venerdì, gennaio 19, 2007

La pubblicità: ragioniamoci sopra

Ringrazio Marco Fossati per l'invito al tema del momento, il meme della pubblicità avviati dal grande Maurizio Goetz, che ha creato un bel sharing slide.

In tanti ci stiamo provando a dire la nostra, per condividere e creare una discussione intorno al tema forse più discusso e mal trattato degli ultimi 6/7 anni almeno.
Personalmente vorrei invitare Fabrizio Ballabeni, Gianfranco Virardi, Gianni Lombardi a partecipare al tema, certamente potrebbero dircene di belle...

Qui vorrei provare a raggionare in modo veloce della pubblicità ed è questa la strategia che solitamente uso per spiegarla, quando mi vien chiesto anche il mio mestiere: quando un bimbo nasce, se non urla gli vien dato uno schiaffetto. Se non urlasse sarebbe morto. Quella è la prima forma di pubblicità: ci sono, esisto, eccomi, son vivo e pronto a ciucciare, che è la seconda fase della pubblicità, il feedback. Crescendo il bimbo deve farsi pubblicità se vuole guadagnarsi la fiducia dei genitori ed iniziare ad uscire da solo, andare in vacanza da solo, dimostrare di aver una vita propria. Poi il ciclo ricomincia un po' da capo, bisogna pubblicizzarsi con l'altro sesso, comunicargli i propri valori forza, le proprie idee, la propria personalità. In seguito, per il resto della propria vita, il bambino ormai adulto deve continuamente passare attraverso questi processi, presentazione-dimostrazione-puntiDiForza, integrati fase per fase da un grande feedback. Ovviamente il tutto inserito in un mix di strumenti, so ballare, sciare, parlare, ascoltare, suonare, giocare a calcio ecc...
Tutto questo, se riesci a non esser banale, diventa un vero valore (come amava fare Enzo Baldoni), aggiungendoci una strategie può stregare l'utente, convincerlo ma soprattutto coinvolgerlo.
Credo che il nuovo consumatore post-moderno voglia essere coinvolto, anche nella costruzione della pubblicità, e durante la fase di ricezione anche, lo stesso.Coinvolgiamoli, rendiamoli partecipi del nostro messaggio, ma ciò solo quando abbiamo un grande prodotto... non dimentichiamo mai il prodotto quando parliamo di pubblicità; ok al marchio, ok alle star (in ambo i sensi: star-startegy e testimonial), ma la prima cosa che vende la pubblicità deve essere un prodotto: se no, il bimbo cresciuto non ciulla.
In realtà la pubblicità è sempre stata comunicazione, solo molti che non sono comunicatori hanno iniziato a fare i pubblicitari.

Cercherò nei prossimi giorni di sviluppare il tema proposto da bravo direttore cReattivo.

1 commento:

Gianni ha detto...

Bella la metafora del bambino. Purtroppo in Italia la situazione è "il solito ritardo". Gli imprenditori italiani non hanno esperienza di pubblicità, salvo le Pagine Gialle (su cui investivano grazie a un'aggressiva rete di vendita) e la tv (che guardano da ignari spettatori, e a cui sperano di arrivare non appena hanno 10.000 euro di budget da investire in pubblicità...).

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