Mi devo scusare in anticipo con lui per aver enfatizzato a tratti il dialogo ponendolo soprattutto nei suoi confronti ma ho voluto, anziché commentare a lungo il suo ottimo intervento, dedicargli molto più spazio in questo post, che spero possa far continuare un dialogo serio e sincero .
L'internet è democratico e orizzontale. (abbrevio per semplicità con licenza ellittica, come al solito).
Questa la domanda.
La risposta è: sì in teoria e lo sarà, ma no, ahimé ancora oggi. Ma ancor di più: può essere fuorviante definirlo così.
Perché se da un lato l'internet permette a tutti di accedere e a tutti di parlare, dall'altra parte permette a tutti di essere sconosciuti; e di dedicare tempo, risorse ed energia ad un passatempo costoso e purtroppo per alcuni illusorio.
Giustamente Fabrizio mi invita a guardare la cosa dal punto di vista non solo del fruitore dei contenuti, ma anche dell'editore.
Accetto volentieri quindi di anticipare i tempi di uscita di questo post.
Ho un foglio di carta davanti a me dove ho editato una serie di informazioni e di ragionamenti, mi piace troppo la mia bic e i miei schemini logicamente illogici.
Ho il diritto di scrivere, la possibilità; tutti possiamo farlo. Ma per questo motivo definisco la scrittura democratica? o orizzonale?
Non credo che mi verrebbe in mente.
Eppure lo è, se volessimo analizzarla partendo dalle definizioni.
Penso, scrivo; il mio foglio mantiene memoria, relativamente facile, molto economico.
Eppure non mi son mai sognato di dire che la scrittura portasse un'ondata di democrazia o di orizzontalizzazione della società e della comunicazione; o meglio: l'avvento della scrittura ha dato un grande contributo a questo sviluppo, ma non ci si è limitati ad accontentarsi di ciò.
Scrivo spesso. A volte faccio leggere le mie "disquisizioni" ad amici e conoscenti.
Altrettanto spesso cammino. Lo facciamo tutti quasi. E tutti ne abbiamo la possibilità. E' democratico? E' orizzontale? beh, non mi sembra sia utile definire così, ne la scrittura ne la mia passeggiata.
Altrettanto spesso vado nelle piazze delle città italiane che visito. Mi fermo nei bar e discuto. Chiacchiero. Parlo. Con chiunque voglia dialogare con me. Anche in metro. Anche la parola è democratica e orizzontale?
Quindi perché dell'internet viene enfatizzato l'aspetto "democratica e orizzontale" come se fosse una sua prerogativa ed esclusiva?
L'internet ha illuso la gente che gli consentisse di dire tutto a tutti e, per la stessa ragione di avere un blog, alcuni si son sentiti degli scrittori, altri dei saggisti, altri ancora dei ricercatori.
Bella orizzontalizzazione: ma illusoria.
Spero di non distruggere le speranze di nessuno... e spero anche di non offendere nessuno.
emm... e chiedo anche scusa perché ultimamente sto scrivendo dei post come se fossero verità assolute, ma siccome parlo a quattro amici, son certo che mi capiranno: ciò che esprimo è solo il mio poveramente veloce punto di vista.
L'internet illude un uomo di poter dire la sua (come può far sul suo diario) ma, a differenza del diario personale, sull'internet si è convinti che tutti ci leggeranno.
Perché c'è questa convinzione?
Perchè l'internet viene definita orizzonale e democratica.
E non solo questo: l'internet ha fatto traviare il significato della parola [democrazia] ma anche del concetto di [libertà di espressione].
Da quando esistono i blog molti pensano di poter sbeffeggiare (e calunniare anche) chiunque senza dover rispettare l'altro; peggio c'è chi si arroga il diritto di raccontare storie, spacciandole per assolutamente vere, senza però prendere le dovute cautele, racconlta di informazioni, dati ecc... anche il mestiere del giornalista ha subito delle modifiche, in negativo da questo punto di vista almeno: la gente parla per sentito dire. E per sentito dire ormai non ci parla più nessuno, tranne i giornalisti/blogger... oddio che ridere.
Potrei continuare con le aberrazioni di lettura di questi due concetti: democrazie e libertà d'espressione, ma forse vi tedierei; potrei anche raccontare casi concreti... ma penso non sia questo il momento.
Da un punto di vista economico: creo un sito web, produco un video, compio un'impresa straordinaria, ma il solo fatto di pubblicarla sulla rete non mene assicura una buona visibilità; non mi assicura affatto che venga letta di più della mia pagina di diario chiuso nel cassetto del comodino e neppure un maggiore ascolto rispetto al bar.
Ciò che mi assicura la vendita del mio libro, la vendita di un servizio o di un prodotto, così come la lettura del mio blog, non sono "la democrazia" dell'internet ma le relazioni che riesco ad instaurare.
Ecco perchè, caro Fabrizio dico che è inutile continuare a dire che sia democratico e orizzontale: potrebbe anche esserlo, ma per quanto mi riguarda voglio vedere l'internet per altre peculiarità: un motore sociale di relazioni e di condivisioni di esperienze di vissuto, ecc...
La rete delle reti, l'internet, ha prodotto dei cambiamenti sociali; alcune aberrazioni; nuove opportunità; aperto nuove strade. Da la possibilità a me, per esempio, di conoscere centinaia di altre persone; entrare in contatto con queste, discutervi (come spero di poter fare con te anche in privato); condividere esperienze, emozioni, desideri, aspettative, sogni.
Consente anche di avere milioni di amici e di lettori non amici; consente di incontrare nuove idee, nuove persone e nuove merci.
Ma siamo sicuri che serva dire che sia orizzontale o democratico? O questo "dire" è solo un modo per creare confusione e anche delle decodifiche aberranti dello strumento e del medium?
Se il medium è il messaggio. Se l'internet è fatta di messaggi, che possono o meno esser raccolti, non sarebbe il caso di guardare alle inter-relazioni che questi messaggi possono proddurre piuttosto alla libertà, alla democrazia e alla orizzontalizzazione?
Credo che, come suggeriva Mauro Lupi e come ho tentato di fare un po' di tempo fa con Andrey Golub in questo piccolo resoconto di un caso reale di "coltivazione delle news", dovremmo iniziare a preoccuparci e analizzare le relazioni che si instaurano e che sono queste relazioni, forti, labili, instabili, durature, che possono creare valore per l'uomo, per l'umanità ma, guardando al sodo: per il business e per i blogger.
3 commenti:
Ciao, non c'è bisogno che ti scusi: non sei stato offensivo. Con rispetto ed educazione si può dire tutto.
Tenterò di spiegare perchè non sono d'accordo con te (riassumendo al massimo, sennò invece di un post scrivo un romanzo).
Secondo me, come premessa, bisogna dire se si fa riferimento al mondo reale o a un mondo utopico.
Se facciamo riferimento a un mondo utopico possiamo dire che Internet non è democratico: tanto in un mondo utopico non possiamo essere smentiti.
Nel mondo reale, se uno mi dice che Internet non è democratico io chiedo "Ok, quale medium è democratico, (secondo la tua definizione)?"
Un medium del genere, che permetta di essere letto da milioni di persone non esiste. Secondo me non esisterà mai.
Il tuo ragionamento sembra strutturato così:
1) esistono i blog.
2) molti blog hanno poche visite.
conseguenza:
3) Internet non è democratico.
Io sono assolutamente in disaccordo con queste tesi.
Se io faccio un blog con un contenuto banalissimo e ho poche visite, posso dare la colpa alla supposta "non-democraticità" di Internet? No, la colpa è mia del contenuto banale del mio blog.
Altra domanda: possiamo ridurre tutto il discorso dei blog a un discorso di quantità di visite? Secondo me no: ci sono blog molti visitati di scarso contenuto e blog poco visitati di ottimo contenuto.
Altra questione: faccio finta di essere d'accordo che la non democraticità di Internet sia conseguenza delle poche visite che hanno molti blog. Se molti blog avessero 10 visite, Internet non sarebbe democratico, vero?
Se avessero 1000 visite, sarebbe democratico?
Se avessero 1 milione di visite, sarebbe democratico?
Qual è la soglia che fa scattare la democraticità? Chi decide la soglia? (ovviamente per me non esiste nessuna soglia)
È vero che esistono blog che servono solo per l'ego di chi li ha creati ma esistono anche ottimi blog:non bisogna buttare il bambino con l'acqua sporca.
Luca: "Ciò che mi assicura la vendita del mio libro, la vendita di un servizio o di un prodotto, così come la lettura del mio blog, non sono "la democrazia" dell'internet ma le relazioni che riesco ad instaurare."
Ognuno ha i suoi criteri, per carità. Io non compro un libro o un prodotto per la relazione che ho con l'autore: lo compro se ritengo il contenuto interessante. Se io e te diventassimo ottimo amici, mai comprerei il tuo libro (non so nemmeno se ne hai scritto uno, dico per dire) per "amicizia", lo comprerei solo se ritenessi il contenuto interessante.
Non lo dico per fare polemica, ma secondo me Internet è un medium democratico. Chi non è d'accordo dovrebbe farmi l'esempio di un medium perfettamente democratico (qualcosa di reale, che esiste già, non cose future)
Chiudo qui perchè ho già annoiato abbastanza
ciao
Fabrizio: media democratici lo son la parola e la scrittura.
L'oralità è orizzontale: potenzialmente puoi parlare a 5 miliardi di persone. Anche contemporaneamente. E puoi scrivere a tutte queste persone contemporaneamente.
I tratti distintivi dell'internet invece sono la possibilità di creare e instaurare relazioni.
L'internet cambia non la democrazia, ma il circostante: sei contemporaneamente visibile e ascoltabile da ogni parte del mondo (se parli la lingua degli altri); e come scriveva Levy:
Apre uno spazio che interconnette potenzialmente tutti i messaggi digitalizzati, moltiplica i ricevitori e gli emittenti di segnali, generalizza le interazioni e i calcoli in tempo reale.
Luca "Fabrizio: media democratici lo son la parola e la scrittura."
Anche qui sono costretto a essere in disaccordo.
Secondo me la parola e la scrittura non sono mezzi democratici tout court: tutto dipende dal mezzo in cui sono veicolati.
Se sono in camera mia e parlo, chi mi ascolta nel mondo?
Se sono in camera mia e scrivo, chi mi legge nel mondo?
Sono in camera mia e scrivo nel mio blog: a dicembre ho avuto 39 visite dall'India e 20 dall'Australia (tanto per fare un esempio). Io lo chiamo medium democratico, se scrivevo su un foglio di carta o parlavo, mi ascoltavano o mi leggevano in India o in Australia?
Esempio di Internet come medium democratico: Pasternak negli anni 50 ha scritto un libro e non ha potuto pubblicarlo in Unione Sovietica, il manoscritto è stato segretamente portato in Italia (con i rischi che possiamo immaginare), tradotto e pubblicato in Italia nel 1957. Oggi Pasternak non avrebbe dovuto fare una cosa del genere: avrebbe potuto aprire un blog e inserire il suo romanzo. Io questa cosa qui la chiamo democrazia.
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