sabato, giugno 30, 2007
Guerrilla, virale e marketing; pubblicità.
Last update 04/07/2007: ore 14,32
(gli update si riferisco ad aggiornamenti apportati grazie al supporto dei lettori)
Marketing
Partiamo da Kotler:
marketing: processo sociale e manageriale diretto a soddisfare bisogni ed esigenze attraverso processi di creazione e scambio di prodotto e valori. È l' arte e la scienza di individuare, creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato di riferimento, realizzando un profitto: delivery of satisfaction at a price.
Pubblicità
Per la legge per pubblicitià si intende generalmente quella forma di comunicazione a pagamento, diffusa su iniziativa di operatori economici, che tende in modo intenzionale e sistematico a influenzare gli atteggiamenti e le scelte degli individui in relazione al consumo di beni e all’utilizzo di servizi.
http://www.agcm.it/E51.htm
Per Bassat La pubblicità è... l’arte di convincere i consumatori
http://gandalf.it/m/bassat1.htm
Guerrilla Marketing
La definizione Guerrilla Marketing risale al titolo di un libro del 1984 di Jay Conrad Levinson, nel quale l’autore analizzava i metodi di promozione non convenzionali e a basso costo. Le campagne di Guerrilla Marketing si basano, senza prescindere dalla conoscenza approfondita della psicologia degli utenti, su una comunicazione indiretta e misteriosa e sulla capacità di colpire grazie a idee inusuali e sorprendenti.
Una delle definizioni più appropiate e semplici mi pare sia stata data da Gabriella Ambrosio in questa mia intervista: Il guerrilla advertising è pubblicità che esce dal recinto dei media tradizionali per penetrare nel cuore delle città e incontrare la gente in modo diretto, provocatorio, spiazzante. La guerrilla la trovi nelle strade, sui muri, sulle panchine, sui fondi di bicchieri, in finte conversazioni, sui soldi, sulla frutta, sulla carta igienica, perfino sul corpo umano.
E dietro ci sta la strategia.
Marketing virale
Una buona deifinizione di "marketing virale" invece la trovo su IMlog:
"messaggio che sopravvive al suo portatore, usando i contatti sociali per accrescere la sua diffusione". In altri termini il marketing virale può anche essere visto come l'ultima (in ordine di sperimentazione) forma di permission marketing, dove il mittente del messaggio è, per il destinatario, un "trusted contact", una persona di cui si ha fiducia.
http://www.imli.com/imlog/archivi/2004/04/000148print.html
Considerazioni
L'uso delle parole è molto importante, mi ci appello sempre e credo sia fondamentale per conoscere meglio ciò che si vuol fare/ottenere.
Il marketing virale designa quindi un'attività di marketing (diretto a soddisfare bisogni ed esigenze attraverso processi di creazione e scambio di prodotto e valori) che utilizza tattiche di Guerrilla (è pubblicità che esce dal recinto dei media tradizionali per penetrare nel cuore delle città e incontrare la gente in modo diretto), ma fondamentalmente è pubblicità: l’arte di convincere i consumatori.
Quindi abbiamo: il marketing, come processo sociale e imprenditoriale, la pubblicità come tecniche di comunicazione, la guerrilla come tattica dell'agire comunicativo.
Da non confondere quindi il marketing virale con il guerrilla marketing, e tanto meno non si deve perder di vista la definizione centrale di Levinson: [...] si basa su una comunicazione indiretta e misteriosa e sulla capacità di colpire grazie a idee inusuali e sorprendenti.
Il guerrilla marketing però non è diverso da un approccio sistemico e serio alla comunicazione e al marketing, si differenzia solo per gli strumenti "non convenzionali" utilizzati (ma che preferirei chiamare soluzioni cretive ad un problema); e per il relativamente basso budget richiesto.
Se dunque volessimo provare e arrischiare una definizione di Marketing virale potremmo dire che è quella tattica dell'azione pubblicitaria che utilizza strategie creative nell'individuzione di mezzi e tecniche per una comunicazione indiretta, capace di risvegliare l'attenzione dell'utente e di coinvolgerlo.
first update at 14,30 30/06/2007, eseguito con l'aiuto di Alex Badalic
second update 01/07/2007 at 12,30
Trovo molto interessante questa definizione di Alex Badalic, che esprime in questo post del suo blog. Vela riporto:
Il marketing virale, in parole povere può essere definito come il generare del passaparola a proposito di una marca o di un prodotto, in modo da trasformare i consumatori stessi in medium. Il marketing di guerriglia, invece ha a che vedere con la creazione di eventi limitati nel tempo e nel luogo e destinati ad un pubblico non molto vasto, ma tale da generare "rumore" sufficiente perché i media se ne occupino. (Alex Badalic)
Riprendendo dunque il nostro tentativo di dare una definizione, potremmo scrivere che:
Marketing virale è quella tattica dell'azione pubblicitaria che utilizza strategie creative nell'individuzione di mezzi e tecniche per una comunicazione indiretta, capace di risvegliare l'attenzione dell'utente e di coinvolgerlo in un passaparola a proposito del brand o prodotto oggetto dell'azione di marketing.
Questa stessa aggiunta era stata suggerita anche da frac78 che suggeriva di aggiungere a questa mia:
Marketing virale è quella tattica dell'azione pubblicitaria che utilizza strategie creative nell'individuzione di mezzi e tecniche per una comunicazione indiretta, capace di risvegliare l'attenzione dell'utente e di coinvolgere l'utente al punto da spingerlo a diffondere autonomamente il messaggio ricevuto.
Cambiano i toni ma la sostanza è la stessa.
Grazie quindi ad Alex e a frac78.
Update fatto grazie alla Markettara di Disruption.
il marketing virale è la strategia di marketing che costruisce messaggi pubblicitari che abbiano in sé la propensione a diffondersi come un virus e che punta a colpire gli influencers con l'obiettivo finale di contagiare i pubblici per stimolarli a disseminare il messaggio stesso, facendosi naturalmente portavoce del prodotto/brand. elementi fondamentali del mktg virale: strategia (non tattica o tecnica!), idea virus (propensione spontanea alla diffusione), influencers, contagio, scarsa percezione della natura commerciale del messaggio (naturalmente), passaparola.
E poi dicono che non ho ragione a dire alcune cose sulla Markettara...
Update del 4 luglio, alle 14,32
Sul blog dell'ADCI c'è un bellissimo articolo di Maurizio Sala... anche al proposito del dialogo con il cliente che sarà il tema del convegno inaugurale di Creatives are bad (per chi non lo conoscesse, creatives are bad è la mostra delle pubblicità rifiutate alla agenzie dai clienti per imparare dagli errori, entrambe le parti :D).
Nel testo Maurizio Sala scrive così:
Costruire un meccanismo virale è cosa molto complessa. [...] serve una competenza creativa notevole perché ciò che va generato è un gradimento così alto da spingere un essere umano a farci da portavoce presso altri esseri umani mettendoci la sua faccia. Serve poi sapere dove e come seminare il video perché laviralità scatti nel modo più fluido. Serve che tutto questo siaappoggiato su una qualità esecutiva tale da incoraggiare l’invio enon scoraggiarlo. Insomma serve mettere in piedi un meccanismo dilavoro sofisticato e professionale, equivalente ma vorrei diresuperiore al livello di competenza necessario per creare e varare unospot. Morale: ridurre tutto questo a una semplice opportunità dimoney saving è un autogol annunciato.
Wau! molto ma molto chiaro.
(continuo ad attendere i vostri contributi su questo tema...)
venerdì, giugno 29, 2007
Un po' di sana discussione... non guasta
ops, scusatemi, quale vi starete chiedendo? la guerrilla marketing, o marketing virale, o tribale, o... come lo volete chiamare (io non lo so, sto pensado da un po' di chiamarlo marketing e punto)...
Oggi sul blog dell'amico "casalinga di voghera" c'è stato un bel dibattito proprio sul marketing virale. Commenti da leggere.
Si parla della spot della dove, quello che da Cannes ha portato via qualcosina :)
Ma al proposito, perdonate l'autocitazione e la poca raffinatezza, avevo scritto qualcosa anche io quella data, che nel rileggerla mi è un po' piaciuta. Vela ripropongo, seguite il link.
Quello che mi ha stupito è il fatto che da Novembre, ad oggi son passati sei mesi, e ancora sul marketing virale c'è solo una grande confusione. Non credo che per ora, tranne qualche bravo ma raro caso, siamo pronti ad utilizzare con serietà e strategia la rete e le possibilità che essa ci apre.
Ah! un'ultima cosa: il video in questione non è nato per "diventare virale", ma piuttosto per fare la sua unica uscita durante il SuperBowl negli States.
Poi capita che il video venga messo in rete e si propaghi il "virus" di volerlo vedere, ma questo è una cosa che accade dopo: quando c'è il prodotto, c'è il messaggio, c'è una buona conoscenza del mezzo e la Ogilvy & Mather di Toronto sa come fare.
update at 22,00
Ho trovato questo video, grazie a http://www.numeroventi.com spiega bene questo spot della coca cola la velocità che può imprimere la rete... e cosa sia il "virale" :) mi piace il gioco che ne han fatto ;)
l'agenzia è SRA rush more, un'agenzia interessante ;)
sabato, giugno 23, 2007
La parte numerica della rete
('sto concetto l'amplieremo che mi piace pure).
Ma qui vorrei riprendere un concetto introdotto nel post precedente a proposito dell'importanza delle relazioni sull'internet.
Perché scrivevo "La parte numerica della rete"? perché giustamente si chiede Sergio Maistrello: ma con l'internet non dovremmo abbandonare anche la quantificazione di lettori legati ai media tradizionali?
E allora mi chiedo: quali sono i parametri di valutazione? abbandoniamo il pagerank, basta fare una ricerca su google per rendersi conto che Comunitàzione non è certamente il più influente per parlare di Rocco Siffredi (alle tre di notte poi...) eppur il page rank fa questi scherzi, prima pagina, dovremmo esser ancora, dopo più di un anno dalla pubblicazione, il 6 risultato.
Ok, allora come vogliamo valutare gli influenti sulla rete?
Invito tutti i miei amici blogger a prender parte a questo... meme?
mercoledì, giugno 13, 2007
i siti web: organismi viventi
E' una delle domande che mi capita più spesso.
Non: voglio fare business online, ma *devo fare* il sito: dover fare come obbligo. E voglion la brochurina.
tu li incontri, gli spieghi che...
Il sito web è un organismo vivente, non una brochure. Il web è fatto di persone non di carta, ed è modificabile, allungabile, cancellabile, riscrivibile, random...
Le intuizioni vecchie di Eco sul lettore sono utilissime quando si parla di web e dell'internet. Soprattutto perché quasi mai il lettore entra dalla home page, solitamente da una pagina del tuo sito, e da lì deve iniziare la navigazione.
Ma è un organismo vivente dicevamo: all'inizio un bambino lo porti spesso dalla dottoressa, ad ogni tremore, ad ogni palpito esagerato del suo cuore oppure quando il suo cuore batte troppo lentamente. Per un raffreddore, per un graffio... poi crescendo lo porti sempre meno dal dottore perché sai che ha imparato: per tentativi ed errori, per apprendimento, per sociolizzazione, il bambino attraversa le fasi della crescita fino a diventare adulto, metter su famiglia e adesso tocca a lui ricominciare il tuo ciclio.
Il sito funziona allo stesso modo: lo metti alla luce, lo fai conoscere a parenti ed amici che ti diranno: è tutto suo padre o sua madre, ma gli occhi... sì, sembra fatto con lo stampino (brand!), il marchio di fabbrica e siggillo di garanzia.
Ma lo porti spesso dal dottore: appena avviato un sito web deve andar spesso dal webmaster per modifiche, revisioni, miglioramenti al design e all'interazione, soprattutto al design dell'interazione.
Controlli che chi ti venga a trovare non lo stropicci troppo il tuo bambino? non lo secchi? non lo faccia mettere a piangere? non lo butti giù dal balcone il fratellino più grande?
Bene, con il sito web devi fare lo stesso.
Hacker, concorrenti e tutto il resto potrebbero volergli male, quindi occhio, e ci vuole il tuo, ma anche quello di un esperto: il medico del web.
Dopo inizi a portarlo in giro: a scuola, agli incontri con i tuoi amici, prima nella culletta e piano piano in braccio e poi che cammina da solo. Telo porti in vacanza al mare, in quelle di Natale e di Pasqua. Lo fai anche per vantartene e farlo conoscere in giro: questo è il mio gioiello, mio figlio, frutto dei miei lombi.
Così il sito web lo presenti ai motori di ricerca, ai siti specializzati, adesso anche ai blogger... trovi tutte le strade e le strategie per presentarlo alla società, quella on line.
Se il cliente non lo sa fare, anche qui si affida a qualcuno che lo faccia per lui: un college per tuo figlio? una squadra di calcio? la palestra? il catechismo? uguale, tale e quale.
Crescendo lo devi spingere ad incontrare le ragazze, i suoi coetanei, il gruppo dei pari. Ma anche a farsi rispettare, a crescere e a crescere in autostima.
Anche per il tuo sito web: funziona così, lo presenti in giro, lo fai visitare, continui ad aggiornarlo e ad istruirlo.
Perché parlo di Istruzione? perché adoro dare intelligenza propria ai siti web. In grado magari di sapere cosa cerca il nostro utente, cosa vuole, dove vuole andare... ma non lo può sapere quando lo progetto, no. Lo deve imparare con il tempo, da solo o con il mio aiuto dandogli una mano a fare i compitini.
Poi magari lo facciamo iscrivere all'università, gli compriamo una bella macchina e... lo invitiamo ad accomodarsi fuori da casa nostra perché deve farsene una di sua. Ma poi subito dopo lo rivogliamo con noi a pranzo la domenica, a cena la notte di natale.
Insomma, il web è un organismo vivente. Trattiamolo da tale e faremo business anche senza volerlo.
Il libro di Leonardo Bellini però, fre business con il web, qui recensito da me, è un ottimo strumento per fare business attraverso il web.
Ma non dobbiamo dimenticarci o sottovalutare la funzione di organismo vivente del nostro sito.
Ci sono dei libri che mi danno ragione: ma quello che è eccezionale... è quello dell'amecarissimo Giancarlo Livraghi: La Coltivazione dell'internet
domenica, dicembre 03, 2006
Te lo leggo in faccia, - e non solo
Dal blog dell'amico Nicola Ferrari ho recuperato questo video.
Non so ancora cosa dirne, però mi è piaciuta quacosa...
inizia a sfottere e anche a sfiammare un po' il viral marketing fatto da alcune aziende.
Non c'è l'ho mai avuta con il viral marketing in se, ma con tutti coloro i quali usano più l'etichetta che la pratica del marketing cosidetto virale.
Magari ne parleremo dopo, lasciatemi stupire un po' in tranquillità con questo video, poi lo commentiamo... intanto se qualcuno di voi volesse iniziare...
Ah! una sola cosa, il video è un po' lungo... una decina di minuti, è un cortometraggio, che ha vinto il "vaffancorto". Il titolo è Te lo leggo in faccia, di Andrea Castoldi, riporto dal loro sito: "Un interessante riflessione sulla comunicazione che oggi la società ci propone. Siamo pronti a compromessi? Qual'è il limite? A cosa siamo disposti pur di..."
giovedì, novembre 02, 2006
you tube meglio del super bowl?
Se ne è parlato, negli States, nei talk shows televisivi Ellen e The View oltre a Entertainment Tonight, ed ha incrementato enormemente il traffico verso il sito www.CampaignForRealBeauty.com.
Un successo tre volte superiore al lancio dell'anno precedente della dove. E l'anno precedente per il lancio al posto di yutube è stato utilizzato il costosissimo Super Bowl
Ecco, questo è un video virale, che si aggira sulla rete, sui blog, sui siti, e di cui tutti ne parlano, e non solo nell'ambiente pubblicitario, come troppo spesso invece avviene per altri video pseudo-virali.
consiglio di dare uno sguardo anche a http://www.shaveeverywhere.com/ che ha riscosso notevole successo in termini di "passa parola".
Tra tutti i video di successo sotto il punto di vista virale ci sono elementi comuni che potremmo tentare di rintracciare al volo:
a) incuriosiscono lo spettatore e fanno scoprire un mondo nuovo, svelano il più delle volte un semplice dietro le quinte. Il situazionismo di Goffman dice qualcosa?
b) sono simpatici ed euforici, e soprattutto chiedono un interazione "creativa" nel senso primordiale del termine, ovvero il ricorso alla fantasia dello spettatore per completare il senso.
c) sono un po' come le poesie, le riusi, le citi e le divulghi allo stesso tempo.
Magari ci saranno altri elementi fondamentali, ma ad un primo approccio veloce questi potrebbero bastare, per il momento.
Ma cosa succede in effetti al prodotto? Si venderà di più?
Il marketing virale viene usato per aumentare il numero di spettatori... riuscirà anche a far aumentare le vendite? oppure si ferma alla vendita del brand?
E che durata ha la sedimetazione del brand?
questioni aperte e attendo con ansia le prossime ricerche che diano degli indicatori attendibili.
venerdì, maggio 12, 2006
la pubblicità può essere interattiva, anche su carta.

Anche sulla carta stampata la pubblicità può essere interattiva... basterebbe un po' di fantasia in più da parte dei "creativi", e un po' di spregiudicatezza in più da parte dei clienti.
Da anni proponiamo ai nostri clienti questo tipo di applicazioni, ora finalmente le ritroviamo applicate nel resto del mondo, prima tra tutte la lontanissima russia.
Questa forma di pubblicità è super interessante, super innovativa, e sopratutto interattiva.
Recupera la carta stampata al proprio ruolo di divulgazione, e gli si aggiunge un "tocco" di... tatto. L'interazione.
Cosa mi stupisce?
Che proposi una tesi di laurea sulla pubblicità interattiva, oltre il web, proponendo soluzioni tipo quelle che vede in foto qui...
e il mio amatissimo professore, molto entusiasta mi ha detto: e chi se ne frega!
Mi stupisce che questo genere di pubblicità arrivi dalla Russia...