Se da qualche parte ci si chiede cosa succederà ai mezzi di comunicazione col passare del tempo e se i capelli bianchi li porteranno a disintegrarsi o a modificarsi poche sono le certezze di fatto.Il mezzo cede sempre di più il passo al messaggio diventando egli stesso il medium (il messaggio è il medium, non più il contrario oserei dire); e i localismi diventano sempre più importanti.Guardare facebook per credere.
Quanti sono i gruppi del tuo piccolo centro abitato ad esser presenti su Facebook? quanti, li hai contati bene? sì, del mio sì, e tra diciture variabili e sfotto di contesa, ne risultano una quantità non più contabile (più di 500 dice facebook stesso)...
Ed è così che acquisisce importanza il locale anche per gli editori, che si concentrano sempre di più nella creazione di una proposta molto localizzata di informazioni, news, intrattenimento.
Forze che da un lato cercano di aggregare. Dall'altro c'è la necessità degli utenti di apparire, esistere, parlare, discutere; forze che tendono a esplodere e disaggregare.
Se da una parte spingono quindi ad esser più localizzati i contributi, più intrisi di comunità e di piacersi all'interno di una comunità dei pari, dall'altro la stessa forza spinge all'individualismo, all'isolamento, a quello che già mi ero proposto di definire co-individualismo, ovvero una forma di individualismo nuovo e diverso: io esisto insieme agli altri io; e navigo da io e non da noi.
La stessa tensione spinge il messaggio a fregarsene del medium; egli stesso, il messaggio, acquisisce uno statuto corporale; una forza egocentrica che lo costringe ad esistere indipendentemente dal mezzo che lo trasporta; non più televisione, radio, carta, ma il messaggio. Non gli interessa come lo volete trasportare, lui si modificherà e prenderà forma mutevole, ora in podcast, e ora in forma video, e ora sulla carta anzi no, sull'internet.
Eccoci, siamo nella fase dell'entropia da un lato, e dell'ordine, della categorizzazione e delle comunioni dall'altro.
:)
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