martedì, febbraio 03, 2009

Il disagio sociale: non nasce dalla famiglia.

E mi spiace, oltre che stupire. Qua si parla sempre più spesso di politica della famiglia per risolvere il disagio sociale, quando in realtà il disagio sociale è sociale, mica familiare (per definizione; dico).

E allora perché da più parti si invocano leggi e azioni per la famiglia? per la tutela, per... ma qualunque cosa tranne una: i giovani vivono un disagio sociale molto forte, uno spiazzamento completo tra il modello di realtà disegnata (non sognata, da badare, ma disegnata) e la realtà vissuta.
Poniamo il caso di voler tracciare un cerchio. Si ha un'idea molto precisa di quel che sia. Poi lo tracci e ti rendi conto che... cioè, non sei mica Giotto. E mica è un problema. Non sei Giotto, sei Francesco, Luigi, Antonella, Alberto, Giovanna, Luca, e allora? Niente, chisenefrega.
Però la distonia tra il cerchio percepito e quello realizzato è la stessa distonia che hanno in mente i giovani tra quel che gli viene propinato come divertimento, stile di vita e fine della vita e quello che in realtà poi alla fine vivono.

Ecco. Se le istituzioni vogliono far qualcosa inizino a dare ai giovani la vita che meritano, sognano e desiderano; e che sopratutto vedono come possibile.

Per far un cerchio come quello di Giotto uso il computer o un compasso, per migliorare la qualità della vita ci saranno pur tanti begli artefatti; ecco, loro hanno scoperto la droga; e non solo. Noi cosa gli proponiamo?

Leggi! Scuola, educazione ecc. ma vah, che soluzione del piffero.

Chiuderei con un piccolo video; un brano di Brassen tradotto da De Andrè.

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