ad individuare questo schema:
chi è il mittente sulla rete?
chi è il destinatario?
cosa rappresenta il canale?

Pariamo da ciò che conosciamo.
Chi è il mittente del libro?
chi è il destinatario?
cosa rappresenta il canale?

Autore-Lettore-Libro (rimescoliamoli nell'ordine giusto)
Autore - Libro - Lettore

Ok, pubblico un testo su questo blog, ergo sono il mittente. E il mio destinatario è un lettore. Il mezzo la rete.
mmmh, ho qualche dubbio, perché se così fosse non ci sarebbe interattività e ipermedialità.
Ok, riproviamoci.
Autore-Rete-Server-rete-Lettore
L'autore scrive, quindi è il mittente, la rete il canale, il dato viene memorizzato sul server. Lì ha la possibilità, per mezzo di una serie di agenti intelligenti, o altri operatori di essere elaborato, quindi viene rinviato per mezzo della rete ad un lettore, il destinatario.

Allora personalmente ho rintracciato un modello diverso di comunicazione (già prima che si parlasse di web 2.0) che prevede che il vero destinatario del mio messaggio sia il server, e che successivamente sia il server a diventare emittente nei confronti del prossimo destinatario.

Mi si potrebbe obiettare che l'analogia del libro non funziona più, ed è proprio questa rispondo io, la diversità che esiste tra un libro (una tv, un giornale ecc.) e l'internet. Per mezzo dell'internet il testo enunciato può subire delle modifiche, delle aggiunte una volta inviato al server, permettendo al server stesso di diventare il mittente del messaggio.

Tutto questo però rimaneva abbastanza statico e all'ombra del calderone del signor Internet (leggete Livraghi al proposito) e invece, l'internet che è una cosa, stava aspettando che qualcuno cogliesse la sua peculiarità: l'interattività. Già, perché l'interattività che abbiamo avuto fin ora era illusoria. Tu chiedevi, lui si informava, caricava nuovamente tutta la pagina e restituiva dei dati. Adesso invece, grazie a tecnologie tipo l'Ajax, tu chiedi, la pagina non cambia e inizi ad interagire con l'artefatto in quanto chiede al server di far da mittente dei messaggi a seconda della tue domande.

Per ora lascio qui questo argomento, sperando di aver suscitato un po' di curiosità (magari anche perplessità) e che si inizi a discuterne con voi...

Le mie sono solo illazioni? stravolgimenti della teoria perchè non la conosco? oppure una discreta osservazione?

Nei prossimi giorni vorrei essere più chiaro, ma prima vorrei leggervi.

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